Capitolo 51

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~ Pilar ~

Non sono riuscita a dire nulla. Lo ha fatto per me, lo rifarebbe cento volte, lo ha detto come se non si rendesse conto che per me è la dimostrazione di un affetto infinito.

Mi sono sentita amata in quel preciso istante, da tanto questa sensazione mi manca e quando a sera mi poggio sul suo petto per farla dormire serena, l'abbraccio e finalmente inizio a vedere tutto con più chiarezza dentro di me.

Mi fa paura ciò che scopro, me ne vergogno, il mio cuore mi trasforma in una traditrice, ho giurato di non amare nessun'altra dopo Alessandra.

Ci si può davvero innamorare due volte?

Mi addormento tra le sue braccia pensando a quella risposta tanto semplice da trovare, quanto difficile da accettare.

Mi stringe, mi scalda e mi fa sentire a casa al sicuro tra le braccia.

Gabri è felice, non pensavo reagisse così al mio intervento, il chirurgo ha decisamente fatto un miracolo, anche se all'inizio il seno era un po' gonfio e non è stato semplice riprendermi, lei mi è stata vicina in tutto, con un atteggiamento diverso, più attento, protettivo e molto più rilassato.

Sta bene, dormire con me l'aiuta, non ha più incubi, riposa e al mattino si sveglia con un'espressione dolce in viso che mi porto dentro per tutto il giorno.

Ho di nuovo il mio corpo, lei la sua serenità, siamo due persone diverse, non so se lei se ne rende conto, ma abbiamo cambiato anche il modo di affrontare i cicli di chemio.

Io lo faccio con una forza in più nel cuore, anche se mi spaventa e credo che lei non ricambi i miei sentimenti, non m'importa li provo e ogni giorno sono più forti.

Lei però mi guarda con una luce diversa negli occhi, non sono più tristi, qualcosa è mutato anche dentro di lei.

Non so come chiederle quale sia il motivo, così taccio e mi godo i suoi sguardi.

A volte la scopro a guardarmi e distoglie subito gli occhi facendo finta di nulla, altre arrossisce, ma non voglio illudermi, so che Valentina è sempre nel suo cuore, non ha più fatto incubi su di lei, ma ogni tanto la sogna. All'inizio mi parlava di questi sogni, da un po' ha smesso di farlo, ma la sogna ancora, è diversa al suo risveglio dopo averla sognata, ha nostalgia negli occhi e nessuno meglio di me può capirla.

Sono trascorsi quattro mesi.

Agosto quest'anno mi sembra più afoso degli altri anni.

L'ultimo ciclo di chemio è stato terribile, forse è colpa del caldo o è il mio corpo che non riesce più a reggere l'aggressione della terapia.

La dottoressa mi sottopone a nuovi esami.

Siamo sole e percepisco dalla sua espressione che ciò che vede non le piace.

Le chiedo di essere onesta, di parlarmi adesso, di non prendere tempo come fa ogni volta, con la scusa che deve raccogliere tutte le informazioni dai vari esami e deve confrontarsi con i suoi colleghi.

Ci fermiamo nella saletta vicino la radiologia, chiude la porta, mi fa sedere su una sedia vicino ad una piccola scrivania dove si poggia rimanendo in piedi.

Noto che ha difficoltà a iniziare quel discorso che le gira in testa, intuisco il problema e le chiedo diretta se sto peggiorando.

Non usa nessuna parola, solo un leggero cenno della testa.

Mi spiega che ogni tumore è un caso a sé, quello che mi ha colpito all'inizio stava regredendo, poi si è adattato. Quando si è fermato, lei ha intuito la strada che stava prendendo e ha iniziato a variare il mix di farmaci, lui non solo ha resistito ma è cresciuto, le metastasi si sono diffuse di più.

Mi sembra assurdo, non ho nessun dolore o fastidio allo stomaco, dove lei dice che è avanzato.

Sono pietrificata, sento il viso bagnarsi, le lacrime che escono dai miei occhi istintivamente mentre fissano il vuoto.

Siede accanto a me, sposta la sedia in avanti per avere maggiore contatto, mi prende le mani e mi dice di non perdere le speranze. Ribadisce che la chemio e le altre cure testate non funzionano, ma i requisiti di questo mostro che mi sta divorando, mi permettono di accedere a un programma sperimentale.

In quanto tale non esiste nessuna garanzia e ogni soggetto può rispondere ai nuovi farmaci in modo diverso. Ci sono stati alcuni casi, pochi precisa, in cui le metastasi sono diminuite o fermate e questo ha permesso ai pazienti una prospettiva di vita più lunga.

Quell'ultima frase mi colpisce in pieno e afferro la sua mano, la supplico di non dire a mia moglie il vero motivo per cui cambierò la terapia.

Non voglio che Gabri lo sappia, sta meglio dopo tanto tempo, non voglio distruggere quel po' di pace che finalmente sta ritrovando.

La dottoressa non accoglie bene la mia richiesta, ci tiene a essere sincera nel rapporto con le famiglie dei suoi pazienti.

Le ricordo che ho una privacy che lei per ben due volte ha violato.

È stata la prima ad agire alle mie spalle, non voglio ricattarla e le parlo con il cuore.

Voglio solo proteggere la persona che amo, sono sincera ed è la prima volta che lo dico a qualcuno.

Io amo Gabri.

Anche se inizialmente si è irrigidita, temendo davvero che stavo puntando sul ricatto, dopo si è ammorbidata e ha accettato la mia volontà.

Sunshine - Oggi è un donoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora