Capitolo 41

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~ Pilar ~

Non sta succedendo davvero!

Non posso affrontare tutto questo, non ne ho la forza.

Ho due bambini da accudire.

Ascoltavo la dottoressa mentre mi parlava dei possibili modi d'intervenire.

Parole come radioterapia, chemioterapia, e la più orribile che lei ha definito inevitabile, mastectomia bilaterale.

Tutte parole che ogni essere umano teme, questa mattina le ho sentite per la prima volta comprendendone il reale significato.

Ero pietrificata, la dottoressa continua a parlarmi di altri esami, "Bisogna intervenire prima possibile". Ho sentito una pressione che non sono stata in grado di reggere, mi sono alzata e anche se lei ha insistito per cominciare da domani gli altri esami, le ho detto che non posso, mi serve una settimana per organizzarmi, per pensarci.

Mi ha guardato come se fossi pazza, ma non ha potuto fermarmi né obbligarmi a far nulla.

Non posso affrontare questo mostro.

La chemioterapia mi distruggerà. Cedo di nuovo al pianto, porto la testa tra le mani vicino le ginocchia.

La mastectomia, il mio corpo verrà ma devastato dentro e fuori, non posso, non posso affrontare tutto questo. Sono disperata.

Sento bussare alla porta, ma non voglio aprire, non voglio sentire altre folli soluzioni, sono tutte persone che mi vogliono bene, mi sono state vicine dopo la morte di Alessandra, ma quello che mi sta accadendo adesso non posso riversarlo su di loro e quella folle idea di Ester, come può solo averlo pensato.

Non apro anche se Gabri insiste, bussa e mi chiama pregandomi di lasciarla entrare.

No, lei non deve entrare in questa orrenda situazione ha già il suo mostro contro cui combatte, non può farsi carico di affrontare anche il mio, non posso lasciarglielo fare.

Si è arresa, mi sdraio sul divano, ho solo voglia di piangere, non so fare altro, e la testa mi scoppia.

Vorrei solo mia moglie accanto, lei avrebbe saputo organizzare ogni cosa, mi avrebbe resa forte e invece sono sola.

«Pilar.» La voce di Gabri mi fa aprire gli occhi e la trovo a pochi passi da me.

«Come sei entrata in casa mia?» Mi metto seduta.

Come si è permessa di invadere i miei spazi?

Pensavo mi rispettasse.

«Ho chiesto le chiavi a Ester.»

«Vattene, voglio stare sola.» Mi guarda e fa un passo verso me, mi alzo e insisto. «Vattene, è casa mia questa.»

Accenna un sorriso e mi viene vicina, io crollo, non so cosa sto facendo, cosa penso davvero. «Carlos è andato a prendere Miguel a scuola, gli ho chiesto di portarlo a mangiare un panino fuori, così avrai un po' di tempo in più.» mi parla sottovoce, in modo dolce e comprensivo. Mi abbraccia notando che il mio corpo non riesce a sostenere il mio peso e insieme ci sediamo sul divano.

«Sono qui, Pilar non ti lascio da sola ad affrontare quello che ti aspetta.»

«Non voglio.» sussurro tra le lacrime.

«Non puoi impedirmelo, non puoi impedirlo a nessuno delle persone che ti vogliono bene e ti staranno vicina in ogni modo.» continua a rassicurarmi, ma io non voglio, non posso accettare il loro aiuto e in ogni caso non sarebbe abbastanza.

«Hai pensato a quello che ha detto Ester?»

Sollevo la testa di scatto. «Vuoi aiutarmi, ma non ti rendi conto davvero...»

Mi prende il viso tra le mani, coi pollici porta via le lacrime che mi bagno il viso. «Credo di sapere come funzioni il matrimonio, e c'è gente che si sposa per molto meno.»

«Gabri no.» Mi libero il viso dalle sue mani. «Sono già sposata e la tua Valentina potrebbe tornare quando meno te l'aspetti.»

«Sei vedova, e pensavo più che altro a un rapporto aperto tra noi.» sorride, ci scherza su e io sono scioccata da come sminuisce la situazione.

Non riesco a tollerare questo suo modo di fare, mi alzo. «Vattene Gabri, abbiamo bisogno entrambe di pensare con calma.»

Lei mi prende la mano rimanendo seduta, i suoi occhi sono calmi, pieni di una sicurezza che non so dove prenda. «Ricordi cosa mi ha detto Miguel quella sera?» Mi tira verso sé e riportandomi al mio posto accanto a lei, cerco di capire dove vuole arrivare. «Dio mi ha fatto venire qui per rimediare a quello sbaglio.»

«No, Miguel è un bambino che ha creduto a una favola.»

«Nelle parole dei bambini contengono tanta verità, mi ha convinto a non andarmene. Non voglio più farlo da quella sera.» È sincera lo vedo nei suoi occhi limpidi. «Pilar ripensa a questi ultimi mesi, siamo state meglio entrambe, ci siamo aiutate e fatte forza a vicenda, sei riuscita a farmi riprendere a mangiare regolarmente e con i bambini io ho ritrovato un po' di pace.»

«E abbiamo litigato e non abbiamo parlato per due settimane.» Devo farle capire che non è questa la soluzione.

«È vero, ma quando tornavamo a casa riuscivamo lo stesso a far finta che non fosse successo nulla per non turbare i bambini, entrambe abbiamo messo loro al primo posto, non mi hai chiesto tu di farlo, non ne abbiamo parlato, è una priorità per noi, una regola non scritta che abbiamo rispettato. Allora perché non metterla per iscritto in un contratto.»

«Gabri non capisci cosa significherebbe per te.» Perché non se ne rende conto, come fa a non vedere in che modo realmente cambierebbe la sua vita.

Vuole far parte di qualcosa di troppo grande.

Mi prende le mani e non stacca gli occhi dai miei. «Dimmi la verità, affronteresti più tranquilla quello che ti aspetta avendomi accanto, con la certezza che qualunque cosa accada Miguel e Blanca non sarebbero più soli?» Non posso mentirle, ma non posso nemmeno rispondere sinceramente alla sua domanda. «Ti fidi di me? Affideresti a me i tuoi figli se accadesse il peggio?» È decisa, annuisco, non ho alcun dubbio su questo, è nella mia vita da cinque mesi, ma è come se la conoscessi da sempre. «Somiglio a tua moglie più di quanto io stessa creda, non parlo dell'aspetto fisico. Io non riesco a star ferma se qualcuno ha bisogno d'aiuto, in questo le somiglio di più da ciò che so di lei.» Mi spaventa ciò che ha appena detto, è la verità.

«Gabri è vero, ma io non posso farlo, non...»

Mi sposta i capelli dal viso, li porta dietro il mio orecchio, «Pilar da domani dovrai fare altre visite, inizierai un percorso difficile e voglio esserci, ci sarò e tu non potrai impedirmelo. Ci sono tante cose che dovrai fare e non puoi farcela da sola. Verrò a dormire qui sia che mi sposi o no, non mi serve un contratto per starti vicina, per aiutarti a spiegare a Miguel che stai male.»

Istintivamente m'irrigidisco, lei sta facendo diventare tutto vero.

Oddio!

Come faccio a dirlo al mio piccolo, lui vedrà tutto.

«Non sei sola. Pensa con calma all'ipotesi del matrimonio, ma per il resto non lascerò per un solo istante la tua mano.» Mi abbraccia e non ho la forza di oppormi, non voglio farlo, ho bisogno di lei, ma adesso non posso decidere nulla.

«Una settimana, devo pensare. L'ho detto anche alla dottoressa, mi serve una settimana.» le dico tra le lacrime.

«Ok, adesso però devi calmarti, fai una doccia e per stasera non pensarci più. Vado a prendere Blanca da Ester e quando torna Miguel ceniamo tranquilli insieme come sempre, e domani ne riparliamo.» La sua voce è dolce, calda, piena di comprensione, più di quando l'abbia mai sentita.

«Tra una settimana, no domani.» È questo il mio tempo, voglio prendermelo, mi spetta.

Lei annuisce e rimane ancora un po' con me a confortarmi. 

Sunshine - Oggi è un donoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora