Capitolo 8.

16 2 0
                                    

IO E FRED CI CONOSCIAMO MEGLIO.

Verso l'una del pomeriggio eravamo arrivati già a Firenze e avevamo sostato in una piazzola per mangiare qualcosa, dopodichè avevamo ripreso il viaggio.
Ora eravamo già al confine con la Svizzera e tutto era intriso di una tranquillità fuori dal comune. La visione del paesaggio davanti a noi ci inebriava: l'autostrada era illuminata dalla dorata luce del sole pomeridiano ed era circondata da montagne verdi e pale eoliche delicatamente mosse dal vento. L'unica auto ad occupare la strada era la nostra.
D'altra parte, da quando eravamo partiti all'una da quell'area di sosta, io e Fred non avevamo proferito parola se non a monosillabi. Decisi di smuovere la situazione.
Appoggiando i piedi sul cruscotto dell'auto per stare più comoda, mi voltai verso Fred.
"Beh? Non parliamo un po'? Dovremmo conoscerci meglio se vogliamo avere una convivenza civile"
Fred fece un sorriso.
"Poi, dopo aver salvato il mondo possiamo mandarci a fanculo a vicenda?"
"Sì, le nostre strade sicuramente si separeranno e la mia faccia sarà soltanto un lontano ricordo" risposi in modo teatrale.
"Impossibile. Non potrei mai dimenticarti"
Lo guardai. Sentire quella frase mi aveva riscaldato il cuore, ma non lo diedi a vedere.
Fred, probabilmente imbarazzato per ciò che gli era scappato dalla bocca, ritornò a concentrarsi completamente sulla guida.
Dopo un po' decisi di rompere il ghiaccio che si era creato negli ultimi cinque minuti.
"Dai, parlami di te. Cosa ti piace fare?"
"Vediamo..."
Fred ci pensò su.
"Mi piace disegnare"
"Davvero?"
"Sì, porto sempre con me un quadernino pieno di disegni di paesaggi fatti da me"
Lo guardai ammirata. Amavo le persone che sapevano disegnare: sapevano nascondere in un disegno tutta la loro anima e le loro emozioni.
"Che meraviglia! Io invece non so disegnare neanche un misero fiorellino. Però, in compenso sono discreta nel canto"
Fred si voltò verso di me e sorrise.
"Perchè non canti qualcosa?"
Sentii un pugno nello stomaco. Cantare davanti a lui?! Assolutamente no. Neanche morta. Con le guance lievemente rosa, finsi di non aver sentito e decisi di cambiare argomento.
"Comunque, quando sostiamo un'altra volta? Ho le gambe stanche"
"Ancora due ore e ci fermeremo per la notte. Tra qualche ora farà buio"
Sbarrai gli occhi.
"Due ore!" esclamai con un sospiro esasperato.
"Vedo che tra le tue qualità non c'è la pazienza, mi sbaglio?"
"No, non ti sbagli" risposi con una faccia che avrebbe fatto invidia a un cadavere.
"Forza, piccola Anna, non fare la capricciosa"
Lo guardai stranita.
"Anna? Ti sei già dimenticato il mio nome?"
"Anna di Green Gables" indicò i miei capelli rossi.
Lo guardai con un'espressione che diceva chiaramente "non fai ridere", ma non potevo negare che sulle mie labbra apparve un piccolo sorriso.
"No. Lei ha gli occhi grigio-azzurri. Io ce li ho verdi" dissi un po' bruscamente per nascondere il sorriso.
"Ah, scusami. Mea culpa" disse sorridendo.
"Io mi addormento" dissi e, con un gesto sorprendentemente atletico, passai ai sedili posteriori.
"Sogni d'oro, Di"
Era la seconda volta che mi chiamava 'Di'. E a me non dispiaceva affatto.

                                     *

"Diana! Sveglia!"
Mi svegliai di soprassalto a causa della voce di Fred. Avevo fatto un sogno: era tutto molto evanescente e sfocato, ma l'unica cosa che riuscivo a vedere era una figura molto alta e sottile vestita di una tunica bianca. Era sicuramente una donna, ma non riuscivo a identificarne i lineamenti.
La voce di Fred mi riscosse dai miei pensieri e mi intimò di scendere dalla macchina. Eravamo arrivati all'imbocco di un paesino e avremmo passato la notte lì.
Dopo aver acceso un fuoco ed esserci riscaldati abbastanza, io mi sistemai ai sedili posteriori e Fred si accomodò sul sedile anteriore.
Così, ci addormentammo sotto il cielo nero come la pece e la luna, questa volta brillante e non oscurata dalle nuvole, ci augurava buonanotte.

•~LONELY~•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora