Note: si ritorna ai capitoli scritti dal punto di vista di Diana. Preciso soltanto che la parte scritta in corsivo in questo capitolo è raccontata da un narratore esterno, in terza persona.
FRED FA UN DISCORSO MOTIVAZIONALE.
'Cosa cazzo era successo? Fred Williams mi aveva...baciato?'
Questi pensieri scorrevano nella mia mente come un fiume in piena.
Ero distesa ai sedili posteriori della macchina e non riuscivo ancora ad abbandonarmi al sonno; ripensavo al bacio delicato di Fred, che bruciava ancora sulle mie labbra e che mi provocava un brivido lungo la schiena al solo pensiero.
Mi voltai sul lato sinistro: cazzo, quella notte non riuscivo proprio a prendere sonno. Provai a chiamare sottovoce il nome di Fred, sistemato ai sedili anteriori, nella speranza che fosse sveglio. Fortunatamente lo era e si alzò voltandosi verso di me.
Feci lo stesso anche io e sospirai.
"Non riesco a dormire"
Fred si stropicciò gli occhi.
"Neanche io, anche se ne ho bisogno".
Ovviamente non potevo dirgli che ripensavo ogni secondo, minuto e ora al quel suo fottuto bacio, così decisi di sfogarmi sugli altri motivi per cui non riuscivo a prendere sonno.
D'improvviso una forte malinconia mi pervase.
"Fred, credi che ce la faremo? Ho sempre paura di fallire. Credo...di volermi arrendere"
Fred assunse un'espressione stupita.
"Ma come? Quella donna non ti ha detto che eravamo a buon punto e che il viaggio in Inghilterra era la strada giusta?"
"Sì, lo so. Ma a volte vorrei abbandonare tutto e lasciarmi trasportare in un posto lontanissimo. Scomparire, ecco. Sono così stanca. A volte penso che siamo fin troppo giovani per questo. Eravamo dei semplicissimi ragazzi di diciassette anni, che andavano a scuola, mangiavano, bevevano, dormivano. E ora siamo stati catapultati in una situazione troppo grande per noi, in cui una specie di 'uomo' ha fatto scomparire gli esseri umani dalla Terra per chissà quale sconosciuto motivo e che vuole ucciderci a tutti i costi.
Io non ce la faccio più. Sono...esausta".
Una lacrima stava per scendere lungo la mia guancia, ma Fred la fermò subito, raccogliendola con l'indice, poi parlò.
"Sai, ti voglio raccontare una cosa risalente a tanti anni fa. Avevo circa cinque anni ed ero al mare con i miei genitori (quando il nostro nucleo familiare era ancora unito)...Ricordo che il sole stava tramontando e che sulla spiaggia trovai una bambina che faceva i castelli di sabbia. Mi piacque subito e mi avvicinai a lei. Non ricordo sinceramente di cosa parlammo, ma so solo che alla fine mi disse una cosa che mi destabilizzò profondamente. Mi disse che arrendersi non era mai la strada giusta e che era necessario provare, provare, provare fino alla morte. Ancora oggi rifletto su quanta intelligenza possedesse quella bambina: insomma, non tutti i bambini di cinque anni intavolano dei discorsi del genere.
Io ho deciso di seguire il consiglio di quella bambina. Vorrei tanto rivederla, per sapere se quella saggezza è rimasta".Circa tredici anni prima
4 luglio 2010Il sole dorato stava tramontando sul mare calmo, leggermente mosso dalle onde, la cui schiuma si stendeva alla fine sulla riva sabbiosa. Su quest'ultima stava seduta una bambina paffutella dai capelli rossicci e dagli occhioni verdi come smeraldi (probabilmente aveva cinque anni compiuti). Indossava soltanto la parte inferiore del costumino da bambina: era di colore azzurro e decorato con dei fiorellini rosa. Legato al polso aveva un braccialetto fatto di conchiglie finte con su scritto 'Diana': doveva essere il suo nome. Stava cercando di fare un maestoso castello di sabbia, ma le onde che arrivavano sulla spiaggia lo distruggevano sempre. Lei ci rimaneva male, come se quel castello rappresentasse tutti i suoi sogni e desideri infranti, ma non si arrabbiava, anzi continuava a costruirne un altro ancora.
A qualche metro da lei, sulla sabbia asciutta, stava un bambino della sua stessa età. Il vento gli sferzava i morbidi capelli neri sulle guance paffute e asciugava il costumino blu bagnato dall'acqua del mare. Il bambino la osservava da lontano, incuriosito e ammirato, così a un certo punto si avvicinò a lei.
"Ciao!" la salutò nei suoi modi molto estroversi.
La bambina alzò lo sguardo verso di lui. Subito il bambino fu colpito da quegli occhioni tondi e verdissimi, che in qualche modo lo misero in soggezione.
La bambina lo salutò calorosamente e ritornò a creare il suo castello.
Il bambino continuò ad osservarla: faceva e rifaceva quel castello più volte e ogni dannata volta il mare se lo portava via.
A un certo punto il bambino disse: "Perchè continui a fare quel castello? Tanto il mare se lo porta sempre via. Arrenditi".
"No, io continuo a rifarlo sempre più sopra, così il mare non può distruggerlo di nuovo. E anche se lo farà, io continuerò a costruire un altro castello".
Poi a un certo punto lo guardò intensamente e disse: "Arrendersi non è mai la strada giusta. Bisogna provare e provare fino alla morte".
Il bambino la guardò stranito, non capendo: non aveva mai sentito parole così difficili per la sua età, ma fu comunque meravigliato.
Una signora abbastanza giovane dai capelli castani si avvicinò al bambino.
"Fred, non disturbare la bambina"
"Ma mamma, non la stavo disturbando. Stavamo parlando".
Lei sorrise e poi, accarezzando il figlio come se fosse la pietra più preziosa che avesse mai ricevuto, disse: "Dai, ora dobbiamo andare. Saluta la bambina".
Il bambino, che a quanto pareva si chiamava Fred, sventolò la manina verso la bambina e lei ricambiò sorridendo.
Rimasta sola, la bambina venne raggiunta da quella che doveva essere la madre, che, trafelata, la alzò delicatamente da terra.
"Diana, quante volte ti ho detto di non parlare con gli sconosciuti?"
"Mammina, la signora era la mamma di quel bambino. Era venuta per portarlo via"
La madre emise un leggero sospiro di sollievo, poi prese la bambina per mano sorridendo.
"Forza, dobbiamo andare anche noi".
La bambina di nome Diana, prima di andarsene, guardò un'ultima volta il mare. Poi prese il suo rastrello giocattolo e con la punta scrisse la lettera 'F' sulla sabbia. Quel bambino di nome Fred l'aveva incuriosita.Io e Fred ci addormentammo con le mani intrecciate. Non ci eravamo messi insieme o qualcosa del genere. Entrambi eravamo estremamente confusi: eravamo davvero sicuri di iniziare una relazione? Non era un po' troppo presto?
In quel momento la cosa importante era stare uno accanto all'altro e affrontare insieme ogni avversità.
Così cademmo tra le braccia di Morfeo, scoprendo in silenzio che la bambina che Fred aveva incontrato al mare tredici anni fa ero io.
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•~LONELY~•
Mystery / ThrillerA chi non è mai capitato di chiedersi: "Chissà come sarebbe se fossi l'unica persona su questa Terra"? Anche Diana Bower, la protagonista di questa storia, una semplice ragazza di 17 anni, si pone sempre questa domanda. Ma presto, senza averlo preme...