Capitolo 27.

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RISCHIAMO DI MORIRE.

"FRED!".
Feci un passo avanti, ma i miei piedi erano magicamente bloccati al terreno. Guardai a terra e capii: il veleno appiccicoso che gli arbusti emanavano aveva cosparso il punto in cui mi trovavo, incollandomi al terreno.
Volevo correre da Fred, volevo salvarlo, ma ero paralizzata con gli occhi sgranati dal terrore, mentre Fred stava morendo...
"Non puoi liberarti, Di...".
La voce di Bekval giunse troppo vicina alle mie orecchie, il suo respiro gelido a solleticarmi la spalla.
Sussultai al soprannome usato, sentendo l'odio crescere dentro di me.
"Non chiamarmi così..." dissi a denti stretti, guardandolo con disprezzo quando si spostò di fronte a me.
Lui mi guardò con un'espressione fintamente dispiaciuta.
"Oh, giusto! Dimenticavo che solo il tuo caro Fred può usare questo soprannome!".
Ero accecata dalla rabbia, così, senza neanche accorgermene, gli diedi uno schiaffo sulla guancia, che risuonò per tutta la landa. Quando Bekval si portò una mano alla parte colpita capii di avergli fatto davvero male. Sorrisi soddisfatta.
Percival storse le labbra schifato, poi un sorriso inquietante si stampò sulle sue labbra.
"Che ne dici, Diana, se stringessi di più il nastro attorno al collo di Fred?".
A queste parole si diresse verso il ragazzo e sollevò la mano nella sua direzione. Subito l'espressione di Fred si contorse ancora di più dal dolore e il nastro che avvolgeva il suo collo lo strinse più di prima.
Ero terrorizzata: Fred era lì, sofferente, morente, nelle mani di un pazzo malato, e io ero bloccata sul posto, con i piedi appiccicati al suolo e incapace di fare nulla per salvarlo.
Aspettate, perchè? Io lo avevo promesso a me stessa. 'Non volevo perderlo e avrei fatto di tutto per evitarlo'...Io avrei salvato Fred, a tutti i costi.
Divincolandomi con tutta la forza che possedevo, riuscii a staccarmi da terra e corsi più veloce che potevo nella sua direzione. Con una spinta feci cadere a terra Bekval e mi gettai in ginocchio al capezzale di Fred, che nel frattempo era caduto a peso morto sul terreno.
Aveva gli occhi chiusi ed era immobile, sembrava...no, non volevo neache pensarci! Gli misi due dita sotto al mento e il mio cuore mancò un battito dalla gioia. Respirava ancora. Era vivo!
"Che mocciosa!".
Alzai lo sguardo verso la figura in piedi accanto a me.
Con gli occhi lucidi di frustrazione mormorai a denti stretti: "Vaffanculo!".
Mi pentii subito di averlo detto, perchè il volto di Bekval si trasformò in una vera e propria maschera di odio viscerale nei miei confronti.
Mi afferrò per i capelli e mi trascinò per qualche metro, mentre io urlavo e mi dimenavo.
"Lasciami andare! Toglimi queste mani schifose di dosso!" gridavo mentre mi spingeva verso il lago.
Mantenendomi ancora per i capelli, affondò la mia testa in acqua e io non capii più niente. Cercavo di divincolarmi sott'acqua, strepitando e agitando le braccia per tornare in qualche modo in superficie, ma la mia testa era tenuta ferma dalla mano di Bekval, che non accennava a lasciarmi.
Non ce la facevo più, tra poco avrei finito l'ossigeno. Stavo morendo...
Mi fermai, ormai troppo stanca per fare resistenza. Sarei morta in quel modo, brutalmente affogata, e il mio cadavere sarebbe stato abbandonato lì e mai più trovato. Poi, forse colta dall'istinto di sopravvivenza, prima di buttarmi tra le braccia della morte, aprii leggermente gli occhi e subito notai una pietra aguzza e abbastanza grossa sul fondale basso del lago.
Pensai a Fred: in quel momento lui aveva bisogno di me...e io di lui. D'improvviso ebbi un'idea. Riacquistando, non so come, tutto il mio vigore, mi rialzai di scatto dall'acqua e con una velocità sorprendente mi voltai verso Bekval e lo colpii in faccia con la pietra. Sangue rosso vivo sgorgò a fiotti dal viso di Bekval, che cadde a terra, pronto a svenire. Quando lo vidi steso a terra dolorante, un istinto omicida prese il sopravvento in me e gli diedi un calcio nell'addome.
"MUORI!".
Un altro calcio.
"FIGLIO DI PUTTANA!".
Un terzo calcio, questa volta in faccia.
Lo stavo uccidendo.
Mi fermai. Dovevo aiutare Fred.
Mi chinai su Bekval, ormai svenuto. Respirava ancora, il pezzo di merda, ma in quel momento era più importante risvegliare Fred ed escogitare un piano per uccidere quell'uomo insieme, come avevano fatto Isabella e Arthur. Vidi il vasetto di Sofia gettato a terra. Lo presi e lo riempii di acqua del lago, con le mani sporche del sangue di Bekval, sentendomi all'improvviso una specie di assassina. Scacciai quel pensiero: non lo avevo ucciso, e anche se lo avessi fatto avrei fatto più che bene dopo tutti i danni che quell'uomo aveva causato. Ma allo stesso tempo mi sentivo...sporca.
Quando mi chinai accanto a Fred, gli buttai l'acqua in faccia e subito si risvegliò di scatto. Lo abbracciai di slancio, sussurrandogli almeno un milione di volte: "Sei vivo! Sei vivo!".
Quando mi staccai, lui si guardò intorno confuso.
"Cosa...cos'è successo?" poi posò lo sguardo sui miei capelli grondanti di acqua "Perchè hai i capelli bagnati?".
"Bekval ha tentato di affogarmi, ma io l'ho colpito in faccia con un pietra".
Lui mi guardò con un sorrisetto divertito.
"Non smetterò mai di dirlo, Di. Sei semplicemente fantastica" disse guardandomi ammirato.
Io feci un sorriso imbarazzato.
"Sì, ma non è morto. Anzi, credo si stia anche risvegliando".
Ci alzammo in piedi a fatica e osservammo Bekval che si contorceva a terra, cercando di mettersi di nuovo in piedi.
"Ok, si sta decisamente risvegliando...Hai un piano?" disse Fred senza staccare gli occhi da Bekval.
"No".
Lui sgranò gli occhi.
"Cosa? Tu hai sempre un piano!".
Lo guardai male.
"Sai, di questi tempi le idee scarseggiano" risposi piccata.
"Allora io direi di scappare" disse Fred guardando Bekval riuscire ad alzarsi.
"Quindi ce l'avevi tu un piano..." mormorai io, ma, prima che mi potesse rispondere, Fred mi afferrò per il polso ed esclamò: "Corri!".

*
A me non era mai piaciuto correre. Troppo stancante, troppo faticoso, troppo...troppo. Ma in certi casi poteva rivelarsi utile, tipo quando sei inseguita da uno psicopatico che vuole ucciderti a tutti i costi. Vita quotidiana per un eroe dei libri, non è vero? Ma io non ero un'eroina e i libri in quel momento preferivo leggerli. Sì, perchè ora avevo capito cosa provava un protagonista di un fantasy ad essere una specie di prescelto e ad essere vittima di tentato omicidio ogni tre secondi. E fidatevi, non è esaltante.
Per questo correvamo, correvamo, ignorando le gambe indolenzite e il respiro corto. Ma, quando sperammo di aver seminato Bekval, volarono verso di noi tre mostri con la testa di serpente e il corpo da aquila. Fantastico, proprio in quel momento dovevano arrivare.
Eravamo circondati: davanti c'erano quei mostri, pronti ad attaccarci, dietro ci aspettava Bekval con le braccia piegate al petto e con un sorrisetto soddisfatto piazzato sulle labbra.
Fred richiamò la mia attenzione.
"Diana, io mi occupo di questi cosi, tu distrai Bekval!".
Annuii senza neanche pensarci su, cosa molto improbabile per una come me, così mi voltai verso Percival, che immediatamente sollevò una mano e mi scaraventò a terra.
Ansimante per la caduta, mi rialzai subito sorridendo.
"È ingiusto, Percival. Tu hai i poteri, io no. Combattiamo normalmente, come due esseri umani qualsiasi".
Percival mi guardò con odio, ma poi sorrise e fece apparire due pugnali a terra.
"Per una volta sono d'accordo con te, Diana Bower. Prego, prendi la tua arma".
Senza staccare gli occhi da lui, afferrai il pugnale vicino a me, cercando di ignorare i rumori della battaglia tra Fred e quei mostri.
"Forza, Diana. Non hai il coraggio di attaccarmi per prima?" mi schernì Bekval, già pronto con un pugnale stretto in mano.
Assottigliai gli occhi, provando improvvisamente un odio ormai diventato reciproco.
"Fottiti" dissi, poi attaccai.
La battaglia contro Bekval era ufficialmente iniziata.

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