Capitolo 23.

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SFONDO PORTE SOTTERRANEE.

"Non intendevo offenderti prima".
Stavamo camminando per quel dannato sentiero buio quando sentii la voce di Fred accanto a me parlarmi.
"Cosa?"
"Quando ti ho detto che sei una rompipalle".
Risi piano. Ma quanto era carino?!
"Tranquillo, odio ammetterlo ma hai ragione. Me lo dicono un po' tutti. Pensa che a volte lo dico anche io a me stessa".
"Beh, dovresti fare qualcosa a riguardo, non credi?".
Lo guardai indignata, incapace di trattenere un sorriso.
"Ti piace mettere il dito nella piaga, eh?".
Lui rise.
"Scherzavo".
Era proprio bello quando rideva...
Mi ricomposi.
'Diana, riprenditi. È solo un ragazzo. Un semplicissimo e stupidissimo ragazzo'.
'Sì, ma è così dolce!'
'Non è il momento di pensare ai ragazzi. Non so se ti è giunto alle orecchie, ma l'umanità è in pericolo'.
'Ok, ok. Ho afferrato il concetto. È inutile ripeterlo ogni santa volta".
Scossi la testa, ignorando la conversazione immaginaria tra il mio cervello e il mio cuore. Che ragazza singolare avete incontrato, eh?
Ricominciai a parlare per distrarmi.
"Comunque non è la prima volta che me lo dici".
"Che sei una rompipalle?".
"Sì. L'hai detto scherzosamente quel giorno in cui mi parlasti del tuo passato...e di tuo padre" dissi io, cercando di non incrociare il suo sguardo, ma quando lo feci, vidi la sua espressione incupirsi.
"Oh, mi dispiace! Non volevo aprire questo argomento. Sono una stupida!" mi scusai io.
Lui sorrise, anche se di un sorriso un po' triste.
"Non preoccuparti. Mi piace parlarne con te. Tu sai ascoltare... E credimi, poche persone sanno farlo al giorno d'oggi".
Aveva pronunciato l'ultima frase con una punta di amarezza nella voce. In effetti aveva ragione: ascoltare non è nelle priorità di tutti.
"Grazie. Non me lo aveva mai detto nessuno" lo ringraziai, rivolgendogli un sorriso.
Lui ricambiò per pochi secondi, poi distolse lo sguardo con fare divertito.
"Stiamo diventando patetici".
"Già, me ne sono accorta".
Ci guardammo fintamente schifati, poi scoppiamo a ridere come dei bambini.
Dopo alcuni minuti ripresi a parlare.
Volevo fargli quella domanda, ma...In fondo ci eravamo avvicinati moltissimo, ne avevamo passate tante insieme. Potevamo dirci tutto, ecco.
"Senti Fred, prima che accadesse questo casino tu avevi...ecco, avevi una ragazza?".
Fred fece una piccola risata.
"Nessuno di particolarmente interessante. Cioè, c'è stata una ragazza, ma ci siamo lasciati un anno fa. Ci tenevo a lei, ma non ero veramente innamorato, e così era anche per lei. Poi fino a qualche giorno fa, prima che succedesse tutto questo, la mia vita sentimentale era costituita soltanto da appuntamenti finiti terribilmente male e un po' di sesso occasionale".
Ecco, ci risiamo. L'argomento 'sesso' non mi era mai andato a genio. Forse perchè non l'avevo mai sperimentato? Probabilmente sì.
Aprii la bocca per parlare, ma Fred mi precedette. Si fermò e mi prese per le spalle.
"Senti Di, noi due abbiamo lasciato una faccenda in sospeso..."
Purtroppo il ragazzo fu interrotto da un urlo, un urlo spaventoso di una donna.
"Cos'è stato?" mormorai con un filo di voce allarmata guardandomi intorno.
Fred corse verso una traversa lì vicino. In fondo c'era un vicolo cieco...come nei ricordi di Isabella.
"Viene da qui. Seguimi" disse Fred incamminandosi.
Arrivati alla fine della strada capimmo. C'era una quercia maestosa, gigantesca. Sotto di essa era aperto un enorme buco nella terra. Forse l'urlo proveniva da lì...
"Siamo dove Isabella e Arthur hanno rinchiuso Percival...Presto, prendi la penna!" mi intimò Fred, carico di adrenalina.
Quando la tirai fuori, ci travolse un bagliore così accecante che dovetti riporla in tasca velocemente.
"Siamo nel posto giusto" sussurrò Fred.
Guardai il buco davanti a noi: era più profondo di quanto pensassi e noi eravamo proprio a i suoi bordi.
"E qualcosa mi dice che dobbiamo scendere qua sotto".
Fred annuì e mi prese la mano, e insieme cademmo nell'oscurità.

*

Urlavamo, come dei fottuti bambini alle fottute montagne russe. Scivolammo lungo un tunnel di diversi metri (percorsi col cuore in gola, oserei dire), per poi atterrare su qualcosa di scricchiolante ma allo stesso tempo morbido.
Io e Fred ci rialzammo guardandoci intorno.
"Siamo atterrati su un tappeto di foglie secche. Oh! E c'è anche del fango!"
Con una faccia abbastanza schifata, guardai Fred inarcando le sopracciglia.
Lui scrollò le spalle.
"Evidentemente Bekval non sapeva cosa inventarsi".
"Giusto, è troppo occupato a distruggere gli esseri umani".
Fred rise, poi guardò davanti a sè. C'era una porta. Corse ad aprirla, ma ovviamente era chiusa a chiave.
Incrociai le braccia, osservandolo con un cipiglio canzonatorio.
"Davvero pensavi che fosse aperta?!"
Fred alzò le mani in segno di resa.
"Che ne so..." mormorò imbarazzato.
"Vediamo...Con cosa possiamo aprirla?".
Mi guardai intorno. Accantonati vicino alla parete insieme ad alcune cianfrusaglie, c'erano due pezzi di legno molto grandi; probabilmente erano tronchi di un alberello.
Avremmo potuto usarli per sfondare la porta.
"A mali estremi..." borbottai mettendomi in spalla un tronco.
Con tutta la forza che avevo in corpo buttai giù la porta e qualcosa tremò sul soffitto nero e freddo sopra di noi, ma non ce ne curammo. Infatti, davanti a noi si presentò un'altra porta.
Fred sembrò aver capito la situazione.
"Oh, Percival ha voglia di giocare? Giochiamo, allora".
Mi strappò dalle mani il tronco di legno e sfondò la porta, usando tutta la forza che riusciva a tirar fuori. Niente da fare. Ci trovammo davanti un'altra porta. Con ancora più rabbia di prima Fred butto giù la terza porta, ma ne ricomparve un'altra.
Fred fece cadere il tronco a terra, frustrato.
Gli misi una mano sulla spalla.
"Ti aiuto io, ok?".
Lui annuì, decisamente stanco. Probabilmente non si sentiva più le braccia. Era sporco di polvere e fango, con due o tre foglie tra i capelli e con alcuni graffi sul viso e sulle braccia per via della caduta, ma giuro che non era mai stato più bello.
Insieme sfondammo l'ultima porta, e davanti a noi si presentò l'orrore.
Eravamo praticamente in un'altra dimensione. Il cielo rosso fuoco si stagliava sopra di noi ed era oltrepassato da...quelle creature volanti che avevamo visto nei ricordi di Isabella. Ma la cosa sconvolgente non era solo questa: lì, tra lamenti, pianti e spintoni, c'erano otto fottuti miliardi di persone.

•~LONELY~•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora