FRED MI FA UN RITRATTO.
Quella mattina particolarmente fredda eravamo partiti alle sette. L'aria fredda che proveniva dalle montagne svizzere entrò fin dentro le nostre ossa, ma fortunatamente avevamo portato molta roba per coprirci il più possibile.
Avevamo mangiato qualcosa per colazione e successivamente eravamo saliti in macchina per continuare il nostro viaggio.
La notte precedente non ero riuscita a dormire benissimo. Il sogno che avevo fatto nel pomeriggio continuava a tormentarmi: non riuscivo a non pensare a quella figura che mi era apparsa. Volevo raccontarlo a Fred, ma non sapevo se questo sogno avesse un vero e proprio significato, così decisi di non dirglielo: non volevo mettergli altri grilli per la testa.
"Tutto bene?"
La voce di Fred mi fece trasalire e mi voltai verso di lui: aveva un'espressione preoccupata.
"Sì, tutto bene..." mormorai.
"Sei sicura? Sei pallida"
"Non ho dormito bene..."
Fred mi osservò per un breve lasso di tempo, come se stesse cercando di scovare qualcosa di nascosto in fondo alla mia anima.
Cercai di non guardarlo negli occhi, per evitare che mi leggesse nel pensiero. Sfortunatamente per me, riesco a far trasparire ogni mia emozione se una qualsiasi persona mi guarda negli occhi.
E Fred non rappresentava l'eccezione, ecco.
Alla fine, il ragazzo riportò lo sguardo sulla strada.
Mentre ammiravo il paesaggio davanti a me, caratterizzato da montagne massicce ricoperte di un soffice strato di neve, mi ricordai delle parole dette da Fred il giorno prima.
'Non potrei mai dimenticarti'. Nessuno mi aveva mai detto una frase simile. Quelle parole mi erano entrate nel cuore e non ne sarebbero uscite così facilmente.
Sentivo che quello che provavo per lui stava diventando più forte ogni giorno che passava. A volte lo guardavo e sorridevo senza un perchè. La sua presenza, il suo sorriso, il suo sguardo mi rendevano felice a prescindere dalla situazione in cui eravamo.
Con questi pensieri che correvano nella mia testa, appoggiai la testa al palmo della mano e dedicai tutta la mia attenzione al paesaggio esteso davanti a me. Tra un attimo e l'altro percepivo le occhiate fugaci di Fred su di me, allora sulle mie labbra compariva un minuscolo sorriso.*
Verso le dieci del mattino, al confine con la Francia, qualche metro dopo la città di Ginevra, decidemmo di scendere dall'auto e di camminare un po'.
Ci fermammo in una piazzola e ci sedemmo su una panchina circondata da aiuole verdi. Notai come, da quando l'umanità era scomparsa, anche solo da tre giorni, tutto intorno a noi cominciava ad essere più pulito e meno inquinato. Infatti, la sera prima fu una sorpresa per me vedere il cielo puntellato di quelle stelle che qualche giorno prima erano oscurate dall'inquinamento atmosferico.
"La vuoi?" chiesi a Fred, offrendogli una merendina.
"Sì, grazie"
Mentre Fred mangiava felicemente la merendina che gli avevo dato, mi alzai: le mie gambe non ne potevano più di stare sedute per ore, così decisi di passeggiare un po'.
"Voglio camminare un po'. Vieni con me?" chiesi a Fred.
Gettando nel cestino la bustina di plastica che conteneva fino a qualche minuto prima la merendina, Fred si alzò e mi sorrise.
"Sì"
Cominciammo a camminare.
"È davvero impressionante vedere tutto così vuoto" disse Fred guardando l'autostrada deserta vicino a noi.
"Già"
Abbassai lo sguardo.
"Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe accaduta una cosa simile alla semplicissima e normalissima Diana Bower?" dissi tra me e me, ma, quando Fred si voltò verso di me sorridendo, mi accorsi di aver dato voce a quei pensieri.
"Guarda il lato positivo: sarai l'eroina che salverà il mondo riportando gli esseri umani sulla Terra" disse teatralmente.
"Sì, certo!" esclamai ironicamente.
"Non sappiamo neanche perchè è successo tutto ciò e chi l'ha provocato. Siamo fottuti" continuai.
"Io non la penso così. Abbiamo già una buona pista da seguire. Ti assicuro che troveremo altri indizi quando arriveremo in Inghilterra. Non devi preoccuparti. Devi solo fidarti di me"
Fred posò la mano sinistra sulla mia spalla in segno di incoraggiamento. Osservai quella candida mano affusolata poggiata sulla mia spalla, poi alzai lo sguardo su di lui: subito un senso di pace mi invase.
Mi ricomposi e continuammo a camminare.
"Sei sempre stato così?"
"Così come?" chiese Fred aggrottando la fronte.
"Speciale. Cioè...hai una bontà fuori dal comune" dissi arrossendo un po' sulle guance.
"Grazie..." rispose Fred con un sorriso sorpreso stampato sulle labbra.
"Questo è il primo e ultimo complimento che ti faccio, sappilo" dissi io, alzando il mento in modo presuntuoso ma sorridendo.
Fred spalancò la bocca per lo stupore e scoppiò a ridere.
Mettendosi drammaticamente una mano sul cuore, esclamò: "Mi hai appena spezzato il cuore in mille pezzi! Come puoi essere così sconsiderata!"
Scoppiai a ridere anche io.
"Perchè so che se ti faccio troppi complimenti il tuo ego si gonfierà irreparabimente"
Senza che me lo aspettassi, Fred avvolse le mie spalle con il suo braccio e mi scompigliò i capelli con la mano chiusa a pugno.
Potevo sentire il suo delicato profumo di vaniglia mentre ridevo a crepapelle contro il suo maglione.
Inutile dire che quando mi lasciò avevo i capelli così scompigliati da far paura. Fred mi osservò attentamente prima di scoppiare a ridere spudoratamente.
"Stai ridendo di me?!" esclamai fingendo di essermi offesa.
"Sì...Scus-AHAHAH" Fred rideva così tanto che non riusciva neanche a formulare una parola di senso compiuto.
"Comincia a correre!"
E fu così che iniziammo a correre come dei matti nella direzione da cui eravamo venuti, io dietro di lui, cercando invano di acchiapparlo.
Alla fine, riuscii a prenderlo vicino alla panchina dove avevamo lasciato gli zaini. Mi aggrappai alle sue spalle urlando: "PRESO!"
Fred si voltò verso di me, rimasto senza fiato per via della corsa e, senza pensarci troppo, disse: "Sei bellissima"
Mi bloccai. Non riuscivo più a dire nulla. Sentivo soltanto una miriade di farfalle che ballavano chissà quale imbarazzante ballo di gruppo nel mio stomaco.
"Ehm, volevo dire...sei diventata rossa in volto a causa della corsa e...ecco, ti sta bene il rosso sulle guance"
Stava palesemente cercando di riformulare quello che gli era uscito dalla bocca, ma evidentemente aveva capito che stava soltanto sparando stronzate.
"Beh, grazie..."
Stemmo in silenzio per un po', seduti sulla panchina ad osservare l'autostrada deserta, poi Fred ruppe il ghiaccio.
"Posso disegnarti?"
Mi voltai verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
Lui prese dal suo zaino un taccuino e una matita.
"Mi è venuta l'ispirazione. Non farmela passare, ti prego" disse con occhi imploranti.
Acconsentii, non potendo resistere a quegli occhi da cerbiatto così ipnotizzanti.
Così passai un buon quarto d'ora a stare immobile come una statua, mentre venivo disegnata da quel ragazzo che man mano stava prendendo posto nei meandri del mio cuore.
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•~LONELY~•
Mistério / SuspenseA chi non è mai capitato di chiedersi: "Chissà come sarebbe se fossi l'unica persona su questa Terra"? Anche Diana Bower, la protagonista di questa storia, una semplice ragazza di 17 anni, si pone sempre questa domanda. Ma presto, senza averlo preme...