Note: ancora una volta questo capitolo è scritto dal punto di vista di Fred.
SALVO DIANA DA MORTE CERTA.
"Mi dispiace, Fred. Non posso cambiare il tuo destino..."
La mano di quel giovane uomo si avvicinò al mio viso e io mi svegliai di soprassalto.
Mi trovavo nella tenda, spaventato, sudato e confuso.
Era il sogno più strano che avessi mai fatto: c'era un uomo dai capelli castani, vestito di abiti tipicamente medioevali. Era triste e angosciato quando mi aveva detto quella frase. 'Non posso cambiare il tuo destino': che cosa voleva significare? Che cosa mi aspettava? Sarei sopravvissuto?
Con questi pensieri inculcati nella mia mente, trascorsi la giornata a vagare nei dintorni, forse alla ricerca di Diana. Diana..., quanto mi mancava! Mi mancava ogni cosa di lei: la sua risata, la sua voce, le sue movenze, i suoi gesti. Ma ormai lei mi odiava e io non potevo fare altro che accettarlo.*
Era sera tardi, circa le undici, e io vagavo tra gli alberi di quel bosco. Quella sera la luna era oscurata da nuvole massicce, perciò il bosco era ancora più buio, pieno di alberi spogli e sottili. I tronchi sembravano corpi e i rami braccia, pronte ad aggrapparti e a portarti con loro chissà dove. Pensavo a questo mentre fissavo un albero con queste caratteristiche. Mi ricomposi, pensando che troppa immaginazione facesse male.
'Ma non hai paura a camminare così tardi nel bosco?' vi chiederete. Sì, eccome. Ma in quel momento non ero nelle mie piene facoltà intellettive, perciò siate clementi.
Mentre ero immerso nei pensieri che mi martellavano la testa da quella mattina, vidi da lontano due figure strane.
Una era una ragazza dai capelli di lunghezza media e l'altra era un uomo alto e dalla forma corporea sfocata.
Feci subito due più due: guardai attentamente e con orrore capii che la ragazza era Diana e quell'uomo era l'individuo che avevo visto tre giorni fa.
Lui la teneva per le guance in modo violento e urlava con rabbia: "Se Fred non è capace di ucciderti, lo farò io!"
Con uno scatto che definirei atletico, corsi nella loro direzione e, dopo aver preso una pietra lì vicino, gridai contro quell'uomo.
Lui si voltò e io lo colpii in faccia, ma, con mio grande stupore, la figura non cadde a terra come farebbe un uomo normale, anzi svanì nel nulla come se fosse fumo.
Con il respiro affannoso per il gesto appena compiuto, cercai Diana con lo sguardo, ma lei non c'era più.
Cominciai a correre, gridando disperatamente il suo nome tra gli alberi : l'avevo persa una volta e, ora che l'avevo ritrovata, non volevo lasciarla andare di nuovo.
Dopo aver urlato il suo nome a squarciagola per l'ennesima volta, trovai Diana rannicchiata dietro un albero, che si stringeva le ginocchia al petto come una bambina.
Corsi ai suoi piedi e la sollevai da terra con delicatezza. Lei mi guardò con occhi spaventati e imploranti. Non riuscivo a sopportare che quei smeraldi incastonati nei suoi occhi fossero pieni di lacrime e io non potei fare altro che stringerla in un abbraccio: volevo in qualche modo farla sentire protetta.
"Ehi, Di. Sono qui. Stai tranquilla, ci sono io"
Potevo sentire i suoi singhiozzi soffocati contro il mio petto, così la strinsi ancora di più a me con tutto l'amore che provavo nei suoi confronti.
Dopo alcuni minuti ci staccammo e ci guardammo imbarazzati.
"La macchina è ancora dov'era prima?" chiesi immediatamente, per non intavolare quel discorso riguardo l'altra sera.
Diana annuì.
"Sì, mi sono spostata solo a piedi in questa zona".
Camminando fianco a fianco in quel bosco buio, non proferimmo parola, fino a che Diana si fermò.
"Che c'è?" chiesi confuso.
Dopo un breve lasso di tempo Diana ruppe il silenzio.
"Riguardo l'altro ieri sera..."
Neanche finì la frase che io subito la interruppi.
"Di, io non ho mai avuto intenzione di farti fuori, dico sul serio"
"Sì, questo l'ho capito".
La guardai, stupito. Allora non mi odiava.
Lei sbuffò, riflettendo su quello che stava per dire, poi prese parola.
"Io penso che tutto questo sia una sporca trappola"
Mi avvicinai di più a lei.
"Che intendi?"
Lei mi guardò circospetta.
"Fred, dimmi, anche a te è apparso in una visione o in un sogno un uomo dai capelli neri, con un volto difficile da distinguere...strano, insomma"
Sentii una fitta lancinante allo stomaco.
"Come lo sai?"
"L'ho visto anche io".
Diana cominciò a camminare avanti e indietro: potevo sentire le rotelle del suo cervello muoversi ininterrottamente.
"Mi è apparso la mattina del giorno in cui abbiamo litigato. Mi ha detto che non dovevo fidarmi di te, che mi avresti portato alla rovina. All'inizio non ci ho badato, poi ti ho visto con quel coltellino in mano e non ci ho visto più. Tuttavia in questi giorni ci ho riflettuto e sono arrivata alla conclusione che quella figura è venuta a trovare te prima che a me".
Sconvolto, confermai ciò che aveva detto Diana.
Le brillarono gli occhi, come se fosse contenta di aver riflettuto bene e in un certo senso con astuzia.
Decisi di raccontarle finalmente la verità.
"È successo la notte dopo il tuo compleanno. Mi ha detto che...insomma, che dovevo ammazzarti. Io non volevo. Non avrei mai potuto farlo, ma lui mi ha fatto trovare un coltellino nella tasca dei pantaloni. Poi tu mi hai scoperto ed è andato tutto a puttane"
Diana ascoltò il mio racconto con attenzione, poi parlò.
"Per questo penso che tutto questo sia una trappola. Quell'uomo voleva metterci contro per non farci avere successo nella nostra impresa..."
Diana si bloccò, come se fosse giunta alla conclusione di qualcosa all'improvviso. Il suo viso si illuminò e mi guardò sconvolta.
"Stai pensando a quello che penso io?"
La osservai a lungo, cercando di capire a cosa cavolo stesse pensando, poi compresi.
Spalancai la bocca, incapace di credere a ciò che avevo pensato.
Lei annuì e parlò con voce rivelatrice.
"È lui la causa della scomparsa degli esseri umani".
"È lui. È sempre stato lui ".
Ormai la mia voce si era ridotta a un mormorio.
"Conosco il modo per sconfiggerlo, credo. Ieri mi è apparsa di nuovo in sogno quella donna. So che è buona e che la sua intenzione è guidarci, me lo sento. Mi ha detto che andare in Inghilterra è la strada giusta. Lì troveremo qualcosa di potente e inimmaginabile. Siamo a buon punto".*
Io e Diana camminavamo fianco a fianco tra i sentieri del bosco, diretti verso la macchina.
Decisi di rompere il ghiaccio per primo.
"Allora? Come sono stati questi due giorni senza di me?" chiesi con un sorriso canzonatorio.
Diana rise.
"Una meraviglia, guarda"
"Ma smettila, scommetto che hai pianto tutto il tempo"
Lei si voltò verso di me, indignata dalle mie parole, ma trattenendo un sorriso.
"Non è vero! Non sei così importante!"
"Oh, lo sono eccome per te. Non negare l'evidenza".
Lei mi diede uno schiaffo scherzoso sul braccio e mormorò: "Stronzo".
Io risi, felice di sentire di nuovo la sua voce e di parlare con lei.
Dopo un po' non la vidi più accanto a me: era rimasta indietro e guardava timidamente a terra.
"Ehi, tutto bene?"
"Senti, volevo chiederti scusa..."
Mi mostrai confuso.
"Per cosa esattamente?"
"L'altro ieri sera ti ho detto delle cose orribili. Quando ho visto quella scena di te con quel coltellino sono andata su tutte le furie. Sono stata troppo precipitosa, ho agito d'impulso, non ho pensato. E agire d'istinto non è nelle mie prerogative, quindi sei tu che mi hai contagiato con la tua impulsività"
Feci un sorriso, esitante nel fare ciò che leggerete tra poco.
"E so che..."
Neanche completò la frase che annullai la distanza tra noi e le diedi un bacio sulle labbra, delicato e quasi impercettibile, ma sapevo di aver suscitato qualcosa in lei, che ora aveva gli occhi sgranati e le guance lievemente rosse.
Accarezzandole la guancia e sorridendo, parlai.
"Era l'unico modo per evitare che sparassi altre cazzate"
Mi allontanai da lei e mi incamminai in avanti.
Sentii Diana chiamarmi, così mi voltai.
"Quindi in un certo senso sono perdonata?"
Io, camminando all'indietro, feci un'espressione di finto scherno.
"Io non ce l'ho mai avuta con te".
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•~LONELY~•
Mystery / ThrillerA chi non è mai capitato di chiedersi: "Chissà come sarebbe se fossi l'unica persona su questa Terra"? Anche Diana Bower, la protagonista di questa storia, una semplice ragazza di 17 anni, si pone sempre questa domanda. Ma presto, senza averlo preme...