capitolo 12 mai gettare la spugna

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Finalmente il grande giorno è arrivato, l'inaugurazione della "Elisabeth House".
I ragazzi corrono da una parte all'altra per gli ultimi dettagli, mentre un paio di ragazzi cercano di rubare qualche dolcetto posato sul tavolo, per poi essere sgridati da Carmen.

L'emozione è alle stelle, ogni cosa è al suo posto e il sogno di kessie sembra finemente prendere il volo.
La piccola Miller osserva il molares che Kim la costretta a fare, non potrà mai ringraziarla abbastanza per averla spinta a farlo, perché in quel colore che macchia, colora e si muove in quel disegno, ci sente tutta la verità che dimora in questo luogo.

Le mani le tremano finché due forti mani non le stringono tirandola vicino al suo petto.

" Calmati piccola.
È tutto pronto, ormai manca poco."

Le sussurra Cam, stringendola ancora di più a se facendola sospirare.
Quante volte i dubbi di notte le hanno tolto il sonno ma lui era lì con lei, ad accarezzarle le mani come sta facendo ora, dandole la forza di continuare a credere.

Non è stato l'unico, sembra persino stupido a dirlo, ancora non ha trovato il modo di ringraziare la donna che per prima le ha sorriso dicendole di seguire il suo sogno.
Quella donna che ha posate le pietre di questo luogo, che ha reso realtà quello che era solo una idea, una bozza disegnata male su un foglio bianco.

E la cerca con lo sguardo, nonostante sappia che lei insieme al fratello, a Jek e a Nik sono chiusi da circa un ora nell'ufficio.
Sa che sono lì per parlare della talpa che Kim ha scoperto e per pianificare il prossimo passo da fare.
Sospira, si era quasi scordata che sono in guerra e che questo giorno è solo un eccezione di tranquillità nell'ansia che tutti in realtà stanno vivendo.

" Dici che sono egoista?"

Parla senza pensarci, forse più a se stessa che al suo ragazzo, lo stesso che ora la guarda confusa.
Piano la gira verso di sé, accarezzandole la guancia segnata da una lacrima, non si era resa conto di star piangendo e non sa nemmeno il perché.
Quasi con rabbia si strappa via dal suo tocco, tornando con lo sguardo sulla porta dell'ufficio.

" Kim ha dei problemi seri, fa di tutto per proteggersi e invece io mi sono concentrata su questo posto.
Forse avrei dovuto fare la mia parte nella guerra che ci sta arrivando addosso, mettere da parte i miei sogni e fare qualcosa di  reale per lei.
Aiutarla invece di darle un ulteriore pensiero su cui lavorare."

Fino ad ora era impegnata a lavorare a questo luogo, non pensando ad altro che non fosse questo.
Ma ora che si trova con le mani in mano e la mente più libera, si sente una stupida ad non averci pensato prima.

Sta per continuare con le sue paronoie, quando Cam torna con le sul suo viso facendola tornare girata verso di lui.
Sorride lui, accarezzandole le labbra chiuse in una smorfia, sospirando per quanto sia bella e tormentata.

"Ringrazia che sia io e non Kim ad averti sentito dire cazzate, lei non sarebbe stata così gentile."

Conoscendola l'avrebbe presa a calci nel culo di o a farle riprendere la ragione, oppure le avrebbe fatto una doccia d'acqua fredda per farle sbollire le cazzate che pensa.
E queste non sono solo idee, Kim lo ha già fatto in passato.

"Ognuno di noi ha un ruolo, uno scopo e un motivo preciso per non gettare la spugna.
Io e i ragazzi combattiamo nei peggiori dei modi, con una pistola in mano e le nocche sempre sporche di sangue.
Ma anche voi ragazze state combattendo solo che lo fate nel modo giusto."

Le accarezza ancora il viso, spostandole una ciocca dietro l'orecchio.
Fino ad un anno fa non avrebbe mai detto queste parole, conosceva la violenza e tanto bastava per vivere.
Ma ora sa che dopo aver distrutto, c'è bisogno di costruire ed è quello che stanno facendo le ragazze con questo luogo.

The Queen 5 (scacco alla regina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora