Roma, città eterna.
Paulo ha deciso a Luglio di andarci, di giocare per la squadra della Lupa sotto la supervisione di José Mourinho, lo special one che Lia ammira tantissimo.
Poi il Qatar, la città dove la bandiera argentina ha conquistato la sua terza stella.
Dopo un brutto infortunio è stato quasi un sollievo vedere Paulo lì, calciare un calcio di rigore che ha permesso all'Argentina di vincere quando è stato proprio un calcio di rigore a togliergli, quasi, la possibilità di andare al mondiale.
In pochi mesi, Dybala è diventato il gladiatore campione del mondo.. e anche papà.
-Sono a casa.- chiude la porta alle sue spalle e tira un lungo sospiro, un po' stanco dalla giornata di allenamento.
Natalia sbuca dalla porta della cucina mentre tiene loro figlio, Abel, in braccio.
-È tornato papà.- mormora lei e il bambino inizia a fare dei versi, allungando poi le braccia verso il padre.
-Ciao amore.- lo prende in braccio. -Come sei bello.- gli lascia un bacio sulla fronte. -Ciao mamma.- saluta la fidanzata, sporgendosi per darle un bacio. -Com'è andata la giornata?-
-Tutto ok, ci siamo fatti le coccole.- accarezza la guancia del piccolo. -Tu?-
-Tutto ok.- risponde, poi va a sedersi sul divano.
Natalia si sistema dietro la spalliera e inizia a massaggiare le spalle del fidanzato dato che lo vede un po' stanco e distrutto. Lui si rilassa e butta la testa all'indietro, guardando negli occhi la donna.
-Meglio?- mormora lei.
-Decisamente.- guarda il bambino giocare con la cerniera della sua giacca e sorride. -'Sta notte tu dormi tanto tanto, così io posso fare le coccole alla mamma. Ok?-
-Non dirgli queste cose.- obietta lei.
-Tanto non mi capisce, perché mai-- ma Abel inizia a piangere per non si sa quale ragione.
-Amore, che cosa ti ha detto quel brutto di papà?- lo prende in braccio Lia. -Ci facciamo io e te le coccole questa sera.- si siede sulla poltrona con lui in braccia, lo abbraccia e lo riempie di baci fino a quando non riprende a ridere.
Paulo lì osserva come incantato, passerebbe ore in quel modo. Tra le loro risate.
Finita la cena, Abel va a letto e prende immediatamente sonno. Lia, invece, un po' stanca si accinge per mettersi a letto. Il suo fidanzato allora ne approfitta e le si avvicina, iniziando ad accarezzarle il seno mentre lei sorride.
-Sei tanto stanca?- sussurra, baciandole il collo e sentendola sospirare.
-Per questa sera te lo posso concedere.- risponde e, in men che non si dica, viene spogliata.
Paulo le bacia il petto, poi passa al ventre ed accarezza le smagliature che Lia ha dalla gravidanza, quei segni che a lui piacciono tanto e che lei guarda con riluttanza. Abbassa le sue mutandine e poi affonda la testa tra le sue cosce ed inizia a darle piacere con la lingua. Lei geme, gli afferra i capelli e ci mette un attimo per sentirsi al limite ma, quando sta per arrivarci, Paulo, con un sorriso soddisfatto, si stacca.
-Ma..- dice lei, cercando di calmare il respiro.
-Veniamo insieme, nena.- sussurra al suo orecchio mentre si toglie tutto di dosso.
Adora vederlo senza maglia, adora sentirlo così al suo orecchio e adora stare con lui. Spinge contro di lei e sente immediatamente quei brividi che gli erano tanto mancati. Abel ultimamente fa le ore piccole e per loro è stato impossibile anche solo pensare di fare l'amore, ma questa sera è filato tutto liscio come l'olio e possono prendersi del tempo per stare insieme.
-Paulo!- geme lei, aggrappandosi alle sue spalle. -Così.-
-Ti piace così?- sorride mentre le prende il labbro inferiore tra i denti e inizia a baciarla con foga e passione.
-A-Ah.. ci sono quasi..- sussurra lei dopo un po', ad un passo dal limite.
Vengono insieme e si staccano per riprendere fiato, abbracciandosi subito dopo.
-Strano che non si sia svegliato il bambino dato che hai strillato come una matta.- ironizza lui, accarezzandole il collo con la punta del naso.
-Che stupido che sei.- ridacchia. -Nemmeno a te è dispiaciuto.-
-Mi è piaciuto da impazzire.- poggia una mano sulla pancia della ragazza che, però, si agita.
-Anche se con le smagliature?- domanda, poggiandosi contro il suo petto.
-Soprattutto per quelle.- sorride anche se lei non può vederlo. -Non capisco perché ti fai così tanti problemi.-
-Perché a te piacciono?-
-Perché è come se le avesse fatte Abel. Pensa a questo: quando lui inizierà a fare disegni, anche se li mettessi a paragone con quelli degli altri bambini, troverei sempre più bello il suo e lo stesso farai tu. Quelli sono i segni che ci ricordano dei nove mesi passati ad aspettarlo, ad aspettare il frutto del nostro amore. È come una cicatrice, fa male ma ti ricorda di essere vivo. Quelle ci ricordano che siamo vivi e che abbiamo fatto la cosa più bella del mondo, dare inizio ad una nuova vita.-
Lia sorride a quelle parole, alza il viso in direzione di quello di Paulo e lo bacia, accarezzando le sue labbra.
-Non ho idea di cosa io abbia fatto di così buono da meritare te e Abel nella mia vita.- mormora poi.
-Non dirle queste cose.- corruga un po' la fronte. -Tutto è iniziato quando ti ho vista per la prima volta e mi sono innamorato di te. Ci siamo amati, ci siamo lasciati, ci siamo rimessi insieme, tu hai preso a schiaffi una tizia, io ho cambiato squadra, sei rimasta incinta e ora siamo qui.-
-Lo farei altre mille volte.- sorride. -Tranne per la parte in cui ci lasciamo.-
-E per le botte a Camila?-
-Ammazzerei per te.- ammette.
-Lo stesso farei io, ma non diciamole queste cose davanti ad Abel.- ridacchia, poi le lascia un bacio sulle labbra. -Vorrei vivere per sempre così da potervi avere sempre con me.-
-Tu ci avrai sempre con te, non ti mollerò nemmeno nell'aldilà.- lo abbraccia. -Mi avrai sempre tra i piedi.-
-Ti ho promesso che avremmo passato insieme l'eternità.- le prende la mano.
-E lo faremo.- continua lei.
fine
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Una vita non basta // Paulo Dybala
Fanfiction"Una vita non basta, non per viverti come vorrei" Sono parole perse tra le stelle, parole pesanti, piene di significati. Lia non si sarebbe mai aspettata di riavvolgere il nastro, di fare un passo indietro per capire cosa aveva lasciato indietro e c...