capitolo 5

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-signorina Erika cooper si richiede la sua presenza in presidenza, prima possibile- disse, autoportante attaccata Nella mia classe e in tutte le classe. Le risatine dei miei compagni di corso, mi mettono adisagio, tutti vogliono pensare che io abbia fatto qualcosa di mele, ma non ho Fatto nulla... Vero?
A testa bassa entrai nel ufficio del preside, mi vergognavo non ero mai stata chiamata dal preside.
-signorina Cooper, lo chiamata per due motivi, uno per congratularmi della sua media eccezionale e in secondo per...,- scoppiò a piangere poi si ricomompose.
-scusami, per chiederti un favore. Mio figlio Louis in uno dei suoi incubi abituali a gridato il suo nome, mi chiedevo se poteste sistemare le vostre divergenze; vederlo così mi spezza il cuore-
-ah...farò tutto ciò che sono in grado, cosi saremo pari- sorrisi ricordandomi della sera passata insieme.
Feci le lezioni rimanenti con l'ansia, ma scomparve quando uscì e vidi il signor Smith aspettarmi per portarmi a casa sua.
-solo per mettere le cose in chiaro, non sei la fidanzata di mio figlio vero?-
-no!- esclamai con troppa enfasi del dovuto.
In auto parlammo di come procedeva la mia vita fino che non arrivammo a casa Smith.
un museo, nemmeno la biblioteca dove vado spesso è grande così... Wow
Restai affascinata dal mobilio e da il design degli oggetti, notai che per casa non c'erano foto di famiglia; mia madre ha pure in bagno una foto di me.
-Aiutatemi! MAMMA... PAPÀ AIUTATEMI- sentimmo urlare dal piano superiore.
Qualcosa si accese in me che mi fece correre da dove proveniva l'urlo.
Quando vidi Louis dimenarsi, mi sedersi vicino a lui, nel bordo del letto e gli accarezzai i capelli corvini, che nelle mie dita scivolavano.
-erika?-
Feci uno sbalzo che caddi per terra dallo spavento. Ridemmo tutti e due come crepapelle anche se mi faceva male il sedere.
-cosa ci fai qua?- con la voce masticata ancora dall' sonno, di siede e mi guardo. Solo Dio sa quanto vorrei che mi guardasse sempre così
Senza discostare gli occhi nei suoi mi alzai da terra.
-louis...mi ha chiesto tuo padre di venire qua "per sistemare le nostre divergenze"- spiegai sedendomi vicino a lui.
-cosi siamo pari- pensai ad voce alta.
-almeno una cosa buona la fa qual uomo...-.
Mi sedetti vicino al lui, lui si mise a giocare con una ciocca Delli miei capelli.
Ci avviciniamo a un millimetro delle nostre labbra.
Quando sentì un colpo di tosse che ci fece ritornare nella realtà.

Louis
L

a guardai andare via con un ritiro sincero, incontrollabile, poi decidi di suonare un po' con la mia chitarra.
-louis... Per caso Erika è la tua fidanzata?- mi chiese James appena tornato.

-no! È solamente una...amica- smisi di fare quello che stavo facendo giocherellare con le mani.
-louis, non sono nato ieri, quegli sguardi non erano da "sono una amica". Quanto deve andare avanti, quando vorrai farmi entrare nella tua vita. Cosa cazzo devo fare per farti da padre- esclamò facendomi rimanere paralizzato.
-niente, non lo sarai mai mio padre, c'è lo avuto e lo perso. Non sei la metà di quanto lo fosse lui-
-tu non hai idea di come era tuo padre, tu lo idealizzi perchè con te era buono. Non so nemmeno ora perché tua madre lo abbia sposato. Capisco che soffri hai perso i tuoi genitori è posso solo immaginare quando ti stia distruggendo dentro ma non dimenticare che in quel fottuto incendio, ho perso mia sorella-

L'amore, un fiore con le spine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora