0.5

1.6K 202 40
                                    

Alle 5 in punto, lasciamo la comodità delle nostre camere per cenare nella caffetteria. È una piccola stanza, con solo due lavandini e quattro tavoli rotondi, ma non siamo in molti. Lavo attentamente le mani, insaponandole fin troppo. La fila dietro a Levi è lunga. Ha lavato le mani tre volte e ne mancano ancora due. Ho notato che fa le cose a cinque, una conseguenza del suo disordine. Ma io non lo giudico.

Siedo ad un tavolo indietro, leggermente isolato, da solo. Non ho voglia di parlare con nessuno, voglio solamente mangiare e tornare nella mia camera. Michael non è venuto a cena con il resto di noi, ma non mi preoccupo di chiederne il motivo.

Quando un'infermiera esausta arriva, affermando che dobbiamo chiudere a chiave la porta, capisco perché.

E poi sento le urla.

Cominciano piano. Una emessa ogni tanto, ma poi aumentano. È la voce di un ragazzo, che urla oscenità.

Mi soffermo sulle parole. Sono così cattive.

È Michael che sta avendo un episodio.

La sua voce non è più delicata e dolce. Non scorre né è la stessa che sembra vaniglia di prima. È rumorosa e intimidatoria. Un forte schianto risuona e le urla smettono.

Ho paura. Non mi sono mai sentito in questo modo. Una parte di me vuole rannicchiarsi, mentre l'altra vuole correre in aiuto di Michael.

E mi ritrovo a piangere.

I pazienti intorno a me non sembrano sconvolti, come se fosse normale per loro.

Tutto ciò è normale? Succede spesso?

L'infermiera, che si è avvicinata, si siede accanto a me. Ma sto davvero tremando, i singhiozzi scuotono il mio corpo. E non riesco a controllarlo.

"Luke, ho bisogno che tu mi ascolti. Andrà tutto bene, la porta è bloccata. Lui non può entrare. Sei al sicuro."

Ma quello che non realizza è che non ho paura di Michael. Non ho paura che lui entri e mi faccia del male.

Io sono spaventato per lui. Mi domando mentalmente cosa provochi questo.

Sta sentendo delle cose? Forse qualcosa gli sta dicendo di comportarsi così?

Le urla continuano. Non riesco a capire cosa stia dicendo, ma è rumoroso e spezzato. Quasi disperato. Come se stesse chiedendo aiuto.

E sorprendo non solo me stesso, ma anche ogni presente nella stanza, quando urlo "Perché nessuno lo sta aiutando?"

Mi alzo velocemente. Sento come se non avessi più il controllo del mio corpo. Non penso, semplicemente agisco. Sposto la mia sedia indietro e prendo il mio vassoio. Lo lancio attraverso la stanza prima che io possa fermarmi. Le infermiere sono veloci a reagire, prendendomi per le braccia e le mani, cercando di farmi calmare.

Ma non riesco. E sono arrabbiato. E mi ritrovo a piangere di nuovo.

Mi avvicino alla porta prima di cadere, il corpo rannicchiato a terra in un groviglio di membra.

"Qualcuno lo aiuti!"

Non realizzo che sono io a parlare finché un'infermiera si siede accanto a me. Mi assicura che ci sono dei dottori ad aiutare Michael, che verrà sedato e lasciato riposare. Che starà bene.

E poi mi chiedo, perché mi importa così tanto di un estraneo?

----------------------------
Ciaaaao bella gente!

Finalmente è venerdì, e ora ho quattro giorni di vacanza prima degli ultimi sforzi per la scuola meow

Voi quando finirete la scuola? So che molti hanno già finito oggi. Perché io no? Piango.

COOOMUNQUE, entrambi i ragazzi hanno avuto un episodio, vedrete come si evolverà la storia.

PASSATE A LEGGERE LE ALTRE MIE STORIE, ve ne sarei davvero grata!

Bye 👋🏻

psych ❁ muke au (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora