0.6

1.7K 200 25
                                    

Quasi non dormo durante la notte, solo nella stanza. Sembra vuota, troppo spaziosa. Non mi sono mai sentito così piccolo.

Le infermiere si rifiutano di rispondere alle domande su Michael. Non mi direbbero dove si trova o come sta. Semplicemente mi assicurano che starà bene. In un certo senso, credo loro. Forse sarà così, quando l'attacco sarà finito. Ma veramente, lui sta bene? Non so molto sulla schizofrenia. Tutto ciò che conosco è che le persone che ne soffrono sentono voci nella propria testa che in realtà non ci sono. È un pensiero spaventoso e mi tiene sveglio durante la notte.

La mattina, mi sveglio al suono della porta che si apre. All'inizio credo che sia un'infermiera venuta a chiamarmi per la colazione. Ma quando mi volto, vedo un Michael triste. Il suo viso non mostra emozioni, ci sono delle grosse occhiaie sotto i suoi occhi. Mi siedo, guardandolo semplicemente, e lui ricambia lo sguardo.

"Perché?" è l'unica cosa che chiede e io ne sono confuso.

"Perché cosa?" chiedo.

Lui rotea gli occhi verdi smeraldo e si avvicina al proprio letto, sdraiandosi e incrociando le braccia dietro la sua testa. Rilassato.

"Mi hanno detto che hai avuto un attacco a causa mia."

Oh. Gliel'hanno detto?

Rimango in silenzio, gli occhi ancora fissi sul ragazzo dall'altra parte della stanza.

Non voglio ammettere cos'ho fatto, è imbarazzante. Ma le infermiere l'avevano già informato e non potevo mentire molto bene.

"Sì, l'ho fatto."

Le parole lasciano la mia bocca e me ne pento immediatamente.

Penserà che sono un debole. Sono così stupido. Perché ho ammesso una cosa così?

Ma invece, sospira pesantemente e mette le coperte sul proprio corpo. Indossa ancora i vestiti di ieri e capisco che ha passato la notte nella cella d'isolamento al fondo del corridoio. Vorrei chiedere, ma mi fermo. Non vorrebbe parlarne.

"Perché?" forza.

Voglio ammettere tutto. Dirgli che lo trovo dolce e misterioso. Che mi porta a voler sapere sempre di più. Mi ritrovo perdo nei suoi occhi, la sua voce soffice come vaniglia. Accattivante, che mi attrae.

Ma invece dico "Ero solo preoccupato." e lascio tutto il resto.

Un'infermiera entra poco dopo, rompendo lo strano silenzio lasciato riempire la stanza.

"Luke, vuoi fare colazione?"

E io annuisco, alzandomi per seguirla. Lancio un ultimo sguardo a Michael prima di andare. Sta dormendo, raggomitolato sotto le coperte bianche. La pelle pallida, occhiaie scure sotto gli occhi. Ma penso ancora che sia bellissimo.

• • • • • • • • •

Oggi trenta minuti prima di mezzogiorno, vengo chiamato dalla sala infermiere. Incontrerò il mio psichiatra per la prima volta e sono nervoso. Ogni volta che vengo messo sotto le cure di un nuovo medico, la stessa sensazione di inquietudine si insinua nel mio cuore. Forse è perché loro non mi conoscono ancora. Loro non sanno cosa ho passato, come mi comporto. E il fatto che io debba ammettere apertamente tutto ciò. È facile essere suicida. Non è facile ammettere di esserlo.

Il suo nome è Dottoressa Fitzgerald, o almeno, così si presenta. È giovane, forse appena sui trent'anni, con capelli bruni e penetranti occhi azzurri. Potrei anche trovarla carina se fossi interessato a persone come lei. Interessato alle ragazze, in realtà.

"Quindi, Luke, come stai oggi?"

Come sto?

Lascio la domanda in sospeso per un momento, pensando a come mi sento.

"Sto bene." ma è una bugia, non sto bene.

La dottoressa mi regala un sorriso. È falso, lo so, ma lo ignoro. Le sorrido debolmente di rimando, spostando i miei occhi sui miei jeans, strappando un filo.

"Lo fai spesso?"

Mi acciglio alla sua domanda. Fare cosa? La guardo, le sopracciglia inarcate.

"Stai guardando i tuoi jeans, Luke." Lo fai spesso?" mi forza, scrivendo qualcosa sul suo taccuino.

Mi sento inquieto quando legge il mio linguaggio del corpo. Non mi piace sentirmi così osservato. Forse perché non realizzo di starlo facendo, perché è un tic. Lei continua a scrivere le proprie note, guardandomi qualche volta.

"Quindi, ieri hai avuto un piccolo attacco, giusto? Parliamone."

Non voglio discutere di cos'è successo. Non voglio proprio parlare di Michael.

"Non c'è niente da dire al riguardo. Sono andato fuori di testa, e allora?" chiedo, guardando la donna dall'altra parte del tavolo.

Lei scrive un'altra nota. Mi dà fastidio che prenda appunti. Sento come se mi stesse giudicando e non mi piace. La dottoressa continua a parlare, ma non rispondo. Non sono presente, sono focalizzato solo sul ragazzo addormentato nella nostra camera condivisa. La sua immagine mi invade il cervello. Le mie orecchie sentono la sua soffice voce vanigliata. Quasi sento la sua pallida pelle.

"Okay Luke. Credo sia abbastanza per oggi, sembri esausto. Perché non torni nella tua stanza e fai un pisolino?"

Salto in piedi immediatamente e lascio la stanza. Cammino velocemente per il corridoio e guadagno qualche sguardo confuso da parte delle infermiere.

Quando entro nella stanza, Michael è ancora nel letto. Arrotolato nelle coperte, sembra addormentato. Piccoli respiri lasciano le sue labbra divise. Le guardo per un po', semplicemente osservano il ragazzo. Vorrei essere lì, sdraiato accanto a lui, ma non lo sono. E non posso. Così vado verso il mio letto e mi corico. Lo guardo, anche se mi dà la schiena, e mi copro con le coperte.

Mi addormento e sogno di un ragazzo con i capelli color platino e gli occhi verdi e una dolce voce.

----------------------------
Ho finito tutte le interrogazioni, mancano due verifiche e poi finalmente potrò smettere di studiare.

Ancora 6 giorni alla fine della scuola e potrò aggiornare più frequentemente, sia questa traduzione che le altre mie storie.

Stanotte mi è anche venuta in mente un'idea per una muke, la mia prima vera e propria muke, e sono davvero felice. Vorrei sapere, quanti di voi la leggerebbero?

Comincerò a pubblicarla appena finirò di scrivere i capitoli di Fall, quindi non manca molto, e mi piacerebbe davvero sapere se qualcuno di voi leggerebbe qualcosa scritto da me.

E niente, ho il telefono scarico e sono sul bus, quindi vi lascio.

Alla prossima x

psych ❁ muke au (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora