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Il sesto giorno comincia alle otto e mezza di mattina, due ore più tardi del solito perché finalmente è sabato - il weekend. La notte precedente è finita con me nell'ufficio del dottore, i miei organi vitali che venivano controllati, e poi sono stato mandato a letto presto. A quanto pare, il riposo aiuta qualsiasi cosa accada. Ma quando mi alzo per stiracchiarmi, Levi appare alla porta, sembrando addormentato e stressato.

"C'è un nuovo ragazzo!" sussurra, facendomi cenno di avvicinarmi alla porta.

Obbedisco, camminando piano, le calze ospedaliere che fanno un po' di rumore sul pavimento duro. Guardiamo verso la curva giusto in tempo per vedere un ragazzo che viene guidato nell'ufficio del dottore - come per essere esaminato, come è stato con tutti noi prima di essere ammessi. Da quello che ho visto, è alto e dinoccolato, i capelli neri di media lunghezza - probabilmente tinti.

"Chissà cosa non va con lui." mormoro, osservando Levi.

Lui scrolla le spalle larghe. "Credo che lo scopriremo."

Ed è così.

Dopo la solita routine mattiniera di doccia e colazione - che il nuovo paziente non fa - veniamo portati alla stanza di gruppo. Evelyn, la terapista professionale, guida il gruppo del mattino. È una donna dolce, un po' vecchia, ma sicuramente la preferita di tutti. Il suo lavoro è supervisionarci mentre facciamo arte e disegno, come i bambini dell'asilo. Ma è l'unica attività divertente, e ciò significa che è la parte più attesa del giorno. Mentre entra, il nuovo ragazzo la segue come un cucciolo perso, gli occhi puntati in basso. Si siede accanto a lei, le mani unite tra loro.

"Buongiorno a tutti!" saluta Evelyn, aprendo il suo raccoglitore. "Ieri sera tardi è arrivato un nuovo paziente nel reparto psichiatrico. Per favore, capite che questa è la sua prima volta qui e so che tutti voi avete avuto un brutto primo giorno."

Il primo giorno è difficile, o almeno per me lo è stato. Ero spaventato, mi sentivo solo. Gli occhi di tutti erano costantemente su di me, guardando ogni mio movimento. Studiandomi. E quando non conosci nessuno, è davvero spaventoso.

"Potresti presentarti?" gli chiede Evelyn, "Basta anche solo il tuo nome."

Lui guarda la pelle dei suoi polsi, poi alza lo sguardo, gli occhi che passano da una persona all'altra nella stanza. "Mi chiamo Jai."

Jai, gli sta bene - penso.

Diciamo in coro un benvenuto Jai o semplicemente ciao. Lui sorride in risposta.

Evelyn sorride e dice che ora dobbiamo andare alla sala di arte al fondo del corridoio per la terapia. Non l'ho mai fatto prima - viene fatto solo nei weekend - ma dall'eccitazione sulle facce degli altri, penso che debba essere bello.

Nella stanza di arte, mi siedo accanto a Michael, e quando Jai arriva gli chiedo di sedersi con noi. Michael sembra teso mentre Jai si siede, ma lo ignoro. Il ragazzo è nuovo, sembra giovane, forse è il più piccolo qui.

Mentre Michael mette delle piccole sfere colorate su uno stencil, chiede "Cosa ti è successo ieri sera?"

Poso lo sguardo su di lui, il mio gufo origami che cade sul tavolo. "Lo sai, Michael. Tu sai tutto di ciò che succede qui. Sei un impiccione."

Lui fa una smorfia al mio commento, posizionando una sfera nera sul lato sinistro dello stencil. "Si, lo sono, ottima osservazione."

Oggi è spavaldo, cosa non da lui. Mi chiedo se la presenza di Jai abbia cambiato il suo comportamento.

"Jai, giusto?" chiedo, cambiando velocemente discorso.

Il ragazzo alza lo sguardo, un ricciolo gli cade sugli occhi. "Si."

psych ❁ muke au (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora