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Le sei e mezza arrivano troppo in fretta quando sei immerso in sogni di ciocche color platino, occhi smeraldini, e pelli pallide. E il suono di un'acida ed anziana donna che chiama il tuo nome con rabbia sicuramente non è la miglior cosa da cui essere svegliati.

Lascio uscire un lamento esagerato, girandomi sulla schiena mentre la luce viene accesa. Dall'altra parte della stanza, Michael maledice il mondo, mandando tutti all'inferno.

"Ragazzi, svegliatevi immediatamente!" urla Marlene, poi i suoi passi si allontanano nel corridoio.

Michael manda ancora maledizioni. "Fanculo a tutti."

Lascio sfuggire una risata, il suo comportamento mi rallegra un po' il risveglio. Dondolo le mie lunghe gambe dal bordo del mio letto singolo, i calzini ospedalieri a contatto con il pavimento in linoleum.

Allungo i miei muscoli stanchi, passando una mano tra le mie ciocche bionde ed incasinate. I miei capelli sono ancora schiacciati sulla testa, non nel solito ciuffo e credo che questa sia la cosa che mi manca di più nel non essere a casa.

Passo un po' di tempo nella doccia, forse troppo, dato che qualcuno sta bussando sulla porta in legno. Minacciano di di sfondarla, di scardinarla. Perciò chiudo l'acqua e scuoto i capelli, afferrando l'asciugamano bianco da dove l'avevo lasciato sul ripiano del lavandino.

Nella stanza sette, mentre sto facendo il letto, Michael entra con il suo casto degli articoli da toeletta, posandolo sul lavandino.

"Buongiorno." dico, poco più che un sussurro.

Un sorriso spunta nel suoi lineamenti mentre schiaccia il dentifricio alla menta sulle setole del suo spazzolino blu. "Giorno, dolcezza."

Il soprannome mi manda brividi lungo la schiena, un sorriso compare sulle mie labbra. Alzo le coperte fino alla testiera del letto, sbattendo leggermente il cuscino prima di posarlo sul materasso.

Quando ho finito, mi lavo i denti e mi pettino i capelli annodati prima di riportare il cestino al suo posto.

• • • • • • • • • •

Alle undici entro nella sala delle conferenze e sono sorpreso di vedere sia il Dottor Bender che la Dottoressa Fitzgerald seduti al tavolo. Sorrido stancamente mentre mi siedo davanti a loro, afferrando istantaneamente il tessuto dei miei jeans neri.

"Luke, come stai?" chiede il Dottor Bendere con il suo sorriso caldo.

Scrollo le spalle. "Sto bene, sono solo stanco."

La Fitzgerald prende qualche nota sul suo bloc-notes, infilando un foglio bianco nel suo raccoglitore. Devo ancora vedere cosa scrive su di me, ma non so se lo farò mai.

"Com'è il Paxil?" chiede, aprendo la sua penna.

Prendo le nuove medicine da qualche giorno ormai e nonostante non abbiano avuto l'effetto completo, sembrano funzionare bene. Glielo dico e sembra compiaciuta, scrivendo altre note.

Il Dottor Bender riempie il silenzio. "Luke, Grace ed io abbiamo parlato del tuo caso e sei migliorato, da quando sei entrato. Stai andando molto bene e le medicine sembrano funzionare su di te, vero?"

Annuisco in risposta, non sicuro di dove vogliano arrivare con questa conversazione.

"Siamo d'accordo sul fatto che sia il momento giusto per incontrare il responsabile del tuo caso e finalizzare il tuo piano di rilascio."

Quasi soffoco, tossendo incontrollatamente. Piano di rilascio? No, non quello.

"Siete sicuri?" chiedo, insicuro.

Entrambi annuiscono, d'accordo. Dopo questo mi chiudo in me stesso, non mi interessano le loro parole.

Piano di rilascio, le parole si ripetono senza freni. Quasi ossessivamente.

Me ne sto andando.

Sto lasciando Michael indietro.

A pranzo, Sawyer e Levi si uniscono al nostro solito trio, essendo diventati amici con Jai. Mi piace la loro presenza, è utile come scusa per stare zitto. Non so cosa dire, preoccupato che se aprissi la bocca uscirebbero solo le parole sbagliate. So che dovrò dirlo presto a Michael, ma ora non è il momento. Ci sono troppe persone nella stanza e non voglio fare una scenata.

Quando veniamo dimessi per andare nelle nostre stanze per il tempo libero, quasi corro, pronto ad allontanarmi dagli altri. Sono seduto sul mio letto, gli occhi puntati sui miei piedi, quando Michael arriva. Sta sorridendo e so che appena parlerò, quel bellissimo sorriso scomparirà.

"Stai bene?" chiede, sedendosi sul bordo del proprio letto.

Scuoto la testa, gli occhi si riempiono di lacrime che cercano di cadere. In un istante, Michael è vicino a me, una mano confortante posata sulla parte bassa della mia schiena.

"Incontrerò il mio assistente sociale," esce fuori come un gracidio, "per finalizzare il mio piano di rilascio, Michael. Ecco, me ne sto andando."

E il bellissimo sorriso si spegne, i suoi occhi verdi si chiudono. Non voglio che pianga, ma poi le sue mani cominciano a tremare e non ho il tempo di reagire che umide e calde lacrime stanno scendendo lungo le sue guance. Il suo viso diventa rosso e scuote la testa, come se non fosse d'accordo.

"Michael-"

Mi blocca. "Credevo ti importasse! Mi stai lasciando, proprio come tutti gli altri!"

Mi spinge via, ma reagisco posando una mano tremante sulla sua spalla.

"Vai, Luke! Oh, cazzo. Vai! Allontanati da me!"

Praticamente gattono sul pavimento, indietreggiando sul mio sedere. Quando la mia schiena si scontra con il letto di Michael, mi fermo. Ghiacciato al mio posto. Non riesco a muovermi, a correre.

"A lui importa, a lui importa!" Michael sta dicendo tra le lacrime, "deve andarsene! Non ha scelta. Sta' zitto! Sta' zitto!"

Le voci, non siamo soli.

La porta viene aperta e Harold corre dentro, una guardia della sicurezza al seguito. Cercano velocemente di consolare Michael, ma è troppo tardi. Sta ancora urlando e piangendo, parlando freneticamente per cercare di allontanare le voci.

Ed io sono sul pavimento a singhiozzare. "Michael, non ascoltarle! Sono proprio qui, concentrati su di me."

Attraverso la stanza verso di lui, ma vengo preso da dietro e mi portano fuori dalla stanza.

"Mi dispiace, Michael." Esce come poco più di un sussurro.

Cerco di scappare alla presa per tornare da lui, collassando sul pavimento del corridoio. Marlene si inginocchia davanti a me, ma è tranquilla, quasi come se capisse.

"Starà bene, Luke. Andrà tutto bene."

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Scusate l'attesa, ma la mia migliore amica è venuta da me da Torino e non ci vedevamo da tre mesi, perciò non ho avuto il tempo né la voglia di tradurre.

Anyway, come state?

Qualcuno ha già iniziato la scuola?

Io inizio lunedì e non sono psicologicamente pronta a rivedere tutti i professori e i compagni, anche se alcuni li ho già visti ieri perché siamo andati con la scuola all'Expo.

Sarà un trauma, si.

Mancano 6 capitoli più l'epilogo, quindi dovrei riuscire a finire per metà ottobre.

Ci sono poi alcune note dell'autrice, ma di cui vi parlerò verso la fine e deciderò di tradurle se avrò il vostro consenso.

Detto questo, passate a leggere le altre mie storie e traduzioni.

Baci x

psych ❁ muke au (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora