7. Traghettare

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Finalmente il treno arriva a Villa San Giovanni e inizia lo smembramento dei vagoni.
Francesco mi prende la mano con lentezza, accarezzandomi il dorso, e mi dice di salire sul traghetto.
Prendo la borsa e salgo con lui.
L'odore di nafta e vernice rabbiosa crea uno stato di apnea lungo le scale, lo avevo dimenticato...
Sui pontili del traghetto tutti fumano e mangiano.
Francesco mi trascina verso la prua a guardare la scia del mare. Il vento ci attraversa le anime e i vestiti e i suoi capelli scorrono indietro, mostrandomi pienamente il suo volto.
È bello, drammatico, sembra un ballerino russo di metà novecento.
Ci appoggiamo sulla ringhiera sfiorandoci, sento il suo calore e la sua energia virile fino agli occhi, così lo guardo intensamente come se stessi aspettando qualcosa, lui piega la testa mi sorride e mi prende la faccia tra le mani, accenna un complice si e mi bacia.
Non so dire esattamente quanto sia durato, tutte le mie cellule erano impegnate a perdersi e dispendersi e il tempo è andato a farsi fottere.
Umido, lento, timido e poi sfrontato, dolce e ribelle, assaporato e sentito, sensuale, magico, isolante e racchiuso.
Non c'era più niente intorno.
Solo le nostre labbra a bagnarci la bocca.
Francesco bacia benissimo.
Ora lo so.
Ne voglio ancora e ancora...

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