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29. Tutto quello che odio di me

Il silenzio vale più di mille parole.
Te lo dicono sempre, lo impari da bambina.
È una cazzata.
Ecco quello che penso.
Il silenzio va bene se devi meditare, ritrovare te stesso, immergerti nei tuoi trascorsi, ricordare, dimenticare... ma tutto questo avviene quando sei solo.
Non vale quando si tratta di una relazione.
Bisogna parlarsi, ascoltare e ancora parlare, bisogna rispondere e dare risposte.
Altrimenti si rischia la sospensione, si resta appesi ai propri pensieri, alle proprie variabili soluzioni e non c'è un reale confronto con l'altro.
L'uomo è un animale sociale, quello che lo differenzia in maniera primordiale dall'animale è proprio l'uso della parola.
Allora perché non parlo?
Perché resto sospesa e muta.
Mi aggancio a tutti i pensieri che si affollano e non fanno altro che confondermi.
La mia mente mi sembra un autobus strapieno in cui non arrivo nemmeno a timbrare il biglietto.
- Guarda quella cupola? È bizantina e ha resistito per secoli... ci pensi mai a quanto è cambiata l'arte e l'architettura? Oggi non la saprebbero fare una cupola così...

Lui sta davvero pensando alla cupola?
Devastante.
Eppure mi soffermo a guardarla e immagino la costruzione e penso come il mondo invece di andare avanti stia tornando indietro... si perché la cupola è bellissima, è un verde acqua su una chiesa di sabbia, è un segnale di raccolta e di serenità. È un'idea di direzione e di orientamento.
Sono disorientata.

- È bellissima, sembra un pezzo di Istanbul montato sopra la città...
E lo guardo negli occhi ringraziandolo.
Perché non conta tanto quello che diciamo ma il perché.
Mi ha tirato fuori da me stessa, dai miei pensieri un po' allucinati...
Mi ha costretto a smettere di guardare dentro.
È come se mi avesse detto: ehi, inizia a guardare fuori che tutto passa.
E io ho iniziato a guardare fuori.
E mi sento già meglio.