Capitolo 7: Amare se stessi

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Alya POV's

Quando ero piccola avevo solo un semplice desiderio. Essere amata. Crescendo mi sono resa conto, che tutta la tristezza e la rabbia che contenevo, derivava dal fatto che prima di pretendere che le persone provassero quel sentimento nei miei confronti, dovevo imparare ad amare me stessa. Allo stesso tempo ho capito che amare sé stessi è la sfida più difficile di qui dobbiamo farci carico nella nostra vita.

Come si può pretendere di essere amati se, pensando alla tua persona ti viene in mente solo delusione, tristezza e rammarico?

6 anni prima

<<Alya, per favore di qualcosa, mi stai facendo preoccupare>> la voce della mia migliore amica risultava lontana. La mia mente era fissa sul muro di fronte a me. Non volevo parlare. Non volevo mangiare. Nulla. Non volevo niente e nessuno. Solo lui.

<<p-perché?>> sussurrai sentendo i miei occhi bagnarsi.

<<io->> iniziò lei ma si bloccò ben presto.

Mi alzai di scatto e la vidi sussultare.

<<perché se ne è andato? Lui avevo detto di amarmi, era felice di sposarmi, perché mi ha abbandonata?>> chiesi urlando, anche se lei non aveva colpe.

<<Alya>> provò lei ma io la fermai subito

<<i-io mi sono fidata di lui. Ho affidato tutto a Jason. Gli ho affidato la mia felicità in modo che lui potesse custodirla. Ha mandato tutto a puttane.>> sbotto e inizio a piangere.

<<l'ho chiamato non so quante volte e indovina? Numero inesistente. Dio!>> continuo accasciandomi per terra

<<Alya, alzati per favore>>

<<i-io volevo solo essere felice, l-lui mi rendeva felice. Perché ho affidato la mia serenità ad una persona? Non l'ho mai fatto in vita mia>> chiedo più a me stessa che alla persona accanto a me

<<sentivi di poterti fidare>> dice Cassy

<<non voglio più fidarmi delle persone>> dico e poi appoggio la testa sulla sua spalla. Il mio sguardo cade inevitabilmente sul tavolo della sala ricoperto di bottiglie d'alcol vuote. Mi sto rovinando.

<<non dire così, io ci sarò sempre>> dice lei abbracciandomi.

Presente

<<terra chiama Alya, ci sei?>> vedo distrattamente una mano passarmi davanti alla faccia e così mi risveglio dai miei pensieri.

<<Evan>> dico tornando alla realtà

<<a che pensavi? Stavi per piangere>> dice sedendosi alla scrivania

<<davvero io->> inizio passandomi le dita sotto l'occhio. Si stavo piangendo.

<<qualcosa di brutto?>> chiede

<<solo nostalgia>> dico accendendo il computer

<<va bene, se vuoi parlarne sono qui>> dice sorridendo e io annuisco

<<te invece, tutto ok?>> chiedo girandomi per guardarlo e per cambiare argomento.

<<non direi, quello stronzo si è insinuato nella mia testa>> spiega e mi ricordo di Gabriel.

<<non vi siete più visti?>>

<<oh eccome se ci siamo visti, abbiamo scopato>> dice e io quasi urlo

<<cosa?>> chiedo alzandomi e andando davanti a lui

Noi siamo destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora