Alya POV's
La sua voce mi arriva direttamente nelle orecchie. Fa male, molto male, come se qualcuno mi avesse pugnalato al cuore. Esito nel rispondergli, non mi giro per guardarlo. Lo devo solo ignorare. Come se fosse facile.
<<Alya>> di nuovo, la sua voce rimbomba nella mia testa.
Mi faccio coraggio e lentamente mi giro.
Lui é davanti a me e non é un'illusione.
Sospiro.
Non é cambiato affatto. É bello come la prima volta che l'ho visto.10 anni prima
<<cosa stai facendo?>> chiede una voce dietro di me. Mi paralizzo. Merda.
<<ti ho chiesto che cosa stai facendo?>> chiede di nuovo
<<non sono affari tuoi>> sbotto indietreggiando, senza mai guardarlo.
<<perché sei qua dietro da sola?>> chiede.
Effettivamente.
<<potrei farti la stessa domanda>> dico, richiudendo in fretta il mio zaino.
<<mi stavo per fare una canna in realtà>> dice e sbarro gli occhi.
<<che cosa stavi per fare?>> chiedo girandomi
<<una canna, vuoi favorire?>> dice di nuovo
<<n-non puoi fumare a scuola>> dico
<<pensi che mi importi?>> chiede
<<Be, é il primo giorno e->> iniziò ma lui mi blocca avvicinandosi pericolosamente a me.
<<che cosa stai->>
<<vorrei sapere che cosa ci facevi tu, qui da sola. E perché sei così agitata?>>
<<scusa?>>
<<dimmelo forza>> scuoto la testa. Con un gesto immediato lo vedo allungare la mano verso il mio zaino e lo spingo indietro.
<<che diamine fai?>> urlo
<<voglio vedere cosa nascondi>>
<<chi cazzo sei per doverlo sapere?>> sbotto indietreggiando. Non mi piace questo ragazzo, ma devo ammettere che é dannatamente bello. Bello da far paura.
<<perché lo fai?>> chiede. Non capisco
<<tu non sai nulla>> dico balbettando. Forse mi ha visto veramente.
<<forse, dimmi pensi che sia giusto quello che fai?>> continua. Stringo i pugni
<<scusami?>>
<<di che cosa hai paura ragazzina?>>
<<perché dovrei avere paura di qualcosa?>> chiedo
<<tutti hanno paura di qualcosa>> dice guardandomi negli occhi. Inizio a tremare.
<<tu di che cosa hai paura?>> chiedo, e sono io ad avvicinarmi questa volta.
Lo vedo irrigidirsi.
<<di nulla>> risponde. Cazzata.
<<come no>> dico accennando un sorriso <<hai appena detto che tutti hanno paura>> continua
<<io sono l'eccezione>> dice sorridendo.
<<si, come no>> sbuffo avviandomi verso la porta, ma la sua mano afferra il mio braccio.
<<lasciami andare>> tuono, ma lui non lo fa
<<io non ho paura>> dice secco
<<bene, neanche io. Lasciami>> dico tirando via la sua presa dal mio braccio.
<<scoprirò cosa stavi facendo>> dice accennando un sorriso
<<che cazzo te ne frega di che cosa stavo facendo? Chi cazzo sei per doverlo sapere? Non ti conosco e tu non conosci me, non so come ti chiami. Fatti gli affari tuoi>> sbotto, brusca. In questi casi esce la parte peggiore di me. E non mi piace. Spalanco poi la porta e rientro a scuola. Sento il suo sguardo seguirmi e impreco mentalmente.
Non sono riuscita a finire quello che dovevo fare, dannazione.Presente
<<possiamo parlare?>> la voce di Jason mi risveglia dai miei pensieri. Lo osservo e mi manca il respiro. Era da anni che non eravamo così vicini.
<<no>> tuono decisa.
<<per favore>> sussurra, che quasi non lo sento
<<che cosa vuoi? Sono stanca>> dico prendendo le chiavi ma la sua mano mi blocca. Mi scosto velocemente.
<<non mi toccare>> dico
<<chi era quell'uomo?>> chiede
<<sei serio?>> sbotto
<<non ti fai vedere per anni, sbuchi da un momento all'altro e l'unica cosa che mi chiedi é chi era l'uomo con me?>> quasi urlo puntandogli il dito contro
<<ti faccio un piccolo spoiler Jason Baker, la vita va avanti anche senza di te!>> dico per poi girarmi per entrare in casa
<<scusami>> dice prendendomi il braccio, mi scosto.
<<non mi toccare, ho detto!>> ringhio e lui mi lascia
<<mi dispiace, veramente>> riprova
<<sei in ritardo di sei anni>>
<<ho detto che mi dispiace>>
<<non voglio le tue scuse, o meglio le volevo anni fa, insieme ad una spiegazione. Ora basta. Non ne ho più bisogno. Sparisci>> urlo, attirando anche l'attenzione dei passanti.
<<ma vorrei spiegarti, meriti->> inizia ma lo blocco
<<sono stufa delle tue cazzate, mi sono rifatta una vita, come hai visto. Sono felice. Non mi servono altre spiegazioni. Mi hai lasciata quel giorno e magari é stato meglio così. Forse non eravamo fatti per stare insieme. Fattene una ragione e dimenticati di tutto. Io l'ho fatto.>> dico girandomi e entrando in casa. Mi chiudo la porta alle spalle e mi accascio per terra.
Delle lacrime iniziano a uscire e a bagnarmi il volto.
Qualcuno bussa.
<<Alya, apri la porta per favore, devo dirti quello che é successo>> dice la voce all'esterno. Chiudo gli occhi.
<<vattene Jason>> riprovo.
<<se non vuoi guardarmi dovrai almeno ascoltare, perché non me ne vado>> dice. Sospiro. Perché é così testardo?
<<quel giorno, il giorno del nostro matrimonio, i-io stavo venendo da te>> confessa e mi si forma un nodo nel petto
<<volevo sposarti, più di qualsiasi altra cosa. Non vedevo l'ora veramente. Tu eri la cosa più bella che mi fosse mai capitata, volevo passare il resto della mia vita con la donna che amavo, ma non potevo>> dice e io continuo a piangere. Vorrei urlargli di smetterla, di finirla, ma al momento non ho le forze neanche di asciugarmi le lacrime.
<<non ti ho mai raccontato veramente la mia storia e il mio passato. Chi é la mia famiglia e di questo me ne pento, ma volevo solo tenerti al sicuro.>> continua
<<ti ho raccontato che i miei genitori erano morti quando ero piccolo, ma non é la verità. Mio padre non é una bella persona. É un mostro e mia madre- >> lo sento sospirare
<<non potevo permettere che lui ti facesse del male. Quel giorno mi ha chiamato e mi ha detto che ti aveva vista. Se non facevo quello che diceva ti avrebbe fatto del male. La prima volta che ti ho vista, ti ho trattato male, ne sono consapevole. Ti ho detto che non avevo paura ed era vero. Li, non avevo nessuno per cui avere paura, ma quel giorno solo l'idea di non poterti vedere più mi distruggeva e mi spaventava. Ho dovuto farlo e merito il tuo disprezzo. Meritavi di sapere la verità, anche dopo tutto questo tempo.>> conclude
So che non mi ha detto tutto. Ne sono consapevole, ma adesso mi basta questo. Forse é stato veramente costretto o forse é tutta una scusa per non dirmi che in realtà non mi amava poi così tanto. Va bene, lo accetto.
Lentamente apro la porta. Lo trovo seduto sul pavimento. Mi siedo accanto a lui.
<<so che non mi hai detto tutto>> dico torturandomi le mani
<<mi conosci bene, non ho mentito però>> dice
<<va bene>>
<<m-mi perdoni?>> prova e io scoppio a ridere
<<te lo sogni>> dico
<<diciamo che ti credo, cosa pensi che dovrei fare? Perdonarti, prenderti per mano e andare in chiesa a scambiarci le promesse della vita?>> dico e lo vedo tacere
<<non torneremo insieme, forse un giorno potrei perdonarti, ma quel giorno non é oggi>> dico e lo vedo annuire debolmente. É tremendamente pallido.
<<stai bene?>> chiedo
Non mi risponde
<<Jason?>> avvicinò la mano alla sua fronte. É bollente.
<<dio scotti>> dico
<<sto bene>> sussurra
<<hai la febbre ti porto->> iniziò a dire ma mi blocca
<<non é nulla, tranquilla>> dice
<<sono tranquilla, pensi che sia preoccupata per te? >> dico
<<lo sei?>> accenna un sorriso. Il suo viso é cadaverico.
<<n-no>> dico
<<perfetto>> poi si alza per andarsene
<<hai intenzione di andare a casa conciato così e da solo?>> chiedo.
Non sono preoccupata, ma non voglio averlo sulla coscienza.
<<ti stai preoccupando per caso?>> sorride
Scuoto la testa.
<<me ne vado>> dice e lo vedo barcollare verso l'uscita
"Stai attento" vorrei dirgli, ma non faccio. Jason sa decisamente badare a se stesso.
Lo vedo scomparire e poi rientro in casa.
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Noi siamo destino
RomanceAvevo sedici anni quando l'ho conosciuto e ne avevo venti quando ho deciso che lui non sarebbe più stato parte della mia vita. Avevo sedici anni quando me ne sono innamorato e ne avevo venti quando ho dovuto spezzarle il cuore. Alya e Jason, due rag...