Capitolo 8: Dimenticare è difficile

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Alya POV's

<<Jason>> ripeto flebilmente, quasi in un sussurro. Non sono neanche sicura che il ragazzo davanti a me mi abbia sentito.

<<Alya>> la sua voce mi arriva direttamente al cuore. Splendida, come sempre. Talmente tanto in profondità da lacerarmi il petto per la seconda volta dopo anni. Quattro anni di felicità e dolore mi passano nella mente e la causa di tutti quei dolori è qui davanti a me. Dovrei insultarlo, urlargli contro, inveire verso di lui, invece vorrei solo abbracciarlo. Sentire di nuovo il suo profumo. La sensazione delle sue mani sul mio corpo. Del suo tocco gentile e delicato. Le sue labbra sulle mie. Chiudo per un istante gli occhi e sento la pioggia bagnarmi e i suoi occhi addosso.

Sbatto le palpebre per ritornare alla realtà. Lo supero e me ne vado. Sento la sua voce richiamarmi e devo combattere contro me stessa per non girarmi. Non devo. Lui non lo merita. Continuo a camminare e riprendo a respirare solo quando la sua voce è solo un ricordo lontano. Mi rifugio sotto la tettoia della fermata dell'autobus e mi abbandono alle mie lacrime. Singhiozzi disperati si disperdono nell'aria e io non mi preoccupo minimamente di fermarli.




Sono le dieci di sera, sono stesa sul mio letto da un tempo indecifrabile. Fisso il soffitto. Chiudo gli occhi.

<<Alya>>

La sua voce rimbomba nella mia mente. Mi metto le mani sul volto e urlo.

Il suono che esce rimbomba nella casa vuota. Un urlo di dolore, di rabbia. Del fatto che lui é qui, nella mia stessa città. La persona che mi ha fatto credere nell'amore e che mi ha fatto amare per la prima volta. La persona che mi ha insegnato a vivere, ad andare avanti qualsiasi cosa succeda. L'uomo che ho amato più di me stessa. Jason. Jason Baker.
La mia rovina da adolescente e probabilmente anche la mia rovina da adulta.

I miei pensieri vengono interrotti dal suono del campanello.
<<Cazzo Steve!>> impreco

Scendo le scale di corsa, cercando di sembrare presentabile e asciugandomi le lacrime. Non devo pensare a lui. Ora c'è solo il mio ragazzo.

Mi fermo davanti alla porta e respiro profondamente.

Apro la porta e sfoggio uno splendido sorriso.

<<Steve>> dico

<<amore, scusa il ritardo ma mi hanno trattenuto allo studio, e ora sono tutto tuo.>> dice sorridendo e avvicinandosi a me.

<<sono felice che sei venuto, ma non sono riuscita a cucinare nulla, scusa>> dico e lui mi carezza delicatamente la guancia.

Non è delicato come lui.

Scaccio quel pensiero dalla mia mente chiudendo gli occhi. Mi devo concentrare solo sul ragazzo davanti a me.

<<non fa nulla, posso fare qualcosa io>> si propone e io sorrido.

<<sei così dolce, ma ho altri programmi, per te -lo indico- e per me>> dico prendendolo per mano.

Lo trascino fino alla camera da letto e poi sparisco in bagno. Mi chiudo la porta alle mie spalle e mi appoggio al lavandino.

Alzo lo sguardo e incrocio i miei occhi nello specchio. Ho un aspetto orribile. Gli occhi gonfi dal pianto non sono migliorati minimamente. Faccio un lungo respiro.

<<Alya>>

Chiudo gli occhi per l'ennesima volta, cercando di dimenticare la sua voce che chiama il mio nome. Mi lavo il viso e esco.

<<la vista è stupenda da qui>> dice Steve affacciato alla finestra.

<<già, diciamo che potrei aver comprato l'appartamento apposta per quella>> dico ridendo e avvicinandomi a lui.

Noi siamo destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora