Lavinia è una ragazza come le altre, che sogna di diventare fisioterapista. Nonostante la sua giovane età ha dovuto affrontare molte sfide, ma ora che è tornata a Roma ha deciso di terminare gli studi per esaudire il suo sogno e permettere a suo fig...
POV LAVINIA <e anche oggi è andato!> dice Miriam una volta essere entrate nello spogliatoio. Appena ci chiudiamo la porta alle spalle lei si butta sulla panca, sdraiandocisi sopra. <ma alzati che è sporca!> la tiro da una mano per farla alzare. <ma sono stancaaa.> <sembri Matteo la mattina ti giuro.> Lei sbuffa e la costringo ad alzarsi. <che poi oggi hai anche dormito di più, di cosa ti lamenti.> <è il traffico di Roma che mi scoccia. Mamma mia non mi ci far pensare che ora starò bloccata per altre tre ore.> Rido alle sue parole ed incomincio a cambiarmi. Mi tolgo i leggins che avevo messo per oggi e metto dei pantaloni della tuta, decisamente più comodi. <ma senti un po'. Cosa ne pensi di andare a fare qualcosa stasera?> <ma non eri stanca?> Intanto mi sciolgo i capelli e li pettino con le mani. <si, ma per fare serata non si è mai troppo stanchi.> mi fa l'occhiolino mentre si toglie il grembiule. <non lo so Mì, sincera vorrei andare un po' a casa...> <e daii, fallo per me. Chiamiamo anche altri amici.> Continua ad insistere, ma sinceramente non so se accettare. <Mì oggi proprio non mi va. Voglio solo andare a casa, veramente.> <ma è da tanto che non esci.> <lo so, ma è difficile fare queste cose, lo sai.> Intanto prendo la borsa sulle spalle e sono pronta ad uscire, mentre la mia compagna ancora si sta finendo di preparare. <facciamo così. Ora te vai a casa, vedi Matteo, stai un po' con lui e poi verso le 20 mi dici se hai cambiato idea.> Io sospiro, per poi acconsentire alle parole della mia amica. <ti voglio bene Lavii.> mi urla prima che io chiuda la porta dello spogliatoio.
Stranamente il freddo neanche oggi si fa sentire e con la felpa si sta abbastanza bene. C'è un po' di arietta, ma sopportabile. Soprappensiero mi dirigo verso la mia macchina, accendendo la telecamera del telefono per vedere le mie condizioni orribili e sistemare un minimo il mascara colato sotto gli occhi, quando sento delle voci dietro di me. Girandomi mi ritrovo quasi tutti i calciatori della Roma. Cazzo. Mi rigiro velocemente, facendo finta di niente e pregando dentro di me che non mi abbiano visto.
Hanno il borsone e sono vestiti normali, perciò penso abbiano appena finito. Forse per la storia dei tubi anche a loro hanno posticipato gli allenamenti e si sono ritrovati a finirli alle 18:00. Sento che continuano a ridere e scherzare tra di loro, vorrei troppo sentire i loro discorsi così per curiosità, ma non riesco a capirli. In questo momento mi sto pentendo di non aver aspettato Miriam. Con lei il tutto sarebbe stato meno imbarazzante.
Sono quasi arrivata al parcheggio e questi stanno ancora dietro di me. Così il mio cervello connette qualcosa. "e se fossero loro i proprietari di quelle due Porsche?" La mia domanda viene confermata quando vedo che si avvicinano proprio a queste due macchinone e, di conseguenza, anche alla mia. Madre Santa, non ci credo. Tra tutti a me doveva capitare. Senza dargli peso apro la mia macchina, metto la borsa del cambio nel portabagagli ed entro. Sto per mettere in moto quando qualcuno bussa al finestrino. Quando mi giro, ritrovandomi una figura li accanto, d'istinto salto, portandomi una mano sul cuore. La persona da fuori mima uno scusa ed io abbasso il finestrino. <scusa, es que Stephan si è dimenticato il pass per uscire. Per caso ci potresti aiutare?> A parlarmi è Paulo, sempre lui. <a quest'ora dovrebbe essere arrivata la guardia al cancello, se andate forse la trovate e vi farà uscire senza problemi.> spiego all'argentino. <ah ok, noi non usciamo spesso a quest'ora, quindi non sappiamo bene come funzioni.> io gli sorrido, come per tranquillizzarlo. <Tranquillo. Comunque voi provate, sennò potete chiedere in segreteria e vi apriranno loro.> <grazie mille.> Che bel sorriso che ha. Pensavo che dopo queste parole se ne andasse, invece si appoggia al mio finestrino ormai abbassato. <Comunque non ti ho ancora chiesto come ti chiami.> <come mi chiamo io?> <si.> Cioè un calciatore che sta appoggiato alla mia macchina, vuole sapere il MIO nome? Non ci sto credendo. <mi chiamo Lavinia.> <un bel nome per una bella ragazza.> spontaneamente mi viene da ridere per questa frase fatta, risatina che neanche lui trattiene.
Poi lo noto guardare in giro nella mia macchina. Nel sedile del passeggero c'è un giochino di Matteo, al posto dietro c'è il suo seggiolino e una serie di cartacce e briciole buttate qua e là. Dovrei proprio darle una pulita. <io devo proprio andare ora, scusa.> provo a nascondere il mio imbarazzo, ma esce quasi una voce soffocata. <ok, ci vediamo domani Lavinia.> dice lui ritornando con lo sguardo su di me e raggiungendo poi i suoi amici. Così tiro su il finestrino e finalmente metto in moto la macchina. Mi sono ripromessa di non girarmi a guardarlo, ne lui ne i suoi compagni di squadra. E così è stato. *** <Miriam scusa ma proprio non riesco stasera.> <sei proprio sicura al 100 per cento?> <Si Mì veramente. Te vai con i tuoi amici e noi ci organizziamo un altro giorno.> <allora va bene amo, non insisto più. Se ti serve qualcosa o cambi idea chiamami.> <tranquilla amo. Ci sentiamo, ciao ciao.> Stavo in chiamata con Miriam per dirle che non sarei andata a fare serata con lei ed i suoi amici, ormai diventati anche i miei.
Quando sono tornata a casa ho ritrovato Matti nuovamente con la febbre e mia mamma che doveva andare ad una cena di lavoro. Così l'ho coperto per bene e l'ho portato a casa nostra. Ormai sono le 23:45. Sto misurando la febbre a mio figlio dopo aver passato tutta la sera a fare avanti e indietro con gli asciugamani zuppi d'acqua fredda. Quando il termometro suona e vedo che tiene solo 36.9 mi tranquillizzo. Ha ancora un po' di alterazione, ma fortunatamente si è abbassata rispetto a prima. <shh, ora dormi un po' cucciolo.> <mi fa male la testa mamma.> continua a lamentarsi ed io non so più che dargli. <lo so amore. Vieni qui, ora stai con la mamma e ti passa tutto.> gli do un bacio tra i capelli e mi sdraio vicino a lui. Lo coccolo un po', fino a quando non si addormenta. Quando capisco che ormai è crollato prendo il telefono per avvisare che domani non sarei potuta andare a lavoro.
Dopo aver inviato il messaggio mi perdo a guardare instagram. Vedo le storie e la vita sociale degli altri. Continuando a scrollare mi capitano anche le storie di Miriam.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Sembra si stiano divertendo da matti. Senza farmi prendere dalla malinconia metto cuore alle sue storie e poi spengo il telefono. Anche se non andrò a lavoro metto la sveglia, questa volta però alle 8:30 così mi concedo un po' di sonno, ma avrò anche il tempo di sistemare la casa e fare tutte le lavatrici che questi giorni non ho fatto altro che posticipare.