Capitolo 1-Trigoria

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POV LAVINIA
Sono le 5:00 quando sento la sveglia suonare. Dato che oggi non ho lezione all'Università, dovrò lavorare dalla mattina al centro sportivo.
Faccio un bel respiro prima di costringermi a spostare le coperte ed alzarmi dal letto.
<coraggio Lavinia, nuova giornata, nuove opportunità.> provo ad auto convincermi ad aprire gli occhi.

<cucciolo, cucciolo ti devi svegliare.> dopo il mio solito caffè vado a svegliare Matteo.
<Matti, tesoro, ora andiamo dalla nonna e potrai continuare a dormire lì.>
con un po' di fatica e lamenti di mio figlio, finalmente alle 5:45 riusciamo ad uscire di casa e come una matta guido per le strade ancora vuote di Roma.
Da Sangiovanni arrivo a Garbatella per lasciare mio figlio a mia mamma, quella Santa Donna che ogni mattina alle 6:00 è più che felice di vedere suo nipote.
Tra una corsa e l'altra arrivo al centro sportivo di Trigoria, dove inizieranno le mie ore di lavoro.

<ma buongiorno fiorellino.> scendo dalla macchina dopo averla parcheggiata e mi ritrovo davanti Miriam, una delle ragazze più dolci di questo pianeta, lo giuro. Ci siamo conosciute l'anno scorso, quando un amico di mia mamma, Luigi, gestore del centro sportivo, mi ha proposto questo lavoro.
Lei già lavorava qui da quasi un anno e mi ha aiutato molto i primi tempi.
<amore buongiorno.> ci abbracciamo appena le vado incontro.
Quando ci stacchiamo iniziamo subito ad andare verso il bar, continuando a raccontarci le novità di queste giornate in cui non ci siamo viste.
<saranno comunque quasi tre settimane che non vieni.> mi dice lei mentre ci stiamo cambiando.
<si lo so Mì, da veramente tanto, ma tra l'università e Matteo che è stato male, sono stati dei giorni infernali.>
<come sta ora il piccoletto?> Intanto lego i miei capelli in una veloce coda di cavallo bassa.
<oggi sta meglio. Mia mamma lo riporta dal dottore questo pomeriggio e si spera bene.>
<invece l'esame?>
<poteva andare meglio, ma l'importante è esserselo tolto. Ora però andiamo, sennò chi se lo sente Luigi.>
Una volta esserci messe il grembiule, usciamo dagli "spogliatoi", se così possiamo chiamare, dirette verso il piano bar.

<buongiorno.> troviamo la porta già aperta e dentro c'è Samuele. Lavora con noi qui a Trigoria, prima si occupava di aiutare in cucina, ma l'hanno spostato a lavorare al bar dato che in due non riuscivamo a fare tutto.
D'altronde qui tra sportivi, giornalisti, persone esterne e lavoratori vari c'è sempre il pienone.

Ci mettiamo subito all'opera, dato che iniziano ad arrivare i fisioterapisti, psicologi dello sport e tutti coloro del settore medico-sanitario.
<quelli alle poltroncine stanno parlando di Paulo.> Sto preparando dei cappuccini, quando Samuele mi si avvicina.
<di chi?>
<Paulo Dybala. Stanno parlando della condizione dei suoi muscoli.> dice sempre tenendo un tono di voce basso.
<o mio Dio, i muscoli di Paulo Dybala!> lo prendo in giro, mettendogli nel vassoio i cappuccini.
<ah ah ah, che spiritosa.>
<dai grande tifoso, vai a portare questi al numero 5.> mi continuo a muovere da una parte all'altra del bancone per prendere tutto ciò che ordinano i clienti.
<vado a racimolare qualche altra news.>
Samuele, oltre che essere uno che ti fa letteralmente pisciare sotto dalle risate, è un appassionato di gossip. Letteralmente potresti dirgli un nome di una qualunque persona nel mondo e lui riesce a dirti tutti i suoi più oscuri segreti e non.
<vai gossiparo.> lo prendo in giro con il nomignolo affiliatoli da me e Miriam.
<su cosa si sta informando ora?> è proprio quest'ultima a raggiungermi, con in mano un vassoio vuoto.
<i muscoli di Paulo Dybala.> dico come se fosse lo scoop dell'anno.
Lei sospira e poi mi risponde, poggiando i gomiti sul bancone e sorreggendosi la testa.
<magari avere i suoi muscoli davanti agli occhi.> dice poi con aria sognante.
<torna a lavorare dai.> continuo io scherzando e ridendo per la sua espressione sognante.
<vorresti negarlo?> mi chiede alzando le sopracciglia.
<non dico e non nego niente.>
Prima che lei mi possa rispondere la blocco e guardo verso l'entrata.
<cazzo Mì ci sta Luigi, torna a lavorare.> come se niente fosse, lei prende due cornetti e va verso un tavolo.
Poi però si accorge che in realtà non è entrato nessun altro se non uno dello staff medico e mi manda dolcemente a quel paese con il dito medio. Ma non giudicatemi, mi stava asfissiando con quelle chiacchiere.
Io le mando un bacio volante e torno a fare il mio lavoro.
***
<oggi c'era un casino di gente è.>
<vero, non ricordavo fosse così stancante.>
<stancante quanto tenere un bimbo con la febbre?>
<no, quello non lo supera niente.>
Io e Miriam ne stiamo approfittando della nostra pausa pranzo per fumarci una sigaretta. Stiamo comodamente sedute sul muretto dietro al bar, senza il grembiule, quando arriva di corsa una donna, che tiene un carrello, verso di noi.
La riconosciamo quando ci si avvicina, si chiama Maura, la incontriamo spesso nelle pause ed è capitato di smezzarci una sigaretta.
<ragazze mi serve un favore enorme.> ci dice subito.
<mi hanno chiamato da scuola di mia figlia che si è sentita male, devo correre a prenderla. Non è che potete coprirmi un attimo alle macchinette? Devo riempirle, ma ci impiegherei troppo tempo e->
<ei tranquilla. Ci vado io, te vai da tua figlia.> la rassicuro e mi alzo, buttando a terra la sigaretta.
<grazie, grazie mille.> e se ne va verso l'uscita.
<perché hai accettato? Non ti vuoi godere la pausa?>
<certo che voglio Mì, però la capisco.> la vedo poco convinta.
<Te non avresti fatto lo stesso se a me fosse successa la stessa cosa con Matti?>
la vedo sbuffare prima di rispondere.
<certo che l'avrei fatto. Ma solo perché sei mia amica e Matteo è un bimbo bravo. Sua figlia pare un mostriciattolo.>
<Miriam non si dicono queste cose sui bambini!>
<perché te ancora non l'hai vista. Quando l'ha portata qui urlava e correva da una parte all'altra e voleva vedere a tutti i costi i calciatori. Si è anche buttata a terra facendo una scenata incredibile.> sorrido alle sue parole.
<è solo una bambina Miriam.>
<se io a otto anni avessi fatto una cosa del genere a casa ci sarei tornata zoppicando, non piena di dolcetti e scuse da parte di mia mamma.> continua contro la bimba.
<vabbè dai, l'unica cosa positiva è che potrai vedere i giocatori allenarsi.>
<olè.> mi fingo eccitata.
<poi dimmi quanto sono fighi. E controllami il Faraone già che ci sei.>
<gli parlerò di te.> dico mentre mi inizio ad allontanare dalla mia amica.
<se lo fai ti sposo.> mi urla lei.
<mantieniti single per sposarti con lui.> urlo di rimando. Poi mi rigiro e porto il carrello verso le famose macchinette.

eii, nuova storia. In realtà ho i primi capitoli scritti già da molto. Ma ho preferito dare precedenza alla storia di Micciarella, ma ormai che quella l'ho finita posso dedicarmi ad un'altra storia. Non sono una grande tifosa di calcio, però spero vi piaccia e spero di essere all'altezza, dato che non ho mai scritto fanfiction su calciatori. Già vi chiedo scusa per eventuali errori riguardanti l'ambito calcistico 😂

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