Capitolo 9- appena finisci

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POV LAVINIA
Dopo aver preso l'ordine per i calciatori, Samu mi ha avvertito che il mio orario di pausa era iniziato. Così ho lasciato l'ordine a Miriam, andando fuori per far mangiare Matteo.

Ho preso dalla cucina un piatto di pasta in bianco e lo sto imboccando, ma lui non ha proprio voglia di mangiare.
<voglio giocare mamma!> si lamenta lui.
<se finisci qua la mamma ti porta a giocare.>
<ma non è vero te lavori!>
<amore prima mangi e prima la mamma finisce di lavorare.>
Dopo dieci minuti sembrati infiniti, Matteo finisce finalmente il suo piattino di pasta e non riesco più a trattenerlo che corre dentro il bar.
Fortunatamente Samu mi ha chiamata dicendo che lo sta tenendo sotto controllo lui, ma di non preoccuparsi che già si è seduto ad un tavolino per continuare i suoi disegni.
Io ne approfitto di quei pochi minuti di pausa rimasti e mi accendo una sigaretta, non avendo voglia di mangiare.

Il fumo mi distrae da tutte le preoccupazioni ed i problemi. Mi fa rilassare e mi sento per un attimo come tutte le ragazze della mia età, che nel fumo trovano conforto dopo un esame andato male o un litigio con il fidanzato. A volte vorrei essere così, avere questi problemi, poi però mi sento ridicola ed egoista a pensarlo. Io non ho problemi più grandi, io ho solo una vita diversa. Ho Matteo e per mantenerlo devo lavorare, ma anche studiare. Solo l'assenza del padre è un problema, ma il bambino non ne ha colpa. Matti è luce, Matti è spensieratezza... Matteo mi da la forza, solo lui.
Mentre i pensieri mi inondando la testa, finisco la mia sigaretta e la butto a terra.
Mi lego di nuovo i capelli e torno dentro, pronta a darmi il cambio con Miriam.
***
Quando entro dentro il bar noto subito l'assenza di Miriam e Samu che gira per i tavoli, lasciando così la cassa vuota. E guardando proprio in quella direzione vedo Paulo con in braccio un bambino, mi avvicino e noto che quel bambino è Matteo.
Oddio.
Corro da loro e mi piazzo difronte Paulo.
<ei, che succede?> allungo le braccia e Matteo viene da me.
<stai bene? Ti ha dato fastidio?> mi rivoglio prima a mio figlio e poi al calciatore.
<ma no, tranquilla. Mi ha solo regalato un disegno.> Dybala mi mostra il disegno di Matteo, il quale non smette di sorridere mentre lo guarda.
<ma non era per me scusa?> mi fingo offesa con Matteo, il quale mi abbraccia con le sue braccine.
Nel mentre Paulo sorride nel vedere la scena e  posso vedere il suo sguardo sincero, gli occhi che brillano, veri.
<ei Matteo. Che ne dici di lasciare lavorare mamma e venire a giocare un po' con me?>
le parole del calciatore mi lasciano per un attimo spiazzata.
<posso andare mamma?> Matti è incredulo. Si butta subito giù dalle mie braccia per andare vicino al calciatore ed abbracciarlo forte.
<non so amore. Forse meglio se finisco il turno e vengo anche io.>
<e dai mammaaa.> Matti inizia a lamentarsi e non posso proprio permettermi di sentire una scenata qua dentro, durante il mio orario di lavoro.
<shsh Matti. Cucciolo non piangere che sai che non mi piacciono le scenate.>
Lui mi guarda si male e continua a lamentarsi.
<forse ho sbagliato io.> Paulo si gratta la testa imbarazzato e poi si abbassa all'altezza del bambino per parlargli guardandolo in faccia.
<Matteo, facciamo che ora io vado a fare una cosa con i compagni di squadra e ti passo a prendere tra un oretta?>
<ma avevi detto ora!> mette su un broncio ed io non so cosa fare.
<sisi, lo so. Ma avevo dimenticato di dover andare con Pellegrini. Lo conosci te Pellegrini? Il capitano.> Improvviso, senza sapere bene cosa dire.
<Lavinia, tavolo 12.> Vicino a noi arriva un ragazzo che richiama lei.
<ora?>
<si, veloce. Io faccio il conto per il 7.>
<torno subito.> Lavinia si allontana velocemente ed io resto a convincere il bambino.

<se mi prometti che fai il bravo con la mamma e aspetti un po' di tempo, ti porto a giocare anche con gli altri calciatori.> 
<tutti?>
<quasi tutti.> io sorrido ed il suo broncio sparisce finalmente dal viso.
<va bene. Però devi farlo vero.>
<certo che lo faccio vero.> questa sua affermazione mi fa scappare una risatina e poi lui mi prende di sprovvista, abbracciandomi.
Io circondo il suo piccolo corpicino e sento quel profumo che caratterizza i bambini.
Quell'odore di pulito e dolcezza messi insieme.
<ora fai il bravo però.>
Matteo mi saluta e se ne torna a giocare con un pupazzetto tirato fuori dallo zaino.
Il ragazzo in cassa mi fa pagare e prima di uscire vado da Lavinia che sta servendo l'ordine a un tavolo indicatogli poco prima.
<senti scusami veramente tanto. Non si lamenta quasi mai, ma è comunque un bambino, non pensavo di avere il turno lungo oggi. Però non me la sento neanche di lasciarlo, è piccolo ancora.> dice mortificata, mentre posa sul tavolo Dei succhi, suppongo, d'arancia.
<no te preocupes. No hay problemas.> Quando sto nervoso mi viene da parlare spagnolo, e questa ragazza mi rende terribilmente nervoso.
Mi schiarisco la gola e continuo.
<Torno tra un po', appena finisci.> La saluto e la lascio lavorare, andando a cercare quegli idioti dei miei compagni che mi serviranno per questo pomeriggio...

Famiglia||Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora