~18~
"Inferno e Paradiso, tu ci credi Dante?"
LowLowGrace
Quattro giorni. Mancava sempre meno, ed ero convinta di aver accettato l'idea, ma come si avvicinava il giorno del giudizio, si avvicinavano anche i miei timori. Anche se le cose ora erano diverse, sentivo comunque una paura accarezzarmi dentro, come se si stesse prendendo il giusto spazio, un po' alla volta, affinche potessi arrivare alla Villa completamente affranta e terrorizzata. Mi tenevo le ginocchia in grembo, seduta sul letto della mia camera, col naso rivolto alla finestra, osservando lo spazio erboso che si estendeva oltre le mura di questa gabbia. Non ero sola da molto, anche se pensare era sempre stata un'azione che faceva vacillare il tempo, Austin e Luke si stavano occupando dei loro soliti affari e su permesso di Austin potevo starmene in camera mia a fare niente. Erano passati tre giorni da quando il ragazzo dai capelli corvini mi aveva sorpresa, constatando che ero attratta dalla sua oscurità, mi aveva colta alla sprovvista e questo solo perchè non lo avevo ancora ammesso ufficialmente a me stessa. "Il tuo corpo me lo ha fatto capire già da tempo." Aveva detto e li per li mi ero sentita spoglia, come se avesse portato alla luce un segreto che volevo rimanesse nascosto. Non sapevo nemmeno io come sentirmi a riguardo, figuriamoci venir colta in flagrante dalla persona oggetto delle mie attrazioni, tanto che nel corso di quella cena, in cui alla fine eravamo rimasti soli, non avevo trovato un argomento di cui parlare, qualcosa che potesse almeno distrarmi, no, ero rimasta imbambolata con le guance rosse, imbarazzata per quasi tutta la cena.
Sospirai sgranchendomi le gambe e riportandole di nuovo in grembo, le braccia avvolte attorno ad esse e il mento appoggiato sopra. Mi rassicurava stare rannicchiata in quella posizione e, osservare il verde paesaggio fuori dalla finestra mi ricordava che ero sempre piu distante dalla mia vita di prima. Avevo avuto tempo per rimuginare sul discorso avuto con Austin, sebbene quel giorno mi era stato detto che avevo avuto uno shock psicogeno, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ricordare nulla, se non tutto l'accaduto dopo il mio risveglio. Vivevo con i pensieri rivolti ad Austin che oscillavano a metà; metà gli credevo e metà credevo ancora che fosse parte di un piano, ma quella era la parte paranoica di me, quella razionale sapeva molto bene che per come era fatto Austin, per quanto scaltro e subdolo, non sarebbe mai stato capace di fingere di essere una persona che non era. Eppure mi tormentavo, forse un po' meno di prima ma comunque, era certamente peggio continuare a graffiarsi dentro alla ricerca di spiegazioni per le emozioni che provavo. Sarcasticamente pensai che il vero shock non era stato quello psicogeno, ma bensì, sentire le confessioni a cuore aperto di un'ombra. Perchè era questo che era Austin per me, un'ombra che non si sarebbe mai staccata da me e che pareva voler sempre far parte del mio essere; ma allora perchè, se era la mia ombra, era solo di notte che lo vedevo per quello che era? Quando calava il sole, si apriva veramente, lo avevo capito la notte in cui eravamo rimasti svegli fino a tardi a parlare e ne avevo avuto conferma il giorno precedente, al mio risveglio, e s'era vero che la notte faceva luce a troppi pensieri, allora Austin doveva averne da parecchio, costretto a convivere con il buio della sua anima. Eppure non mi spaventava più, anzi, ero quasi certa che ciò che mi aveva terrorizzato di lui era stato l'ignoto delle sue intenzioni e la sua violenza, ma forse non lui in sé per sé. Mi intimoriva certo, ma c'era sempre stato qualcosa di inspiegabile che mi incatenava a lui in un modo cosi calamitante e oscuro, da esserne piacevolmente sorpresa. Sapevo queste cose ora, perchè prima non mi ero mai posta certe domande e benché lo volessi o meno, dovevo accettare il fatto che ora, Austin ed io, eravamo destinati a viaggiare l'uno affianco all'altra verso il nostro funerale. Non sapevo se essere sollevata per avere la protezione di qualcuno che ne sapeva più di me di questo "mondo" o se esserne ancor più spaventata per la posta in gioco.
Sospirai, accarezzandomi il palmo con il pollice, cercando conforto dalla fonte di quelle perplessità.
<<A cosa pensi?>> sussultai all'improvviso sentendo presto il cuore battere piu forte, mi voltai di scatto nella direzione della voce, ancora presa dagli effetti dello spavento, rilassandomi quando due occhi blu come l'oceano s'incatenarono ai miei. Austin si sedette poi sulla poltrona nell'angolo. <<Cristo. Mi hai spaventata a morte.>> sospirai cerando di riprendermi, in risposta ricevetti una risata leggera. <<Scusa, non volevo spaventarti.>>
Mi alzai in piedi stiracchiandomi e sentendo il cuore tornare lentamente al suo battito originale. <<Tranquillo. Non ti ho sentito entrare tutto qui.>> - <<Me ne sono reso conto.>> un sorriso gli riempi il viso e fu una sensazione nuova, vedere Austin sorridere divertito era qualcosa che scaturiva piacevoli emozioni contrastanti. A volte avevo la sensazione che fosse come se un suo gemello fosse comparso dal nulla, il gemello gentile ovviamente. Invece no, era sempre la stessa persona che mi aveva mutilata. Assurdo.
<<Credi in Dio?>> esordi all'improvviso, mi accigliai confusa. <<Cosa..?>> mi avvicinai a lui, sedendomi all'angolo del letto in mancanza di altre poltrone. Tutte e tre le camere, mia, di Austin e Luke avevano più o meno lo stesso modello: letto con due comodini, armadio, scrivania e due poltrone, oltre che nella mia c'era una cassapanca ai piedi del letto e una sola poltrona. Tutte e tre uguali eccetto per i colori diversi, la mia era decisamente più femminile ma ringraziavo per non averla scelta rosa, lo trovavo un colore abominevole. <<Hai detto Cristo quando ti sei spaventata e mi domandavo se fossi cristiana.>> rimasi colpita da quell'insolita curiosità da parte sua, non avevo mai avuto modo di parlare con nessuno di religioni e credenze. <<Oh. No, cioè si sono cristiana ma solo perché sono stata battezzata e tutto il resto, ma no, non credo in->> indicai con l'indice il soffitto. <<Dio?>> terminò Austin per me. Riportai la mano sulla coscia. <<Beh, chiunque ci sia là sopra.>> non che mi importasse più di tanto se Dio esisteva o Gesù o chiunque elencato nella Bibbia, se fossero esistiti non avrebbero permesso che vivessi tutto questo dolore. <<Direi che non ci credi.>> affermò Austin mettendosi comodo sulla poltrona e capii che era un altro momento di profonda conversazione. Pian piano iniziavo a sentirmi sempre più a mio agio in momenti come questo, da sola con lui. <<No, direi di no. Alla fine il battesimo, la comunione, la cresima eccetera non sono state una mia scelta e inoltre ero troppo piccola per capirne il significato. Ci credevo un tempo, durante i mesi di ricovero di mia madre ho pregato tanto, non avevo mai avuto motivo di non farlo e ho chiesto aiuto tante volte. Quell'aiuto non è mai arrivato, nemmeno un briciolo di sollievo, mai. Da li ho realizzato che non c'era nessuno a guardare dall'alto, solo destino e scelte di vita.>> sospirai impassibile, avevo solide ragioni per non credere nel Dio cristiano, non facevo un torto a nessuno a scegliere diversamente a dispetto di quanto fosse stato deciso per me in passato. Ora ero sola, ero adulta e avevo la testa per scegliere cosa fosse meglio per me. << Tu ci credi?>> chiesi di rimando. Austin sorrise di nuovo. <<Certo che si, ma non in Dio, c'è Lucifero che mi aspetta all'inferno.>> imitò il mio gesto di poco prima indicando con l'indice il pavimento e mi resi conto che la riposta era no e ne fui sollevata, non tanto per la risposta ma perchè capii che avevamo un'altra cosa in comune. Soprattutto era confortante sapere che trattavamo l'argomento con sarcasmo, ben consapevoli che la credenza in Dio fosse solo una creazione terrestre per far sentire tutti più tranquilli quando non sanno dove sbattere la testa. Risi. <<Ah si? C'è un altro inferno? Ah mannaggia, io che credevo di starlo già vivendo.>> iniziavo a vivere l'argomento con divertimento. <<Mi dispiace deluderti, ma hey, magari conoscendo l'inferno che viviamo qui, magari con Lucifero ci si sbronza e ci si diverte al caldo.>> rise di nuovo, assumendo un tono retorico e da recita, enfatizzando le fantasticherie di cui stavamo parlando. Alle sue parole però, mi feci un po' più seria, alzando un sopracciglio sorpresa. <<Stiamo?>> sottolineai. Ed ecco che anche il suo sorriso lentamente si spense. <<Credimi non è stata una passeggiata nemmeno per me tutta la storia del Circolo, non sono sempre stato capo di me stesso se cosi si può dire.>> annuii. <<Saprò mai tutta la storia?>> chiesi, curiosa di sapere quanto il dolore si fosse preso anche la sua di anima. I suoi occhi si incatenarono ai miei, rivelando gli angoli della bocca leggermente sollevati. <<Forse un giorno.>> mi fece l'occhiolino e un brivido mi percorse la spina dorsale. Iniziavo a trovarlo attraente e questa cosa mi spaventava. Alzai le mani in segno di resa, cercando di riprendermi evitando di mostrargli la mia imminente goffaggine davanti ai suoi gesti. <<Va bene, non insisto, non ce bisogno di dire altro.>> ridemmo entrambi e osservai le sue spalle alzarsi e abbassarsi mentre un ruvido, profondo suono proveniva dalle sue risa. Non aiutava nemmeno sentirlo ridere. Mi schiarii la gola, per il timore di imbambolarmi di fronte a lui. <<Però sul serio, a cosa credi?>> tornai seria, interessata a scoprire di più. Ci guardammo per lunghi istanti e stavolta fui io a cercare dentro di lui, invano, era ancora troppo restio per lasciarmi entrare. <<Sinceramente? La vedo piuttosto come te, non credo in dio, a dire il vero non sono nemmeno Cristiano, io il battesimo e tutto il resto non li ho fatti. Non credo di aver mai messo piede in chiesa, ero esonerato dalle lezioni di catechismo fortuna mia. La trovo una cosa piuttosto ridicola, voglio dire, Dio e la Bibbia sono solo invenzioni, ma la cosa più ridicola è che se si analizza la Bibbia ci sono un sacco di stronzate. "Perdona sempre, non odiare nessuno, ama il prossimo, sii benevolo con tutti." No cazzo, non amo il prossimo, fatico ad amare me stesso e dovrei amare tutti gli altri? E se il prossimo fosse un gran figlio di puttana devo pure perdonarlo? No. Non eiste. >> sorrisi attirando la sua attenzione. <<La vedo esattamente come te, come se Dio fosse il re del mondo e noi fossimo schiavi del bene, senza contare che se peni nella vita, finirai all'inferno e quindi chi ci crede? Deve fingere o trattenere la sua natura solo per paura di qualcosa che non si sa nemmeno se sia reale? Cavolo no!>> - <<Esatto! È follia, ma sono ancora più folli quelli che ci credono.>> si guardò intorno disinvolto. <<Forse penseranno lo stesso di noi. Credo anche io nelle scelte, ma meno nel destino, non credo nelle coincidenze, da qualche parte c'è e ci sarà sempre un bastardo che prende la decisione e avviene tutto come un meccanismo a catena, tipo domino. Probabilmente anche tu ti sarai chiesta perchè te tra tutti o forse avrai pensato che era una casualità. Beh non lo era, il Padrone per motivi suoi sceglie le ragazze da rapire, noi eseguiamo gli ordini ed è tutto una reazione a catena.>> feci una smorfia di disappunto. In fin dei conti non aveva poi tutti i torti, ma mi scocciava non sapere perchè fossi stata scelta, sapevo sin dal principio che non era una casualità e sia Austin che Luke me lo avevano confermato quasi subito, eppure ero ancora certa che il destino fosse stato molto stronzo con me. <<Comunque sia, il paradiso è una mera ipotesi, sono più convinto che ci sia una vita dopo la morte, ma che non si stabilisce in base a ciò che hai fatto nella vita. Io di certo non merito e non cerco redenzione, anzi, credo piuttosto che le scelte che fai in questa vita le paghi nella prossima anche se da una parte, in questa vita, mi sembra tutto abbastanza bilanciato.>> - <<In che senso?>> - <<Ho fatto del male e ho ricevuto del male, è di questo che parlo. Il karma mi ha colpito molto più in fretta di quello che mi aspettassi. Posso dire che però, l'inferno non è là sotto, l'inferno è qui, in questa vita, dove sei schiavo del più ricco e del più forte, dove sei schiavo dei dubbi e delle domande, schiavo di un sistema che non accetta obiezioni o divergenti. Se l'inferno esistesse davvero, lo bramerei, mi sentirei indubbiamente più libero di quanto io mi senta in questa vita.>> fissò il vuoto e le sue ultime parole mi trafissero. Quanto lo capivo, sebbene non mi fossi mai ufficialmente condannata, spesso avevo pensato che la morte sarebbe potuta essere una valida alternativa, avrebbe spento tutto quel dolore e quell'agonia, ma fortunatamente, era sempre stata un'ipotesi che reputavo codarda, una strada troppo facile da perseguire pur di lasciarsi alle spalle quello che capitava di male, e io non ero una codarda, non potevo dimenticare il bello e andarmene per un dolore che potevo ancora sopportare o imparare a controllare. Non avevo mai avuto la certezza se grazie a quel dolore, un giorno sarei diventata un mostro, sapevo solo che l'oscurità mi aveva accolta, mi aveva teso una mano e io l'avevo afferrata nel momento in cui ero troppo disperata per rifletterci, da quel giorno, l'oscurità aveva promesso di proteggermi, aveva accolto il mio dolore e lo aveva reso amico, ma in cambio, io non ero più stata in grado di liberarmi di quell'oscurità e non ero più stata me stessa. Schiava di essa. Avevo imparato a conviverci cosi bene che senza mi sarei sentita completamente persa. Rinsavii dalle mie riflessioni e lo guardai cupa. <<Non c'è spazio per le strade facili vero?>> era una domanda retorica quella che gli feci . I suoi occhi si erano fatti scuri e mi guardavano quasi attraversandomi e sapevo che si stava contenendo di proposito, se voleva, poteva attraversarmi senza difficoltà. <<Abbiamo sopportato troppo per buttare tutto all'aria e non combinare qualcosa di buono.>> parlava di nuovo al plurale ma stavolta non glielo feci notare. Ora eravamo sulla stessa lunghezza d'onda, sebbene avevamo parlato tra le righe per quasi tutto il tempo, era stato il discorso più chiaro e più diretto che potessimo fare. Finalmente, avevo di fronte qualcuno che era macchiano di nero come me.
Mi raddrizzai, cercando di distaccarmi da quell'attimo di dissociazione, tornando alla realtà. <<Allora, cos'eri venuto a fare?>>
Si schiari la voce e si alzò in piedi e la distanza che si interpose fra di noi mi fece sentire incredibilmente piccola. <<A vedere come stavi e ad informarti che per due giorni Luke sarà al Circolo per alcune questioni, quindi saremo soli. Tornerà per il tuo trasferimento.>> la mia bocca si spalancò in una "O". Non sapevo se essere contenta di avere Luke fuori dai giochi per un po o se sentirmi a disagio nel sapere di trascorrere tutto quel tempo da sola con Austin. Sorrise. <<Sorpresa?>> mi portai una mano alla bocca cercando di nascondere l'incredulità, scatenando una roca risata da parte sua. <<Grace, non mordo, puoi star tranquilla e senza Luke in giro non dobbiamo fingere niente.>> lentamente abbassai la mano. A questo non ci avevo pensato, sicuramente era un pro alla situazione. <<è solo che non so come passeremo il tempo e non so bene come sentirmi.>> - <<Lo capisco. Se ti può rassicurare anche per me sarà strano. Sarà comunque la prima volta che trascorrerò del tempo con una schiava in modo normale.>> mi irrigidii al termine "schiava" e lui lo notò. <<Mi vedi ancora come una schiava?>> divaricò leggermente le gambe in una postura sicura e incrociò le braccia al petto, guardandosi per un'istante le scarpe per poi riportare lo sguardo severo su di me. <<No. Sei una persona, una persona che sta cambiando le cose e per quanto questo possa farmi sentire sbilanciato, ti posso assicurare che quello che ti ho detto è vero e sincero, voglio proteggerti e in questa intenzione c'è anche il toglierti dalle vesti di schiava, almeno con me.>> annuii non trovando parole giuste da dire. Abbassai lo sguardo sulle mie gambe, sentendomi sollevata ma anche spaventata. Il discorso alla fine era sempre lo stesso, il mio incubo ora mi teneva al sicuro sotto la sua ala ma la posta in gioco era sempre più alta. Le sue gambe fasciate da pantaloni neri si fecero largo ne mio campo visivo ma non lo guardai. Non temevo più la sua vicinanza, non avevo più bisogno di nascondermi. Mi sollevò il mento con due dita incitandomi a guardarlo e quando i miei occhi si incatenarono nei suoi, realizzai quanto la sua vicinanza fosse una specie di trappola, il suo magnetismo si avviluppava attorno alla mia anima in un modo che non poteva essere definito umano. Se non avessi avuto la certezza che Austin, a discapito del male che aveva causato, fosse umano, avrei preso in considerazione l'idea che potesse essere un vampiro o una creatura bizzarra mitologica. Non poteva essere solo una mia impressione. Sotto la sua presa decisa ma delicata tremai quasi impercettibilmente e questo bastò per vedere l'angolo destro delle sue labbra sollevarsi compiaciuto. Il tempo parve fermarsi, le mie labbra si schiusero, travolta dal suo sguardo e dalla sua energia.
<<il terremoto della tua presenza fa tremare anche la mia anima, ma mai vacillerà il giudizio che ho di te.>> sbattei le palpebre un paio di volte, non perchè non avessi compreso le sue parole, anzi, rimasi colpita dalla chiarezza e il tono con cui le disse. Ogni parola suonò come una melodia incantata, la sua voce si era fatta roca e suadente tanto da lasciarmi imbambolata, non poteva essere più chiaro di cosi. <<E io credo che l'inferno è qualcosa che ti porti dentro e non un posto dove andare.>> risposi decisa. Poteva sembrare qualcosa di strano visto da fuori, una conversazione incomprensibile, ma per noi, che ci stavamo avvicinando sempre di più, era il modo più chiaro di comunicare, di dirci i nostri pensieri, sempre tra le righe ma sempre dritti al punto. Con mia grande sorpresa stacco le dita dal mio mento, per alzarla di pochi centimetri e aprire dolcemente la mano sulla mia guancia, sorridendomi. Istintivamente mi ritrovai ad accoccolarmi alla sua mano e a chiudere gli occhi. Poteva essere possibile sentirsi al sicuro tra le mani del proprio carceriere? Per quanto assurdo, per me lo era, perchè sebbene Austin mi avesse resa schiava e probabilmente anche schiava di lui, mi stava offrendo un'alternativa e quell'alternativa l'avevo accolta dopo delle riflessioni senza capo né coda, con la conclusione che l'unica cosa che potevo fare era seguire l'istinto e fare quello che sentivo giusto. "Non pensare" questo avevo iniziato a ripetermi. Forse sarebbe stata una scelta stupida, ma lo era stato altrettanto fare l'opposto, quel troppo pensare che mi aveva massacrata.
Sentii il gelo quando tolse la mano dal mio viso, facendomi riaprire gli occhi di scatto col timore che lui potesse scomparire, ma era sempre li, davanti a me, impetuoso e magnetico, non se ne sarebbe andato e di questo ne ero certa.
Mi porse la mano che guardai per qualche secondo per poi guardare di nuovo Austin, trovandolo in uno sguardo comprensivo. <<Vieni, andiamo a salutare Luke e poi capiremo cosa farne del tempo insieme.>> afferrai la sua mano e mi aiutò ad alzarmi, mi sentivo quasi infantile per il modo in cui mi facevo condizionare dalle sue parole, come se la mia disperazione avesse raggiunto il culmine e non avessi altra scelta se non quella di farmi condurre al buio da lui. Questo sarebbe stato meglio del vivere l'inferno da sola e sebbene ancora mi ostinavo a volermi isolare, a percepirmi come fossi sempre sola, sola a vivere il dolore, per la prima volta lasciai che qualcun altro entrasse e si sedesse accanto a me, senza bisogno di discorsi motivazionali o di parole giuste da scegliere con cura. Austin non mi compativa e di questo gliene ero grata e il motivo non era stato raccontargli il mio dolore e dirgli che odiavo essere compatita, Austin voleva lo stesso per se stesso e sapeva che la compassione è per i deboli, per i guerrieri serve qualcosa di più forte di due dita di Whiskey e per me Austin era quel Whiskey, bruciava il suo sguardo, il suo tono, la sua presenza, proprio come il liquore brucia mentre scende nello stomaco, e non c'è miglior conforto di quel calore quando dentro hai solo ghiaccio. Lo seguii pochi passi prima che la sua mano si fermò sulla maniglia della porta con esitazione, rimase qualche secondo di spalle apparentemente indeciso prima di voltare il capo e guardarmi. <<Quando scendiamo di sotto, vai alla sedia, ti legherò, sarà tutta una messinscena, tu seguimi.>> annuii, mi fidavo abbastanza per sapere che non era un inganno il suo.
Attraversammo il corridoio, io dietro di lui a testa china. Appena scorsi Luke vicino alla porta d'ingresso, la mano possente di Austin si avvolse attorno al mio braccio dandomi un leggero spintone sulle scale, enfatizzai la cosa fingendo di essere inciampata e aggrappandomi saldamente al corrimano. <<Muoviti, adesso hai finito di fare giochetti.>> vidi il biondo osservarci compiaciuto, o meglio, osservava me nel vedermi sottomessa e vulnerabile. Bastardo. Raggiunsi la fine delle scale e appena sentii di nuovo la mano di Austin sfiorarmi, mi scostai bruscamente fingendomi infastidita da quel trattamento, in realtà non volevo altro se non il contatto con lui. Mi sedetti sulla sedia in centro al salotto e portai i polsi dietro alla schiena, assumendo un'aria contrariata e osservando Luke in cagnesco. Mentre Austin prese a legarmi i polsi il biondo si avvicinò, le mani in tasca e lo sguardo incuriosito. <<Ma che succede?>> nemmeno un pugno sul muso gli avrebbe tolto quel ghigno strafottente che portava come una seconda pelle. <<Ahi! Mi fai male.>> mi dimenai. Era tutta finzione e stavo quasi godendo nell' ingannare Luke, consapevole che era una presa per il culo bella e buona, era una sorta di vendetta per me. Il giorno che avrebbe scoperto questo memorabile tradimento, speravo di essere in prima fila per godermi la sua faccia finalmente spenta da qualsiasi sorriso. Austin mi strattonò piano, ma parve averlo fatto molto piu forte dato che Luke mi affiancò per accarezzarmi il viso. Il ribrezzo che provavo ogni volta che mi toccava era nauseabondo e la tentazione di sputargli in faccia era alta ma cercai di trattenermi. Impotente non potei far altro se non farmi toccare il viso da lui, il mio sguardo gridava disappunto mentre i suoi occhi marroni mi scrutavano famelici. <<Che hai combinato stavolta mh?>> un sorriso perverso gli illuminò il volto rendendolo inquietante e in risposta mi strattonai dalla sua presa voltando il viso di fronte a me. Rimasi in silenzio non trovando una bugia abbastanza credibile da rifilargli. <<Stava tentando di nuovo la fuga, l'ho beccata a scassinare la finestra della sua camera.>> ingegnoso. Pensai. Austin era un bravo bugiardo e un bravo attore, la sua voce era la stessa delle prime settimane, piatta e impassibile ma decisa al tempo stesso. <<Dannazione! L'hai stretta troppo.>> cercai di muovere i polsi, in realtà stringendoli tra di loro dato che la corda era parecchio allentata, mi avvolgeva i polsi come un guanto di velluto. Ciò che contava era che fosse credibile. <<Credevo fosse diventata più docile.>> constatò il biondo e mi raggelai, rendendomi conto che come messinscena poteva sembrare incoerente dato che fino a qualche giorno prima ero completamente arresa ai loro voleri e ora, a quanto pareva, avevo tentato la fuga. Capii che anche austin si era irrigidito, vidi le sue spalle con la coda dell'occhio e fu una reazione quasi impercettibile che io però captai. Si avvicinò piu a me, rientrando nel mio campo visivo, incrociò le braccia al petto e un'espressione quasi divertita gli compari sul viso. <<Già, lo credevo anche io, come mai questo nuovo attentato alla fuga?>> se avessi potuto scomparire o farmi risucchiare dalla sedia sarebbe stato un sogno in quel momento. Di primo acchito mi venne da guardare Austin con incredulità ma mi trattenni, ricordandomi della situazione già abbastanza scomoda. Mi ricomposi assumendo un atteggiamento intimorito. <<I-io..ho avuto paura, è stato stupido lo so..>> l'esitazione con cui lo dissi sperai che si riconciliasse con l'atteggiamento sottomesso che per luke avrei dovuto avere, tuttavia dentro di me provai un moto di rabbia, Austin ed io avremmo avuto un bel confronto più tardi. Quest'ultimo mi guardò severo ma attraverso quelle iridi blu scorsi una certa soddisfazione per la mia risposta. <<Si, hai detto bene, è stato stupido. Non ricapiterà più, vero?>> annuii sottomettendomi alla sua volontà, era l'unico modo. <<Finché passerà due giorni legata su questa sedia non correremo pericolo>> esordi il biondo in tono strafottente, avessi avuto la possibilità e il coraggio, avrei provato piacere nel pugnalarlo, ma non c'era miglior vendetta della pazienza. Austin sarebbe stato il suo pugnale affilato, dovevo solo aspettare. Mantenni lo sguardo basso, la mano di Luke mi raggiunse di nuovo, stavolta però torchiandomi il labbro inferiore con il pollice, si abbassò alla mia altezza affinché i nostri occhi si incrociassero. L'impulso di distogliere lo sguardo era alto, ma sostenni il suo sguardo provocatorio, non mi intimoriva quanto l'ombra al mio fianco. <<Sguardo basso schiava.>> ordinò e cosi feci. Non era il momento di fare scelte stupide e dimostrare che non avevo più paura, cosi facendo avrei messo Austin e me a rischio e non potevo. Pochi secondi dopo le sue labbra erano sulle mie, ne fui sorpresa, sorpresa di sentire la morbidezza e il calore della sua carne. Fui altrettanto sorpresa quando si staccò poco dopo, rivelando un bacio casto che mi lasciò confusa. Alzai lo sguardo senza permesso aspettandomi qualunque cosa tranne un sorriso sghembo che non raggiunse gli occhi rendendolo inquietante. <<Fa la brava finché sono via, quando torno ci divertiamo.>> mi si formò un nodo alla bocca dello stomaco che lentamente saliva. Stordita dal suo gesto e dalle sue parole lo osservai allontanarsi verso l'ingresso, farci un inchino e andarsene dopo averci salutati divertito.
Un grugnito attirò la mia attenzione, distogliendomi dalla confusione in cui ero assorta. Alzai lo sguardo notando un Austin alquanto incazzato che fissava la porta, se gli sguardi avessero potuto bruciare, la porta sarebbe stata in fiamme già da qualche minuto. <<M-mi dispiace..>> non so perchè mi scusai pur sapendo di non aver fatto nulla, eppure fu una cosa che usci da sola. Rinsavì, scostandosi per slegarmi. <<Non devi scusarti, non hai fatto nulla di sbagliato e Luke fondamentalmente nemmeno, è sempre stato una specie di playboy con le schiave, nulla che non abbia già visto mille volte, sono io che mi infastidisco ogni volta che ti tocca.>> sentendo di nuovo i polsi liberi mi alzai in piedi, ancora confusa dall'accaduto. Perchè un bacio casto dopo praticamente un mese? Cosa gli passava per la testa? Mi portai una mano alla bocca dello stomaco sentendomi in subbuglio, ero profondamente disgustata da lui. Vidi con la coda dell'occhio Austin andare alla finestra, scostare la tenda e osservare per pochi istanti prima di avvicinarsi di nuovo a me. <<Siamo ufficialmente soli.>> il suo sguardo si fece più morbido mentre il mio fece l'opposto portandolo ad accigliarsi. Mi avvicinai a grandi falcate di più a lui per poi dargli uno spintone che non lo mosse nemmeno di un soffio. <<Sei un'idiota! Perchè cazzo mi hai messo in difficoltà?>> mi aspettavo una reazione confusa mista al fastidio ma quel che trovai sul suo viso fu solo uno sguardo comprensivo. <<Non potevo prima dirgli che ti avevo beccata a scappare e poi dirgli che sapevo esattamente il perchè.>> affermò e la cosa aveva senso, ma volevo avere ragione per una volta. <<Perchè no? Per quanto ne sapeva lui poteva anche essere che tu me lo avessi chiesto prima di scendere.>> le sue spalle si rilassarono ulteriormente e mi guardò come a dire "non vai da nessuna parte arrampicandoti sugli specchi", odiavo quando aveva ragione. <<Grace.->> suonò come un dolce ammonimento e in risposta incrociai le braccia al petto. <<-era un rischio, inoltre era l'unico modo per scatenare una reazione da parte tua. Eri troppo rigida e pensavi troppo a cosa dire e cosa fare. Doveva vedere una reazione vera per credere alla farsa.>> detto ciò mi sorpassò per andare in ufficio, la famosa stanza proibita. <<E adesso dove vai? Non ho finito.>> dichiarai ancora infastidita, anche se con lui era difficile rimanere arrabbiata. <<Hai ancora molto da imparare. Vieni, ti insegno qualcosa.>> disse prima di scomparire oltre la soglia della stanza. Quasi tremai dall'emozione nell' avere finalmente accesso alla stessa stanza a cui avevo rivolto grandi domande. Lo seguii pochi secondo dopo e quello che vidi mi lasciò molto più sorpresa di quanto potessi immaginare.
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D E S T R O Y E D <<oscuro come il futuro, misterioso come chi ti sta vicino>>
Bí ẩn / Giật gânDESCLAIMER: Questa storia è sotto la categoria Darkromance. Possiede contenuti espliciti e tematiche forti. Se siete sensibili a questo genere di tematiche ne si sconsiglia la lettura. Una storia avvincente e originale con contenuti drammatici, cont...