DANNAZIONE A TE

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Mi svegliai di scatto e subito il mio cuore iniziò a battermi forte, non appena realizzai di essere semi distesa su un gelido pavimento. La vista era un po' sfocata, tentai di stropicciarmi gli occhi ma il movimento venne impedito dai miei polsi legati dietro alla schiena, da quelli che capii poco dopo fossero dei fermacavi. Avevo le gambe indolenzite cercai di piegarle di lato per tentare in una posizione piu comoda, un po' a fatica riuscii nel mio intento. Dopo aver recuperato lucidità nella vista, mi guardai attorno, cercai di capire dove fossi, di analizzare tutto ciò che mi circondava, non si sapeva mai che se avessi avuto occasione di allarmare qualcuno, mi fossi trovata nella situazione di dover dare indicazioni del luogo in cui ero. All'improvviso ricordai: la mia borsa con all'interno il mio cellulare, le chiavi di casa e i documenti, li avevo lasciati alla mia migliore amica prima di uscire dalla casa.

Un nodo alla gola mi prese alla sprovvista, rimproverandomi di aver lasciato la casa, di esser voluta uscire a respirare aria piu pulita. Sarei dovuta rimanere dentro, anche a costo di soffocare nell'aria viziata prodotta da quella festa. Quanto mai avevo deciso di uscire, a quest'ora mi sarei svegliata nel letto di Autumn, con Tyler vicino e con un forte mal di testa ma sarei stata a casa, con le persone che amavo. Invece no, la mia decisione mi aveva condannata, portandomi esattamente tra le mani di persone malvagie che Dio solo sa cosa volevano farmi. Non c'era garanzia che mi rassicurasse che sarei uscita viva da quella situazione. Una silenziosa e discreta lacrima abbandonò i miei occhi. Non potevo, non dovevo permettermi di essere vulnerabile, l'unica speranza ero io stessa, dovevo contare sulle mie forze e sul mio coraggio. Non era certamente un film questo e a differenza di essi, la realtà era molto piu brutale e spaventosa, ma un fondo di verità prodotto dai film c'era ed era quello che essere disperati, vulnerabili e spaventati portavano alla morte sicuro. Invece dovevo lottare per la mia vita. Sperai solo che Autumn e Tyler chiamassero aiuto per la mia improvvisa scomparsa, non avevo idea di dove fossi, speravo solo di non essere dannatamente lontana da casa.

Nonostante il mal di testa che mi martellava il cranio, la sete e una forte stanchezza fisica, ricordavo cosa era successo ore prima, ma decisi che sarebbe stato d'aiuto rammentare la serie di eventi prima del mio risveglio qui: la festa, Autumn ubriaca, a fatica l'avevo trovata ma perso di vista Tyler, le avevo lasciato la borsetta con tutti i miei effetti personali, avevo lasciato entrambe nel bagno della casa di Cheryl per uscire e far due passi, con l'intento di smaltire un po' la sbronza e respirare aria pulita. Ricordo che passeggiavo sul marciapiede, ho sentito un auto fermarsi alle mie spalle, delle portiere sbattere, una presa sul mio corpo e quella voce...profonda, bassa e molto intimidatoria all'orecchio e poi il buio.

Rammentando quella voce mi vennero i brividi, non l'avevo mai sentita prima, ero solita a ricordare voci, persone, volti ma ero certa di non aver mai sentito quella voce. Dunque era certamente qualcuno di cui non conoscevo l'esistenza, speravo solo di aver la possibilità di collegare la voce ad un volto, sperando non si trattasse di un viscido signore di mezza età con idee perverse sul mio conto.

Destandomi dai miei pensieri mi guardai attorno, portando l'attenzione su ciò che mi circondava: il pavimento di piastrelle grigio scuro, freddo che richiamavano il grigio un po' piu chiaro delle pareti. Un arredamento sul nero, grigio e beige che non dava minimamente l'aria di essere un luogo squallido, anzi, all'opposto era una casa o un appartamento ben curato, moderno e scrupolosamente abbinato a tutto. Pareva essere piu strano un ambiente cosi che una cantina ammuffita. Ero in un salotto, due divani a tre posti di pelle nera e un tavolino di vetro erano davanti a me, avrei preferito trovarmi li sopra invece che su questo pavimento gelido, ma dopotutto che pretesa, ero vittima di un criminale, non protagonista di una fiaba. La casa era curata, ben tenuta, moderna e nell'insieme aveva uno stile elegante e al contempo misterioso. Qualche metro più avanti vi era la porta d'entrata che guardai con desiderio. Una via di fuga forse, ma sarei ingenua a credere che la lascino aperta. Pensai. Molti pensieri oscuri si stavano insinuando nella mia mente, cosi come una serie di domande annebbianti che non avrebbero avuto risposta tanto in fretta. Non avevo la minima idea del perché fossi qui e del perché proprio io dovessi essere la vittima e non qualsiasi altra ragazza. Certo, non ero la persona piu fortunata del mondo ma ero una brava persona, circondata da altre brave persone ed era una ferma certezza quella che ne io ne la mia famiglia avesse mai commesso crimini. Seppur fossi agitata ed impaurita cercai di razionalizzare il mio stato e attaccarmi alla speranza che, o mi avrebbero trovata, o sarei riuscita a scappare con le mie forze e dovevo far leva sulla mia determinazione e il mio coraggio per potercela fare. Ero stanca da morire, infreddolita e sentivo un gran bisogno di piangere per sfogare tutte le mie emozioni contrastanti. Mi guardai attorno accertandomi di essere sola e silenziosamente lasciai andare le lacrime che tanto avevo trattenuto. In pochi secondi mi ritrovai a tremare tra un singhiozzo e l'altro quando all'improvviso una voce profonda catturò la mia attenzione: <<Oh piccola Grace, non c'è bisogno di piangere, se ti comporterai bene, filerà tutto liscio.>> Nonostante il viso ormai bagnato dalle lacrime, smisi di piangere ma non di tremare. Quella voce. La riconoscevo ma solo perché l'avevo sentita la sera prima, alle mie spalle. La curiosità si pose davanti allo sconforto, rivelando ai miei occhi la figura di un giovane uomo, forse sulla ventina, avvicinarsi a me. Occhi marroni, capelli biondi, alto e ben piazzato. Si avvicinò cautamente a me e mi sentii in trappola, si abbassò alla mia altezza studiandomi con sguardo compiaciuto. Di rimando lo studiai anche io, evitando il contatto visivo, temendo ciò che avrei potuto vedere, ma dovevo essere forte se lui avesse pensato di potermi controllare a piacimento perché troppo vulnerabile, non ne sarei uscita viva.

D E S T R O Y E D &lt;&lt;oscuro come il futuro, misterioso come chi ti sta vicino&gt;&gt;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora