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There are teeth marks
on everything he ownsCaleb
Erano passati due anni da quando aveva inciso l'ultima linea sul muro delle prigioni della Villa, ma il tempo sembrava molto meno. Non comprendeva come fosse possibile che erano passati già due anni. Tirò un calcio al tavolino di acciaio facendo cadere gli strumenti chirurgici sul pavimento, un flacone di antisettico che non era chiuso bene si riversò sul pavimento. Caleb rimase seduto sullo sgabello di pelle nera, fissando con sguardo perso il danno appena provocato dalla sua furia. Aveva le labbra contorte in una smorfia nervosa, le sopracciglia corrucciate. Ricordava bene la delusione quando aveva visto Austin sostituirlo, era da sempre una minaccia. Il Padrone aveva scelto un altro e non lui. Austin era un problema e i problemi andavano eliminati, ma come poteva Caleb, pensare di riuscire ad eliminare il favorito del Padrone? Del suo Padrone. Quale oltraggio se si fosse messo in mezzo. Serviva la Villa con onore e una parte di lui era stanca, ma era la parte che Caleb cercava di soffocare strangolando con mani invisibili eppure quel pensiero, quel desiderio impercettibile aveva denti e zanne e sembrava non morire mai. Era sè stesso che cercava di soffocare? Era il Caleb di diciassette anni forte e determinato che prevaricava sul Caleb servitore di venticinque anni? Otto anni di castighi e si ritrovava a fare guerra a sè stesso. Piu ci pensava e piu si convinceva che era nato per quello, era nato per essere un servitore di qualcosa di grande. Era stato scelto per un compito maggiore e sarebbe arrivato il momento giusto per tornare al fianco del Padrone, doveva solo eliminare la minaccia.
Si alzò si scatto, lasciando su quella sedia le sue rimuginazioni e si diresse verso i sotterranei, giu in isolamento. Era determinato ad andare dall'unica persona che amava essere schiava tanto quanto lui, forse anche di piu.
Appena prese a camminare nel corridoio, le luci sul battiscopa bilateralmente illuminarono le sue scarpe nere, camminò deciso, verso la cella di isolamento ventidue. Di solito non era lui che andava da lei, era piuttosto il contrario ma quel giorno voleva fare un'eccezione, era stufo di convivere col dolore, la delusione e i fantasmi del passato sempre pronti ad attaccarglisi alla gola e a togliergli il fiato. Voleva mettere un punto fine a tutto ciò e tornare sul piedistallo, dove gli spettava e c'era qualcun altro che avrebbe collaborato perchè aveva le stesse intenzioni. Si fermò davanti alla cella e battè i pugni sul vetro svegliando la persona oltre. <<Svegliati.>> un mugolio infastidito proveni dalla persona intenta a dormire sul lettino. <<Cosa vuoi Caleb.>> rispose lei con voce impastata dal sonno. <<è tempo di agire.>> si rivolse a lei, Davina, con un ghigno di esaltazione e sguardo scuro.
E la ragazza dai capelli corvini oltre il vetro, sorpresa da quell'espressione, capi che qualunque cosa avesse in mente Caleb, lei ci sarebbe stata.
Cos'era diventato Caleb?Grace
Non era un nome che mi suonava famigliare ma sentii come una scarica percorrermi ogni innervazione del mio corpo a quella verità. Kieran... aveva un non so che di glaciale e intimidatorio, non che mi aspettassi che uno come lui potesse possedere un nome comune o semplice ma c'era qualcosa che mi lasciava sospesa. Tutte le maledette volte.
Sapevo che Will si fidava di me, altrimenti non mi avrebbe detto nulla e dopo quella confessione, mi diede un bacio sulla guancia seguito da un "sta allerta." prima di congedarsi e lasciarmi sola. Parlare con lui, sentirmi accolta dalla sua presenza mi aveva riportata con i piedi per terra, mi aveva ridato il controllo su me stessa e la cosa mi sembrava totalmente surreale, insomma, Kieran era stato responsabile di un omicidio metaforico nei miei confronti, credevo che non mi sarei mai piu ripresa e poi era piombato Will, come un angelo buono che mi aveva restituito qualcosa che credevo perduto. Non ero certa di essere pronta ad affrontare la serata, Will non mi aveva rincuorata affatto, dunque ero ancora piu in ansia. Improvvisamente mi resi conto di aver dimenticato cosa mi avevano detto le inservienti, dovevo scendere e rimanere nell'atrio? Dovevo aspettare qualcuno? Non ne ero sicura cosi decisi di rimanere appoggiata col fianco sinistro contro la parete, osservando in fondo al corridoio di fronte a me gli invitati che iniziavano a sistemarsi ai loro posti, altri invece erano in piedi con un bicchiere pieno di quello che dedussi non fosse acqua, mentre chiacchieravano. Non avevo abbastanza coraggio per entrare li. Loro lo sapevano che ero una schiava anche io? Si sarebbero chiesti perche non ero vestita come le altre e non ero con loro? Presi a tormentarmi le dita, un vizio che avevo quando ero nervosa.
<<Psst.>> sentii qualcuno chiamarmi, destandomi dai miei pensieri. Mi guardai attorno alla ricerca di quel qualcuno ma non capivo dove fosse. <<Psst.>> lo sentii di nuovo, stavolta con piu insistenza. Mi voltai e vidi nel corridoio a destra rispetto a dove ero io, vicino a degli enormi vasi con delle folte piante, una ragazza che mi faceva segno di avvicinarmi. Notai i suoi capelli biondi ed ebbi l'impressione di conoscerla. I miei tacchi fecero rumore mentre superavo camerieri e inservienti indaffarati, le guardie che c'erano prima all'ingresso ora non erano piu li, ma non indagai. Quando fui vicina alla ragazza mi voltai un'ultima volta per controllare che nessuno ci osservasse ma non ebbi il tempo di perlustrare con lo sguardo che una mano sottile mi afferrò il polso e mi trascinò oltre una porta. <<Ehi, ma che diavolo..>> gli occhi scuri di Zariya mi scrutarono divertiti. <<Scusa, ma avevo bisogno di parlarti.>> mi rabbuiai, mi aveva in un certo senso appena sequestrata, Will non mi aveva rassicurata, non ero pronta a ricevere altre brutte notizie. Zariya mi squadrò da capo a piedi e capii dal suo sguardo sconcertato che era sorpresa. <<Cavolo. Non credevo alle voci di corridoio ma temo di dovermi ricredere.>> - <<Voci di corridoio?>> la incalzai. Mi prese le mani e mi trascinò nel sotto scala di quella che capii fosse il deposito delle cucine, c'era una porta ad anta ed oltre essa dedussi si trovava la cucina, sentivo rumore di piatti e padelle sfrigolanti. Non eravamo proprio in un posto sicuro ma se Zariya mi aveva portata li era perchè probabilmente sapeva che era un angolo poco trafficato. Ci fermammo quando l'ombra del sottoscala ci avvolse. Squadrai lei a mia volta e notai che indossava un baby-doll di pizzo giallo canarino, il seno appena coperto dai fiori di pizzo. Indossava scarpe col tacco con dei lacci che le avvolgevano le caviglie del medesimo colore. Si poteva andarmi decisamente peggio, perlomeno io non ero cosi esposta come lei. <<Si. Si parlava nel dormitorio che avevano sentito delle inservienti fare il tuo nome e riferire di cio che avrebbero dovuto preparare per te. Avevano nominato un vestito elegante, non ci credevo.>> mi irritai a quelle parole, non per le voci di corridoio ma perchè sembrava che tutti conoscessero il mio destino tranne me ed ero stufa di sentire mezze verità velate. L'afferrai per le spalle spingendola al muro, lei in tutta risposta mi guardo con sorpresa misto a preoccupazione. I miei occhi si ridussero a due fessure. <<Adesso tu mi dici tutto quello che sai. Sono stanca di bugie e stufa delle persone che sanno ma non dicono quindi parla.>> mantenemmo per tutto il tempo un tono di voce basso, sapevamo entrambe che non dovevamo farci vedere li. La sentii agitarsi sotto la mia stretta. Lo sapevo, non dovevo prendermela con lei per emozioni che accumulavo io, ma in quel momento ci vedevo sfocato. <<Non so molto te lo giuro, ma è per questo che volevo parlarti. Misha ha detto di aver visto delle cose nei suoi tentativi di fuga. Ricordi quando parlava di essere finita nella sala controllo?>> - <<Si.>> affermai decisa facendomi sempre piu incuriosita e timorosa di scoprire di piu. <<Non ha solo visto la sala controlli e uno dei motivi per cui è stata portata in isolamento e sedata è perche volevano farle avere un episodio di amnesia, cancellarle dalla mente il fatto che avesse visto sui computer il tuo target.>> sentivo di non avere tempo per le storie ma capivo che cio che mi stava raccontando era importante. Abbassai le mani dalle sue spalle liberandola dalla mia presa. <<Il mio target? Sarebbe?>> si rilassò ora che era libera <<è cosi che lo chiamiamo quando hanno una cartella piena di informazioni sul tuo conto e Misha non sapeva chi fossi, non le importava in quel momento, ma ricorda di aver visto che nel documento, nell sezione denominata Obiettivo, c'era scritto: eliminare.>> ero confusa, Zariya parve notarlo. <<Io non so se ti sto allarmando per niente, sono certa che non succederà stasera, ma Grace, lui ti ucciderà.>> raggelai. Non che non fosse nelle opzioni a cui avevo pensato, ma sentirselo dire con decisione fu come uno schiaffo in pieno viso. Raggelai, non sapendo cosa farmene di quell'informazione. <<Senti, capisco che sei spaventata ma->> - <<Spaventata dici? Sono inchiodata in una casa di omicidi e assassini, come credi che debba sentirmi?>> con una confidenza che non le apparteneva mi mise l'indice sulle labbra. <<Sssh. Credi che non sappia come ti senti? Credi che non viva con l'ansia e la paura che se capiscono che non valgo niente mi eliminino? Credimi, ti capisco, e adesso ascoltami. Non cambierà idea, se sul target c'è scritto cosi significa che è una decisione già presa da tempo ma gioca le tue carte. Non sei vestita come noi, siederai al suo fianco stasera, sei in qualche modo preziosa per lui quindi sfrutta tutto quello che puoi ottenere contro di lui.>> indietreggiai, appoggiandomi al muro alle mie spalle, misi le mani dietro la schiena affranta e fissai il pavimento. Potevo fidarmi delle intenzioni di Will e Austin? E se non fossero arrivati in tempo e per me fosse stato tardi? Non avevo paura di morire, fondamentalmente non avevo niente da perdere. Da quando ero stata rapita, avevo capito in breve tempo che non sarei mai piu tornata alla mia vecchia vita. Avevo comunque perso tutto, non avevo genitori, non avevo piu Autumn, i miei amici, avevo praticamente perso me stessa e per quanto mi stessi affezionando a Will e Austin, non ero certa che ci sarebbe stato futuro. Quindi perchè sprecare tempo? Delle braccia sottili avvolsero il mio corpo, mi resi conto che Zariya mi stava abbracciando e mi accorsi che stavo piangendo a singhiozzi. <<Grace..lo so. Nemmeno io ho piu nulla, famiglia, amici, scuola, qualcuno responsabile di me. Non ho nessuno su quel fronte.>> parlò sulla mia spalla, il suo abbraccio era la consolazione piu grande da quando ero qui. <<Ma so che sei forte. Non permettere che tutto cio che hai perso lo hai perso invano, lotta per chi non ce piu e resta per chi ancora ce e ti vuole bene.>> le sue parole mi fecero stringere ancora di piu il cuore, ricambiai il suo abbraccio e la strinsi cosi forte da avere paura che non fosse reale. <<I-io non so come fare.>> confessai. Si staccò dall'abbraccio e mi asciugò le lacrime con il pollice, mi regalò un lieve sorriso e mi accorsi che anche lei aveva gli occhi lucidi. <<Sei intelligente, fa quello che ti viene detto e presta attenzione a tutto quello che succede. Noi veniamo umiliate, ma se sarai al fianco del Padrone lui ti proteggerà dagli altri, ma non da se stesso. Godi della sua protezione per tutta la cena e poi difenditi da lui. So che terrorizza chiunque ma scommetto che hai visto mostri peggiori di lui.>> mi accarezzò il viso con fare premuroso e so che le parole che mi stava rivolgendo erano un grido di guerra anche per sè stessa. Non ero da sola, mi stava dicendo questo. Qualunque cosa sarebbe successo avrei sempre avuto qualcuno dalla mia parte. <<Grazie.>> l'abbraccio un'ultima volta prima di ricompormi.
<<Devo andare ora, credo di dover aspettare qualcuno nella hall.>> sorrise. <<Ma certo. Vai.>> mi accompagnò alla porta e ci guardammo finche la porta non ci separò. Tirai su col naso, mi asciugai le lacrime dalle ciglia inferiori assicurandomi che non si fosse sbavato il trucco. Piangere mi aveva fatto bene e trovai paradossale come non mi fosse riuscito durante una violenza ma mi fosse riuscito farlo con la dolcezza di una persona. Avrei voluto salvarle tutte ma non potevo fare promesse che non potevo mantenere. Mi stirai l'abito e feci qualche respiro profondo, si ce la potevo fare. Camminai lentamente verso la hall, tornando vicino alle scale dove ero prima con Will. Non vedevo orologi e non ne possedevo uno, non sapevo a che ora iniziava la cena.
Raggelai, quando un braccio possente mi avvolse la vita. Mi paralizzai, temevo fosse Il Segugio il mio accompagnatore ma speravo vivamente non fosse lui. Sentii poi un respiro caldo sul collo e rabbrividii. <<Signorina Clark, hai un odore meraviglioso.>> deglutii a fatica. Kieran. Non avevo il coraggio di voltarmi e ricordai le parole di Zariya: fai quello che ti dicono. Non lo vedevo in volto, non ero pronta a farlo. Temevo che se lo avessi fatto avrei rivisto il mio abuso.
Sentendo il mio silenzio prosegui affiancandomi. <<Ci aspetta un'importante cerimonia e tu sei l'ospite d'onore.>> non capivo perchè fossi cosi importante ma sentivo il suo sguardo gelarmi la nuca e mi sentivo impotente, non ce l'avrei fatta a parlare, non quella sera. Sentii la sua presa accompagnarmi in avanti e al suo fianco, camminammo verso il salone. Man mano che ci avvicinavamo sentivo la tensione crescere, non sapevo cosa aspettarmi, tantomeno ero pronta a sostenere gli sguardi di uomini che non conoscevo, dal corridoio che precedeva il salone, sentivo risate, brusii, voci di tante persone, troppe per sopravvivere. Varcata la soglia, mi resi conto dell'enormità della sala. C'era un lungo tavolo al centro che poteva ospitare piu di cento persone. Tre lampadari di cristallo torreggiavano sopra le teste di tutti, illuminando lo spazio di una luce gialla accesa. Vi erano oltre il tavolo, finestre alte e sospettai che fossero progettate alte per impedire alle schiave di tentare la fuga. Di fianco alle porte principali c'erano due guardie armate vestite di nero che facevano la guardia. La cosa che piu mi fece raggelare fu vedere ai lati della grande porta da cui eravamo arrivati, vedere dei rialzi di marmo, lunghi quanto la parete e capii che erano per ospitare le schiave per l'asta. Non mi accorsi del cambio di atmosfera finche non smisi di guardarmi attorno e mi concentrai sui presenti. I toni di voce si erano abbassati, osservavano tutti l'entrata del Padrone e con la sua presenza parve gelarsi tutto, tanto che mi accorsi di alcuni invitati che si strinsero nelle spalle. Dopotutto lui era il capo dei capi di tutti i Clan, lui era il re indiscusso, dovevano portare rispetto o almeno questo è quello che sapevo e francamente nn biasimavo nessuno di loro, sapevo fin troppo bene come ci si sentisse ad essere intrappolata nella tela del ragno. Mi sentii a disagio, quando notai gli invitati notare la mia presenza, molti di loro mi squadrarono da capo a piedi e bisbigliarono tra loro, non si aspettavano un'accompagnatrice, forse non era mai successo prima di quel momento. Sentii la presa del Padrone farsi piu stretta e non avevo bisogno di alzare lo sguardo per sapere che distribuiva uno sguardo di possessione a tutti i presenti. Zariya aveva ragione, ero piu intimidita dai presenti, da tutti quei giovani e potenti sconosciuti, piu di quanto lo fossi del Padrone in quel momento e forse, appoggiarmi alla sua protezione per la durata della cerimonia sarebbe stata la mia salvezza. Mi fermai quando il Padrone si mise di fronte alla sedia a capotavola, rimasi in piedi di fianco a lui, con le mani giunte in grembo e lo sguardo timido che oscillava tra la tavola imbandita e gli sguardi di tutti. Kieran alzò la mano e il silenzio calò su tutti noi come un velo, lentamente, uno dopo l'altro, si misero al loro posto rimanendo in piedi. L'uomo di fianco a me prese una flute di vino bianco e la sollevò all'altezza del petto, sospettavo che avrebbe iniziato un discorso o qualcosa del genere. <<Miei cari sudditi.>> l'autorità della sua voce ruppe il silenzio, tranciando quel velo di quiete che c'era prima, mi sentivo totalmente esposta, fuori luogo, non c'entravo niente con questa gente ma ricordai a me stessa che se fossi stata impassibile e avessi obbedito, mi sarei risparmiata inutili sofferenze. <<Benvenuti alla Cerimonia di primavera di quest'anno. Vi ringrazio per essere tanti, per essere tutti presenti e fedeli. Quest'oggi, tiriamo le somme e ho, come sempre, i miei gioielli pronti per voi.>> dei sorrisi e delle risate esultanti seguirono le sue parole. <<L'asta delle mie schiave, questa sera, vi propone quindici nuove bamboline, giovani, fresche e pronte per voi. Come ben sapete, tutte e quindici sono state assaggiate dal sottoscritto.>> altre risate seguirono e notai il luccichio bramoso negli occhi di tanti, mentre io volevo solo vomitare. Sentivo la bile risalirmi la gola, ma la mandai giu, dovevo essere forte. <<Vi posso assicurare che sono validi e Smithers, avrà occasione di presentarvele.>> indicò col braccio un uomo piu anziano, era in piedi contro la parete, nell'ombra alla destra del tavolo. Avrà avuto forse sessant'anni, sguardo apatico, baffi e capelli grigi, vestito in giacca e cravatta come tutti ad eccezione che tra le mani teneva una cartella. poi il tono autoritario e glaciale del Padrone, riportò l'attenzione su di lui: << Come ben sapete, le cerimonie si compongo di scambio, vendita e prestito delle schiave ma non solo. Oggi, apriamo le porte per gli schiavi e insieme, decideremo cosa farne del loro futuro. Un Brindisi a questo.>> sollevò il bicchiere e tutti esultarono di eccitazione, seguirono applausi e ululati, piu che ospiti sembravano animali affamati. Rimasi interdetta, il Padrone aveva parlato di schiavi ed era un'informazione nuova per me, non credevo ci fossero anche ragazzi a queste aste. <<Signore.>> attirò l'attenzione di tutti, un giovane sulla trentina che si rivolse all'uomo al mio fianco, aveva capelli castani riccioli e gli occhi azzurri. <<Non voglio essere scortese, ma qui saremmo curiosi di sapere chi è la vostra accompagnatrice.>> stavano parlando di me. Speravo di passare inosservata ma con un vestito del colore del sangue in mezzo a tutto quel nero era difficile non farsi notare. Mi bloccai, guardando il giovane con sconcerto, se avessi potuto trafiggerlo con lo sguardo lo avrei fatto. Alzai appena lo sguardo verso il Padrone nell'attesa di un ordine o qualcosa che mi dicesse cosa fare. I suoi occhi verdi si incatenarono ai miei, bloccandomi in un ciclone tormentato. Parlò, senza staccare gli occhi da me per un istante. <<Lei, è il mio gioiello piu prezioso. E non è in vendita.>> alle ultime parole staccò lo sguardo da me per rivolgerlo a colui che aveva posto la domanda. C'era severità nel modo in cui il Padrone affermò quelle parole e per qualche strana ragione mi sentii al sicuro da quegli uomini. Certo non ero al sicuro con un mostro, ma stare sotto l'ala di chi aveva potere e autorità mi fece sentire protetta, se quegli uomini avessero avuto libero accesso alla mia persona, non immaginavo cosa avrebbero potuto farmi. Almeno con Kieran, sapevo cosa aspettarmi forse. Seguirono brusii e mormorii, notai sguardi di confusione e a quegli sguardi si aggiungeva il mio. Credevo se lo aspettassero, perchè ero cosi una sorpresa. Sentii le porte aprirsi, catturando solo la mia attenzione, mi voltai per vedere entrare dei ragazzi, indossavano tutti un completo blu scuro, riconobbi tra tutti loro Luke e Will e sebbene quest'ultimo mi fece l'occhiolino e mi sentii un po' piu tranquilla, sentivo comunque uno sguardo pungente addosso. Piu facevo scorrere lo sguardo e piu non capivo da dove provenisse. Sentii il braccio del Padrone avvolgermi ancora la vita, stringendomi il fianco. Sotto le sue dimensioni, il mio corpo minuto veniva quasi coperto. <<Lei, signori.>> prosegui l'uomo di fianco a me e la mia attenzione venne di nuovo riportata su di lui. <<é Grace Clark.>> seguirono sorrisi compiaciuti e sorpresi, altri mormorii, chiacchiericci curiosi e quando alzai lo sguardo capii che c'era qualcosa che non comprendevo ma che mi fece gelare il sangue nelle vene.
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D E S T R O Y E D <<oscuro come il futuro, misterioso come chi ti sta vicino>>
Mistero / ThrillerDESCLAIMER: Questa storia è sotto la categoria Darkromance. Possiede contenuti espliciti e tematiche forti. Se siete sensibili a questo genere di tematiche ne si sconsiglia la lettura. Una storia avvincente e originale con contenuti drammatici, cont...