~ 22 ~
C'erano lunghe file di letti, uno affianco all'altro, con solo un comodino sul lato sinistro di ogni letto e una targhetta sulla testiera. Ad occhio e croce contavo all'incirca sessanta letti ma non fu quello a sconvolgermi, no. A farlo furono una quantità di occhi di colore diverso scrutarmi con ostilità ma ciò che accomunava tutti quegli occhi era che fossero tutti spenti e privi di vita. Piu osservavo quelle ragazze e più mi inorridivo, notando corpi martoriati, alcuni troppo magri, occhi lividi e capii dalle loro espressioni che ci erano già abituate. Una morsa mi strinse il petto, chissà da quanto tempo erano li, chissà per quanto tempo avevano sperato che qualcuno le salvasse e chissà da quanto, si erano arrese. A confronto io ero stata fortunata, avevo uno dei miei rapitori dalla mia parte, loro non avevano avuto nessuno se non loro stesse. <<Ragazze, lei è la vostra nuova compagna.>> Caleb mi annunciò a tutte le presenti e in pochi secondi, fino all'ultimo sguardo discreto era rivolto sulla mia figura. <<Ci rivedremo. Mi raccomando, comportati come ti viene detto.>> detto ciò Caleb mi lasciò. Avevo notato il suo cambio di atteggiamento, paragonando il suo comportamento quando eravamo stati soli, fino a quel momento e avevo percepito una mutazione. Ricordavo che la psicologa mi aveva detto una volta, che le persone sono sempre condizionate dagli altri, che da sole si presentano per quello che sono realmente, ma a dipendenza di chi hanno di fronte, tendono ad atteggiarsi diversamente per cercare, inconsapevolmente di compiacere quella persona. Caleb doveva emanare autorità di fronte a tutte quelle ragazze, lo comprendevo, ma inevitabilmente mi aveva toccato la severità con cui si era appena rivolto a me. Era stato inaspettato.
<<Cosi tu sei quella nuova. Come ti chiami?>> una ragazza dai capelli a caschetto neri si avvicinò di poco a me, braccia incrociate al petto e atteggiamento di sfida. Non mi sarei sorpresa se era stata proclamata leader del gruppo, dalla vaga sicurezza che tentava di emanare, sembrava a suo agio nell'essere sfrontata. Purtroppo per me, mi sentivo un pesce fuor d'acqua, e benché non mi sentissi minacciata da lei, non sentivo il bisogno di tirar fuori gli artigli. <<Gr->> venni interrotta bruscamente dalla stessa ragazza. <<No. Non il tuo nome, il tuo numero. Qua dentro non frega un cazzo a nessuno di chi sei.>> continuava a scrutarmi con fare annoiato e rimasi interdetta simulando una "O" senza suono con la bocca. In risposta rise alla mia reazione. <<Che c'è? Già ti sei dimenticata il tuo codice?>> iniziava ad infastidirmi quel bullismo tra le righe. <<Davina smettila. Hai già dimenticato come ci si sente ad essere tra quelle nuove?>> una ragazza dal viso pallido e gentile si affiancò a Davina. Portava i capelli biondo cenere raccolti in una crocchia, gli occhi smeraldo erano meno spenti di quelli delle altre. Mi sorrise, un sorriso gentile prima di porgermi la mano e presentarsi, io sono Haelyn, numero 0289.>> le strinsi la mano ricambiando il sorriso, sentendomi subito accolta dalla sua gentilezza. <<Grace, numero 0548.>> la sua stretta fu decisa ma debole. Qualcosa mi diceva che era una ragazza molto delicata. <<Perdonala. Ha una tempra molto impegnativa, ma in fondo sa essere dolce. Vero Dina?>> guardò la ragazza dai capelli scuri con divertimento. Voleva scatenare una reazione che con soddisfazione ottenne, infatti, Davina la guardò torva, gonfiando il petto. <<Non-chiamarmi-Dina.>> Haelyn rise prima di prendermi per mano e condurmi nella stanza, lasciando Davina alle nostre spalle. <<Odia essere chiamata Dina, ma lo faccio per rimetterla un po' al suo posto sennò finisce che terrorizza tutte quelle nuove.>> mi sussurrò all'orecchio e non potei fare a meno di sorridere. Haelyn emanava serenità, averla al mio fianco mi metteva a mio agio. Mi portò di fronte a un gruppo di quattro ragazze che mi presentò. <<Loro sono Zarya 0325, Misha 0337, Verena 0399, Althea 0541.>> salutai tutte con un sorriso timido. Due di loro avevano i capelli mori, Verena e Zarya, mentre Althea aveva i capelli corti rossi e Misha capelli lunghi neri. I loro occhi e il loro corpo erano tesi e rivolti verso di me ma ciò che attirò la mia attenzione fu notare l'occhio livido di Verena. Notando il mio sguardo tentò di coprirsi con i capelli e subito distolsi lo sguardo maledendomi per essere stata cosi sfrontata. <<Non ricorderò mai i vostri numeri.>> ammisi colpevole. <<Non preoccuparti, qui, a discapito di quello che ha detto Darina, ci chiamiamo quasi tutte per nome. Lo imparerai.>> era bello sapere di avere qualcuno come Haelyn che mi guidasse in questo mondo terrificante, mi faceva sentire accompagnata e mi ricordava che non ero sola. <<Perché, se posso chiedere, alcune hanno un numero più basso?>> era una domanda sorta all'improvviso e non mi ero preoccupata di rifletterci prima di porla. Vidi il viso di Haelyn e delle altre ragazze farsi cupo e quest'ultima esitò prima di rispondermi, giocherellando con le dita per un istante. <<Vedi...i numeri che ci sono stati assegnati non sono numeri a caso. Seguono una sequenza in crescendo. Tu hai il numero più alto qui dentro, perché sei l'ultima.>> la sua risposta mi travolse come un uragano e mi sentii impallidire tanto che dovetti sedermi sul letto vicino a noi. non sapevo di chi fosse, ma mi sarei scusata più tardi per aver invaso lo spazio privato di qualcuno. Se il mio numero era 0548 significava che c'erano cinquecentoquaratnotto ragazze dentro queste mura ed era un numero vertiginoso. <<D-dove sono tutte le altre?>> chiesi fissando un punto vuoto sul pavimento. Qui dentro c'erano sessanta posti letto le altre quattrocento ragazze dov'erano? <<Ci sono altre camere come questa. Sono suddivisi in dormitori ala A, B, C, D ed E. ogni camera occupa sessantacinque posti letto.>> fu Misha a rispondermi e quando alzai lo sguardo su di lei, non vi lessi alcuna emozione, nemmeno un senso di dispiacere, solo rassegnazione. La guardai confusa sessantacinque per cinque faceva trecentoventicinque posti letto, ma non era un numero sufficiente per ospitarci tutte. Avevo paura a chiederlo. <<E le altre?>> il mio tono era allarmato, mirava allo shock più totale. <<Certe vendute, certe in prestito e alcune non sono più tra noi. non voglio spaventarti ma nemmeno mentirti, non tutti i posti letto sono occupati.>> Verena era l'unica ad essersi espressa con un tono di rammarico. Avevo apprezzato la sua onestà anche se quella verità mi aveva investita come un treno in corsa. <<Cristo...>> fu tutto quello che riuscii a dire. C'erano decisamente meno di cinquecento ragazze, nonostante la verità di Verena, non volevo domandarmi quante di loro fossero decedute. <<Lo so, è ripugnante e sconvolgente. Le prime cento arrivate non ci sono più, vendute o morte non lo sappiamo nemmeno noi. i numeri vanno avanti, nessuno prende il numero di un'altra. Non sappiamo nemmeno quando è iniziato il conteggio delle schiave, sappiamo solo che per ipotesi e per sentito dire sono passati più di dieci anni.>> Misha si sedette di fianco a me e raccontò con calma. Tutte loro avevano un numero oltre il cento. Mi resi conto che benché non conoscessi tutte le altre ragazze, eravamo state prese tutte a grande distanza. Tranne per Verena, Misha e Zarya, loro avevano numeri vicini, probabilmente il loro numero le teneva legate. Io e Althea eravamo vicine di numero e non potei fare a meno di domandarmi quanto tempo fa era stata presa. <<Althea.>> chiamami la sua attenzione e subito smise di parlare con le altre e mi rivolse la sua attenzione. <<Ti ricordi da quanto tempo sei qui?>> francamente avevo paura della risposta. <<Sono stata portata qui a febbraio, ma il tempo sembra molto di più.>> abbassò lo sguardo prima di proseguire, fissando il pavimento come se ci si vedesse dentro. << Tenevo il conto all'inizio, con le unghie segnavo delle righe sul bordo del letto, scavando nel legno per tenere traccia dei giorni. Poi ho smesso..>> vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime, qualunque cosa vedesse in quel pavimento le faceva male. Si portò una mano al petto stringendo la maglia sgualcita che indossava. Avevo paura della risposta ma mi feci coraggio chiedendoglielo comunque. <<Perché hai smesso?>> mi resi conto che nel mio campo visivo, i letti e le ragazze erano scomparsi, eravamo solo io e lei, in un limbo oscuro mentre cercavo di immaginare cosa le fosse successo. Se la sua sofferenza fosse anche la mia. Le tremò il labbro, fu quasi impercettibile, ma io lo notai.<<Ho tentato di raggiungere gli uffici di sicurezza, volevo vedere le telecamere di sicurezza e capire quali erano i punti ciechi per uscire. Ricordo solo che mentre mi batteva forte il cuore nel petto, tentando di non farmi scoprire, una presa stretta sui miei capelli mi aveva scaraventata a terra e quando avevo alzato lo sguardo, mi ero paralizzata. Avrei voluto morire in quel momento, ma dentro di me sapevo che quel desiderio si sarebbe avverato. Il Padrone mi portò alle celle di isolamento, sono rimasta rinchiusa lì dentro per un tempo che mi sembrava infinito, senza cibo, torturata da scariche elettriche e drogata. Mi tenevano legata ad un letto di pelle, ricordo il freddo. I ricordi sono confusi ma ricordo chiaramente che avevo un tubo o qualcosa del genere infilato nel braccio, avevo alzato lo sguardo e avevo visto una sacca trasparente. So che mi davano liquidi e di tanto in tanto entrava qualcuno a iniettare un liquido giallo. Bruciava e subito dopo mi sentivo ancora più disorientata. Qualunque cosa mi hanno fatta là sotto, sapevo solo che era vicino alla morte ma mai abbastanza perché si avverasse e potesse darmi sollievo. Il dolore, è tutto ciò che ricordo.>> finì il suo racconto con le lacrime che gli rigavano il viso e lo sguardo spiritato. Presto scoppiò a piangere sulla spalla di Zarya. Mi toccai dietro al collo, ricordandomi del localizzatore, certo che non saremmo potute scappare, non con quello che ci diceva esattamente dove eravamo, poi lo sguardo di Misha si fece agoniato. <<Questo è quello che fanno se tenti di scappare.>> - <<Nell'ipotesi migliore.>> aggiunse Verena. <<Nella peggiore se riesci a oltrepassare l'ingresso ti lasciano correre per duecento metri dandoti la parvenza di avercela fatta e ti sparano, un colpo secco che ti attraversa il petto.>> stavo tremando. Dove diavolo ero finita? Sentivo il loro dolore e lo condividevo, ma la cosa peggiore era rendersi conto che la paura mi stava bussando dentro di nuovo. Non volevo aprire, ma sapevo che la paura avrebbe scassinato quella porta sottile per venirmi a prendere. Sentii le ginocchia cedermi e in pochi secondo mi ritrovai a contatto coi pavimento freddo, le gambe piegate, seduta sorreggendomi sulle mani. Ero spacciata. Improvvisamente il piano di Austin mi sembrava impossibile, non saremmo mai sopravvissuti. La speranza che credevo di avere si stava allontanando da me è più cercavo di afferrarla è più le gambe si facevano pesanti, esattamente come in un incubo. Sentii le mani di Haelyn posarsi sulle mie spalle. <<Grace, guardarmi. Guardami!>> insistette e così feci. <<Sopravviveremo. So che ora non ti sembra possibile e so che sei terrorizzata a morte ma sopravviveremo.>> annuii, non mi sentivo parte del mio corpo però, sentivo la rabbia ribollirmi nelle vene e la disperazione fargli da mantello. Si era innescato dentro di me qualcosa di furioso. Uno sbuffo divertito attirò la nostra attenzione. Alzai lo sguardo per vedere Darina a braccia incrociate con un ghigno stampato sul viso. <<Siete patetiche. Brave, fatevi coraggio, aggrappatevi alla speranza. Tanto è l'unica cosa di cui siete capaci, vi aggrappate a cose stupide non rendendovi conto di quanto siete ridicole.>> rise. Non era il momento opportuno per farmi incazzare ulteriormente. Reagii. << Tu invece cosa hai più di noi?>> fissavo il pavimento cercando di tenere sotto controllo la rabbia. <<Come scusa?>> chiese Davina incredula. Probabilmente credeva di essere la più forte, la più stronza, non era abituata alla gente che tentava di ridurla a un nonnulla. <<Si, Dina. Tu cosa hai più di noi? A parte quel muso brutto come la fame e la stronzaggine che ti scorre al posto del sangue?>> avevo un tono sarcastico. Volevo farla incazzare. Era da un po' che avevo bisogno di sfogarmi e quale opportunità migliore se non la più arrogante qui dentro che sminuiva le uniche cose che ci rimanevano? <<Con chi credi di parlare eh sfigata? Ti credi tanto grande solo perché sei arrivata oggi per caso? Sarai la prima a lasciare il letto vuoto perché non sei altro che una debole.>> sorrisi mentre alzavo lo sguardo su di lei. Vidi le mie compagne rimanere sbigottite, sorprese dalla mia espressione. Nessuno mi aveva mai vista così incazzata. Mi alzai lentamente in piedi sentendo l'adrenalina e la rabbia scorrermi come fuoco nelle vene. Cauta Grace, falla incazzare di più. <<Oh ma davvero? Mi sorprende piuttosto che tu sia ancora qui. Loro->> indicai le ragazze. <<Hanno più palle di quante ne avrai mai tu nella vita.>> rise irritata gonfiando il petto cercando di non vacillare. <<Ah si? Come Althea? Così patetica da farsi sbattere in isolamento perché troppo codarda e stupida per farcela nel suo misero intento di fuga?>> Misha si alzò in piedi. <<Lei almeno ha avuto il fegato di fare quello che tu non saresti mai in grado di fare. Ci ha provato. Brutta psicopatica del cazzo.>> Risi, queste ragazze aspettavano da troppo l'occasione per far tacere quella stronza. Ero felice di dar loro quello che volevano, ma non le volevo in mezzo, così allungai il braccio verso Misha a palmo aperto, facendole capire di starne fuori. Feci qualche passo avanti verso Davina, stavo perdendo la calma. Strinsi i pugni lungo i fianchi, ero pronta a dargliele di santa ragione. <<Non prendertela con loro, per loro non sei altro che una perdita di tempo. Avanti Dina, prenditela con la nuova arrivata, fai vedere a tutti quando tu sia pateticamente migliore.>> sorridevo mentre le dicevo quelle parole, passai la lingua sul labbro inferiore, tremavo dal bisogno di farla tacere, ma ero una persona paziente. <<Oppure lascia perdere, nasconditi con la coda tra le gambe come il bravo cagnolino che sei. Forse ti sopravvaluti, anzi->> mi portai la mano al mento fingendomi pensierosa. <<-sono certa che ti sopravvaluti.>> finalmente sciolse le braccia, assumendo un'espressione rabbiosa. Stava caricando il colpo ed ero pronta. <<Brutta puttana io ti->> si scagliò verso di me nel tentativo di aggredirmi, ma avevo già caricato il colpo e il mio pugno si scagliò contro il suo zigomo destro, facendola cadere a terra. Un gemito di dolore seguito da un verso rabbioso uscì dalle sue labbra mentre si portava una mano sul viso. Un taglio di pochi centimetri le colorava il viso di rosso. Sorrisi soddisfatta. <<Tu cosa? Oh ma aspetta, sei ferita.>> mi abbassai fingendomi preoccupata. <<stai bene stella?>> feci per allungare la mano sul suo viso ma lei la scansò con uno schiaffo e io risi. Patetica. Odiavo gli arroganti e odiavo ancora di più chi calpestava sogni e speranze. Ero stanca di soffrire. Eravamo nella merda fino al collo non avevamo bisogno di altri piantagrane. Era ora che qualcuno rimetteva la stronza al suo posto. <<Sai cosa? Sei quasi più carina grazie a me.>> alzai lo sguardo per guardarmi intorno vedendo tutte le ragazze che ci circondavano sbigottite. <<Almeno ora qualcuno ti guarda in faccia finalmente.>> strinse i pugni. <<Ti ammazzo brutta Troia, giuro che lo faccio.>> sbraitò a denti stretti. <<Dai forza, fammi vedere allora. Sono stanca di giocare.>> ringhiai. In pochi secondi di scagliò di nuovo su di me finendo in una zuffa. Mi prese per i capelli un paio di volte e mi maledii per non essermeli legati. Tipico delle troiette come lei attaccarsi ai capelli. Riuscii a tirarle qualche pugno ma poi una sua gomitata mi colpì il viso. Il dolore era forte, più ricevevo colpi è più mi arrabbiavo. Riuscii ad avvolgerle un braccio attorno al collo e stringere, nel tentativo di portarla allo svenimento, ma mi fece lo sgambetto e caddi a terra picchiando la spalla sinistra. La zuffa andò avanti per un tempo indefinito mentre sentivo le ragazze gridare "forza ragazza dagliele. Si è quello che si merita la stronza." Mentre altre gridavano di smetterla.
Ma poi tutto si interruppe, le ragazze si ridussero al silenzio. Ero in piedi, col fiato corto, la maglia strappata, qualcosa di caldo colarmi sul viso e il gusto metallico in bocca, il dolore ovunque mentre tenevo il piede sulla schiena di Dina, che incespicava sputando sangue, quando le guardie entrarono. Merda. <<Che diavolo succede qui dentro eh?>> esordì un uomo ben piazzato, pelato, vestito di nero, affiancato da altri due. Poco dopo una mano maschile gli si posò sulla spalla e il viso di Caleb fece capolino. Guardava me e Davina con aria sconcertata e sorpresa. Abbassai il piede liberando la stronza. Mi sentivo piuttosto soddisfatta della vittoria ma mentre l'adrenalina si placava e tornavo in me, cominciavo a realizzare il guaio in cui mi ero cacciata e non mi piaceva. <<Prendete la 0333 e portatela in infermeria e poi in isolamento. Tu 0548 vieni con me.>> esitai. Il tono di Caleb era minaccioso e non mi piaceva. <<Adesso!>> ordinò in tono severo.
Lo seguii scavalcando Davina e ignorando lo sguardo delle mie compagne. Mi voltai indietro per vedere Davina che strillava mentre veniva alzata in piedi dalle guardie e quando incrociai lo sguardo un mezzo sorriso fu il regalo che le lasciai. Ero più forte e lo sapeva, adesso.
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D E S T R O Y E D <<oscuro come il futuro, misterioso come chi ti sta vicino>>
Misteri / ThrillerDESCLAIMER: Questa storia è sotto la categoria Darkromance. Possiede contenuti espliciti e tematiche forti. Se siete sensibili a questo genere di tematiche ne si sconsiglia la lettura. Una storia avvincente e originale con contenuti drammatici, cont...