CHI SEI

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Maybe you're already too broken.
Maybe you could never See.

Sentii di nuovo i suoi passi riecheggiare nella camera producendo un rumore sordo. Erano le sue scarpe nere lucidate che sbattevano sul suolo di parquet scuro. Si era fatto una doccia, si era vestito e ora era di nuovo in giacca e cravatta, oscuro e temibile come sempre. Si avvicinò a me mentre si abbottonava la camicia, con una lentezza e una manualità che dimostrava quante volte lo avesse fatto. <<Greyson non ne sarà contento.>> rise tra se e se. Alzai appena lo sguardo, ancora troppo sconvolta per cogliere quel divertimento che non comprendevo. Prese in mano il telefono e dopo aver digitato qualcosa se lo portò all'orecchio, senza staccare lo sguardo da me. Non mi importava di nulla ormai, troppo a pezzi e irriconoscibile per riuscire a pensare o fare qualunque cosa. Era cosi che ci si sentiva, quando ti strappavano l'anima dal corpo? Avrei dovuto essere in grado di rispondere da sola, ma in quel momento speravo che non mi fossero stati fatti danni irreparabili. <<Vieni a prenderla.>> disse severo per poi riagganciare la chiamata e rimettersi il telefono in tasca. <<Si occuperanno di te. Ho una riunione molto importante.>> affermò prima di sedersi di fianco a me e far scorrere le sue dita sul mio corpo nudo, sentivo la rudezza dei suoi polpastrelli, dita affusolate, lunghe, giovani. Dita che poco prima mi avevano toccata, lasciando marchi indelebili sul mio esile corpo. Dita di cui non avrei dimenticato l'esistenza. Le coperte di seta coprivano solo la metà inferiore del mio corpo, lasciando il mio seno scoperto. <<Non darmi altri problemi e andrà tutto bene.>> affermò accarezzandomi il labbro inferiore prima di alzarsi e allontanarsi. Non reagii, non mi mossi, mi sentivo bloccata. Non riuscivo a dare voce ai pensieri. Dopo minuti che mi parvero ore, il volto di Greyson fece capolino nel mio campo visivo. Tutto sommato era bello se non fosse stato per il fatto che era privo di anima, ma in fondo non eravamo diversi ora. Rimase qualche istante in piedi a guardarmi e per la prima volta mi parve di leggere sul suo viso dispiacere. Sorrisi appena prima di pronunciare le prime parole dopo ore di grida <<Siamo uguali ora.>> lo vidi accigliarsi appena alle mie parole <<Di che parli?>> sembrava sorpreso. Io d'altra parte ero ben consapevole del significato delle mie parole, ora eravamo uguali, privati di un'anima è riempiti di oscurità. Chissà cosa era successo a lui per diventare così, io sapevo la mia storia ma non conoscevo la sua, ma lasciai perdere guardando un punto vuoto alla mia destra, non saremmo stati amici solo perche ora condividevamo qualcosa di oscuro. Greyson parve lasciar perdere anche lui, senza dire niente mi slegò liberandomi le braccia indolenzite che ricaddero lungo il mio corpo come prive di vita. Tornò a guardarmi negli occhi dalla sua imponente altezza. <<Ti sbagli.>> fece scorrere lo sguardo sul mio corpo nudo, livido è pieno di sangue secco. Le sue dita non erano come quelle del Padrone, sorprendentemente erano delicate, morbide, mani macchiate di sangue invisibile, mani che avevano ucciso e ferito delle persone, ma erano pur sempre delicate in quel momento e non capivo. I suoi disegni invisibili sulla mia pelle disegnavano nuove strade sopra i graffi di un mostro. Non sapevo dire se in un certo senso le stesse cancellando, sapevo solo che alleviavano la mia sofferenza. Sembrava seriamente dispiaciuto e ne fui colpita ma non mi aspettavo di vedere compassione. Non così e non ora. <<Smettila di compatirmi. È una cosa che odio. Sarai felice di sapere che ora abbiamo qualcosa in comune.>> mi bloccai, ridendo da sola. <<Oh meglio, abbiamo perso qualcosa entrambi che ci accomuna.>> e continuai a ridere seriamente divertita. Ero completamente fuori di me. Il segugio scosse il capo, sorridendo appena, in un modo quasi impercettibile ma lo vidi comunque. <<Smettila. Non è divertente. E non ti sto compatendo.>> affermò con tono severo, mi afferrò con decisione sotto le gambe e un braccio avvolto dietro la schiena, le lenzuola scivolarono via dal mio corpo mentre mi sollevava in braccio, provocandomi dei brividi, non mi importava piu che uno sconosciuto mi vedesse nuda. I suoi bicipiti si tesero allo sforzo. Sollevai lo sguardo sul suo viso e lo guardai per la prima volta con occhi diversi. Forse il veleno del Padrone portava a quest'effetto ma ora percepivo Greyson con occhi diversi era come se avessi imparato la lingua per comprenderlo e piu osservavo i suoi occhi verdi soffocare nell'oscurità e piu mi sentivo come lui. Mi portò in bagno, mi fece sedere sul bordo della vasca di marmo nero ovale e apri l'acqua. Non mi mossi, non mi opposi, continuai ad osservarlo come se avessi appena messo il naso dentro un libro che non avevo mai compreso prima. Si piegò in avanti, per prendere un flacone di sapone, si rivolse a me senza guardarmi. <<Smettila di cercare cose in me che non ci sono>> uno sbuffo divertito fu la mia risposta, portandolo a guardarmi. <<Tu credi? Perchè vedo cose che prima non comprendevo. Cosa ti è successo è Greyson? Sei stato scopato anche tu dal mostro?>> lo sbeffeggiai con sarcasmo. Non era un atteggiamento da me, ma ero certa che quello fosse il risultato di un danno terribile. <<Non sono affari tuoi quello che mi è successo.>> ringhiò e per la prima volta la cosa non mi spaventò. Non ci sarebbe stato nulla di peggio che mi sarebbe potuto accadere da quel momento in poi. Chiuse il rubinetto della vasca una volta piena. <<Avanti, entra.>> mi alzai a fatica in piedi, indolenzita feci appena un passo prima di essere tradita dalle mie gambe, sentii la forza mancarmi e persi l'equilibrio per un istante, prima che prontamente la mano di Greyson afferrò saldamente il mio braccio sostenendomi. Mi aiutò a stendermi nella vasca e una volta dentro il calore dell'acqua calda rilassò i miei muscoli doloranti, mi abbandonai appoggiando la schiena e chiudendo gli occhi sospirando per quel sollievo di cui non sapevo di avere bisogno. Sentii una spugna morbida sulle gambe e quando aprii gli occhi, vidi Greyson inginocchiato di fianco alla vasca, intento a lavar via il sangue del Padrone. Notai solo dopo che aveva lo sguardo concentrato sul sangue, sembrava in trance, come se stesse rivivendo un incubo. Istintivamente portai una mano sul suo polso, appoggiandola con delicatezza e i suoi occhi furono nei miei. Nessuno dei due apri bocca, fu una conversazione di sguardi tagliente e dolorosa, tanto che dal modo in cui ci capimmo, una lacrima solcò il mio viso. Osservò quella lacrima scendere sulla mia guancia, seguii il suo sguardo e poi scosse il capo, riprendendosi, tornando a pulirmi. <<Ora chi compatisce chi.>> il suo tono era rigido, severo, da cui non trasparivano emozioni. <<Non si nasce cattivi, ci fanno diventare cosi.>> sussurrai appena, cercando di fargli capire che non lo stavo compatendo lo stavo comprendendo. <<E quelli che ci fanno diventare cattivi credi che lo siano diventati? Ti sbagli, certi esseri nascono cattivi.>> "Ci". Quella parola tuonava nella mia testa ripetutamente e capivo che finalmente mi stava accogliendo. Non replicai, aveva ragione, certi diventato cattivi ma a causa di quelli che nascono cosi. Abbassai lo sguardo, lasciandogli fare finche non feci caso agli schizzi di sangue sulle mie dita e mi bloccai. I flash di quello che era accaduto un'ora prima di fecero vividi, il Padrone che si tagliava una mano e spalmava il sangue sul mio corpo, il suo ghigno famelico e lo sguardo oscuro. Non mi spiegavo come il sangue avesse raggiunto le mie mani, ma rivivevo le sue spinte violente che mi sconquassavano le viscere, la sua voce all'orecchio, ruvida e tagliente che mi diceva "ora la tua anima mi appartiene", ricordavo le sue strette dolorose sui fianchi, i morsi. Ricordavo tutto, non come quando lo stavo vivendo, stregata dall'effetto di una sostanza stupefacente. Mi ritrovai a tremare nell'acqua calda. Grace. Grace! Sentivo una voce lontana, ma nelle mie visioni non c'era nessuno che pronunciava il mio nome. Mi sentii scuotere e mi risvegliai, ritrovandomi il viso di Greyson poco distante da me. <<Grace, torna qui.>> scossi il capo scacciando quei ricordi. <<Si. Si, sto bene...>> il suo volto rimase impassibile, unanime. <<Senti, questo mondo funziona cosi. Non è come là fuori, che chi si comporta male viene punito. Quello del Padrone non era un castigo, era un marchio.>> Non è una punizione, è un marchio. Stavo assimilando il significato di quelle parole. <<Ora non hai più niente da perdere.>> e quelle parole, dette in modo cosi distratto e pungente, per qualche ragione mi ferirono e mi sentii come se dovessi difendermi. Raddrizzai la schiena e mi feci seria. <<Tu cos'hai da perdere invece? Il suo rispetto? Beh, complimenti. Immagino che il ragazzino che c'è dentro di te in questo momento stia ridendo per quella tua stupida convinzione.>> ricambiò lo sguardo ostile. <<Tu non sai un bel niente.>> ringhiò. <<Convinciti, Segugio. Forse non saprò nulla ma ho visto dentro di te. Non puoi nasconderti da qualcuno che ha toccato il fondo esattamente come te.>> dissi a denti stretti. Poteva dire o credere a quello che voleva ma io avevo visto chi era prima di essere fatto a pezzi e lo capivo ora.

D E S T R O Y E D &lt;&lt;oscuro come il futuro, misterioso come chi ti sta vicino&gt;&gt;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora