ANIMA AVVELENATA

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~ 23 ~

" Mamma diceva di stare lontana dai pericoli.
Mamma diceva di fare attenzione. Ora mamma non c'è piu e ha dimenticato di dirmi un paio di cose:
I pericoli vengono a prenderti. E alcuni di loro portano un nome che risuonerà in eterno."

Non sarei mai stata in grado di affrontarlo, il gioco a cui dovevo stare secondo Austin non avrebbe funzionato. Non potevo farcela contro il Padrone. Non potevo... il labbro prese a tremarmi, mi sentivo soffocare. Era dalla parte opposta del fottuto vetro, era distante almeno cinque metri eppure mi terrorizzava come quando c'è l'avevo avuto di fronte. <<Sei coraggiosa, devo riconoscerlo. Mi hanno detto che lo scontro lo hai vinto tu. Ciò che voglio sapere è il motivo per cui queste azioni si siano rese necessarie.>> non era una richiesta era una pretesa e la sentivo in tutta la sua potenza. <<I-io..L-lei..>> dannazione! <<Respira tesoro. Prendi un bel respiro e raccontami tutto.>> Si abbassò sui talloni, con le mani incrociate, notai solo ora gli anelli d'argento che portava. <<Anzi, facciamo cosi->> aveva un atteggiamento accondiscendente, sapeva che io avevo zero potere e si comportava come si fa con un bambino piccolo e odiavo quella sensazione. Era umiliante. <<-mi sembra che tu abbia bisogno un incentivo. Se la tua versione mi piace e mi sembra sincera, ti faccio uscire.>> Bell'incentivo del cazzo. Pensai. <<Se non vi piace invece?>> Azzardai a chiedere con un briciolo di coraggio, alzando appena lo sguardo su di lui. <<Beh, se non mi piace finisci sedata come la schiava 0541.>> trasalii, lui come diavolo...? <<So tutto. Io vengo a sapere tutto e so esattamente com'è andata quindi se quello che mi dici tu combacia con quello che so allora ti lascio uscire.>> dichiarò. Lurido bastardo. Come poteva essere in grado di venire a conoscenza di tutto. Austin non aveva ragione, era un grande manipolatore. Sperai con tutta me stessa che non avesse fatto del male ad Althea o alle altre per farsi dire la verità. Non sapevo nemmeno da dove cominciare o cosa volesse sentirsi dire, non sapevo niente su di lui, così sputai fuori. <<Ero arrabbiata con lei. Sin da subito si è mostrata ostile, arrogante, come se valesse piu di noi. Ha preso di mira delle ragazze sminuendole e mi ha insultata, cosi non sono piu riuscita a contenermi.>> dissi tutto d'un fiato con gli occhi pieni di lacrime. Ero stata sincera. Certo, avevo omesso di dire che ero sconvolta per quello che mi aveva raccontato Althea e che avevo bisogno di un pretesto per sfogarmi, ma il resto era vero. Speravo fosse convincente. Schioccò la lingua sul palato osservandomi severo. Raggelai. <<Interessante.>> si guardò intorno fingendo di non conoscere il fottuto vetro come il palmo della sua mano. Speravo fosse sufficiente. Speravo. Si alzò di nuovo in piedi. <<No, non mi è piaciuto.>> ammise poi mostrando disinteresse. Fece per andarsene e io corsi verso il vetro, posando i palmi su di esso, tirai un pugno, attirando la sua attenzione. <<No aspettate, vi prego.>> supplicai con le lacrime che mi rigavano il viso. Lui fece retrofront e io mi allontanai di nuovo dal vetro, inciampando nel mio tentativo di fuga e finendo a terra, mugolando di dolore. Sorrise. Gli si leggeva in faccia quanto gli piacesse esercitare potere, quanto gli piacesse vedermi sottomessa. Si abbassò di nuovo alla mia altezza, passando la lingua sui denti con un ghigno. <<Io non do seconde possibilità, di solito, ma ti ho aspettata tanto Grace, fammi vedere quanto vali. Perchè da come sei ridotta, capisco che ci sei andata pesante, raccontami quanto.>> mi accigliai furiosa e spaventata al tempo stesso. Dagli una versione che piace allo psicopatico che hai di fronte, non è difficile, Basta balle, basta giri di parole o gli sarebbe andato bene quello che avrei detto di lì a poco, o avrei accettato le conseguenze. <<Volevo proteggere le uniche ragazze che hanno mostrato solidarietà con me e volevo zittire quella stronza una volta per tutte. Ho odiato sin da subito la sua arroganza, si credeva chissà chi quando è esattamente al nostro stesso livello, una schiava come noi. Ero arrabbiata per le violenze subite con i miei rapitori, l'ho provocata, avevo bisogno di dargliele di santa ragione a qualcuno. Ero furiosa e lei era il bersaglio perfetto. Cosi l'ho provocata, lei mi ha fatto incazzare e io ho fatto lo stesso. Ho aspettato che facesse la prima mossa per avere un pretesto per cominciare a picchiarla. Quando sono arrivate le guardie lei era a terra sotto il mio piede e io ero in piedi su di lei.>> sputai fuori rivivendo quel momento. Una risata crudele riempi il corridoio facendomi alzare lo sguardo che fino a quel momento era fisso sul pavimento, applaudì un paio di volte fiero di un episodio che era stato violento. <<Ecco, ora ci siamo. Non era difficile no?>> strinsi i denti, tanto forte che mi sarei potuta scheggiare un dente. Era un mostro, niente di più. Posò entrambe le mani sul vetro, un ginocchio piegato mentre il rumore mi fece sussultare, quando alzai lo sguardo si stava leccando il labbro inferiore e aveva uno sguardo famelico che mi paralizzò. <<Mi sorprendi, come non ha fatto nessuna delle mie schiave in tanti anni. Il valore vale il prezzo, immagino.>> il valore vale il prezzo? Non capivo cosa volesse dire. <<La mia attesa ne è valsa la pena.>> rispose come se mi avesse letta nel pensiero. Avevo troppe domande e volevo delle dannate risposte. << Perché me? Tra tutti perché aspettavate me?>> si fece improvvisamente divertito, forse non dovevo permettermi di fare domande, non a lui. Ma non avevo più nulla da perdere quindi tanto valeva provarci. <<Sei importante. Hai un futuro già stampato nero su bianco.>> fu tutto quello che disse e la cosa mi fece perdere un battito. In parole povere non mi avrebbe detto di più e io non sarei mai fuggita da qui. Mai. Abbassai lo sguardo portandomi le gambe al petto e stringendole perdendomi in singhiozzi. Non sarebbe mai finita, Austin ed io non ce ne saremmo mai andati. Sarei diventata la schiava del Padrone, il suo cagnolino al guinzaglio, docile e accondiscendente. Questo era il mio futuro. <<Sssh, non piangere mio prezioso gioiello. Se solo tu sapessi quanto vali.>> odiavo il modo in cui si prendeva gioco di me, mi faceva sentire una nullità. <<Portatela nei miei alloggi.>> disse in tono duro ma non parlava con me. Poco dopo il vetro si aprì e due guardie fecero capolino dirette verso di me, mi bloccai quando notai che una delle guardie era Greyson, perché lui? Più si avvicinava con sguardo ostile e più tentai di indietreggiare contro il muro. <<No, NO! Vi prego, non fatelo lasciatemi stare!>> avevo paura. Stavolta erano le mie grida che riempivano i sotterranei. Greyson mi puntò un coltello alla gola e subito mi fermai. <<Se non la pianti di urlare e non collabori ti porto con me all'inferno.>> disse a denti stretti. Il mio respiro si fece pesante, gli occhi spalancati di terrore. Annuii appena, per paura che potesse farmi del male. Lui e la guardia mi sollevarono da terra, tenendomi per le braccia. Quando arrivammo sulla soglia della cella, un urlo attirò l'attenzione di tutti. Voltammo la testa verso la direzione di quell'urlo e il Padrone corse a tre celle dalla mia. Subito prese a ridere malefico. <<Edith, basta. Non costringermi a legarti al letto drogata, l'ultima volta ci sei stata una settimana, vuoi prolungarla a due?>> chiese divertito. Dalla mia posizione non vedevo cosa stesse succedendo, ma capivo dai colpi che la ragazza in questione stava cercando di rompere il vetro o qualcosa del genere. <<Non mi importa, uccidetemi piuttosto, o aspettate che lo faccia io.>> grido la ragazza, sembrava impazzita. <<O sarebbe curioso vederti provarci.>> la schernii il Padrone, quest'ultimo guardò poi nella nostra direzione e fece cenno alla guardia di andare a prenderla. Questi, subito lasciò la presa dal mio braccio, camminando deciso verso la cella di Edith, nel tragitto estrasse dalla tasca dei suoi cargo una fiala argento. Vidi Greyson tenere lo sguardo in quella direzione così colsi l'occasione e strattonai il braccio per liberarmi dalla sua presa. Feci pochi passi prima che la sua presa ferrea mi afferrò entrambe le braccia e mi fece voltare verso di lui, mugolai per l'urto, mi ritrovai ad appoggiargli le mani al petto per sostenermi. Il suo metro e novanta mi fece sentire minuscola e quando alzai lo sguardo vidi che aveva uno sguardo truce, i suoi occhi verdi si incupirono e capii le parole di Austin, il segugio non aveva un'anima. Dentro le sue iridi vi lèssi solo le peggiori cose oscure. Rimasi impalata, con le labbra schiuse e lo sconcerto dipinto in volto. Mi prese con forza per i fianchi e mi caricò sulla sua spalla, non opposi resistenza, mi limitai a sorreggermi con i gomiti sulla sua schiena. <<Fai un'altra bravata e finisci come la schiava laggiù.>> dichiarò duro. Chiaro il concetto. Si voltò in direzione delle scale e potei vedere Edith, inerme tra le braccia della guardia, il braccio destro le penzolava, la testa rivolta all'indietro e gli occhi chiusi, i capelli lunghi neri scompigliati sul viso, sembrava morta. Il tempo parve scorrere a rallentatore quando il Padrone, a braccia conserte, distolse lo sguardo dai due per rivolgerlo a me e sorridermi soddisfatto. Mi manco il fiato, ricordandomi che il segugio mi stava portando nei suoi alloggi, speravo che non volesse consumarmi proprio oggi. Sentii all'improvviso qualcosa pungermi la gamba e gemetti con un "ahi" ma da Greyson non uscì un fiato, così lasciai perdere. Nella mia testa non faceva che ripetersi la scena a rallentatore accaduta di sotto. Era terrificante il modo che aveva di guardarmi, più ci pensavo più la testa mi girava. Iniziai improvvisamente a sentire il corpo molle, guardai per terra vedendo le scarpe di Greyson e il pavimento sotto di noi mentre camminava, farsi opaco. Mi portai una mano alla testa, percependo dei capogiri improvvisi. Cosa mi stava succedendo? <<N-non mi sento bene..>> mugolai ad occhi socchiusi. <<Passerà.>> fu tutto quello che disse prima di raggiungere una camera, era tutto scuro, tutto nero. Mobili di legno scuro, luci soffuse, notai con la coda dell'occhio che fuori dalle finestre era buio. Quanto tempo avevo trascorso in isolamento? Il segugio mi fece stendere su qualcosa di morbido, sentii lenzuola di seta sotto le parti nude del mio corpo, mi sentivo leggera era una sensazione strana. La sua figura oscura era imponente su di me, mi osservava dall'alto col suo sguardo intimidatorio e mi sentii a disagio. Non riuscivo a mettere a fuoco il suo viso, continuavo a toccarmi la fronte, sperando che la sensazione strana che provavo passasse. Mi sentivo molto stanca, priva di forze ma mi sentivo soprattutto allarmata, preoccupata dalle intenzioni del segugio e del Padrone. <<Ti prego...non farmi del male.>> mugugnai, tentando di alzarmi sui gomiti. <<Devo andarmene da qui..>> a tentoni raggiunsi il bordo del letto e scivolai, nel tentativo misero di alzarmi in piedi, prontamente Greyson mi afferrò saldamente per i fianchi e mi distese di nuovo sul letto, creandomi un senso di frustrazione, non volendo ammettere a me stessa di star perdendo. Posai una mano sul suo petto cercando una forza che non possedevo per allontanarlo da me. Mi girava tutto. <<Non sarò io a fartene.>> non capii subito quella frase ma poi realizzai che rispondeva alla mia supplica di non farmi del male. Lui non mi avrebbe fatto del male, il Padrone me ne avrebbe fatto. <<P-per favore..>> sussurrai col fiato corto. Il cuore mi scalpitava nel petto, lo sentivo nelle orecchie e più mi guardavo attorno più vedevo sagome senza senso. Ebbi un capogiro, scivolai a terra sbattendo la testa sul tappeto scuro, stavo perdendo conoscenza, l'ultima cosa che vidi furono i piedi di Greyson fasciati di nero allontanarsi lasciandomi li, sola e disperata.

D E S T R O Y E D &lt;&lt;oscuro come il futuro, misterioso come chi ti sta vicino&gt;&gt;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora