Capitolo XII

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"E se tutti noi fossimo sogni
che qualcuno sogna,
pensieri che qualcuno
pensa?"
-Fernando Pessoa

                   📍gran premio Australia

Charles

Un bacio è troppo poco... sibilla, si contorce, si agita su di me, le sue forme in una metamorfosi, è una vipera che mentre mi stritola mi sussurra dolci poemi, ti strapperò il cuore, ti amerò sopra ogni cosa, Charles, prima mi purifichi e poi tu stesso mi uccidi.Dal suo cuore, fuoriescono schegge infuocate e il sangue scorre inarrestabile arrivando a sommergermi, eppure l'atto continua, più inesorabile di prima e alle sue spalle, sbucato dal nulla, Max ci fissa e insensibile decreta il suo verdetto e ci lascia annegare nel peccato...

Sudato e prostrato, ritrovando il respiro,il cuore a mille,perlustro l'ambiente a me circostante, sono nella mia stanza, non sto morendo, sto bene, lei non c'è, la notte scorsa ho dormito da solo e sto letteralmente impazzendo.
La domenica è finalmente arrivata, la situazione appianata e le follie quasi dimenticate, la percezione che quei due nascondano qualcosa non mi lascia nemmeno nel sogno.

Chi li stava inseguendo?
perché sembrava così spaventata da non riuscire a guardarmi dritto negli occhi?
Quale azione del suo passato aveva decretato la sua rovina?
Cosa c'era di vero in lei?

Mi fiondo nella doccia, il getto caldo bagna i miei pensieri, risvegliandomi dal torpore, da un po' faccio incubi strani, di solito, sogno raramente, chi vive già in un mondo irreale e ha realizzato la maggioranza dei suoi obbiettivi non ha alcun bisogno di farlo la notte, basta restare svegli più a lungo. Da quando è sbucata nelle nostre vite, la notte la immagino in luoghi e scenari diversi ma il finale rimane lo stesso, nessuna salvezza.

Ormai penso raramente a Charlotte, mi lascia indifferente, prova sempre a mettersi in contatto con me e a mantenere un rapporto cordiale, spreco di tempo e solo inutile sofferenza, la evito e preferisco allontanarla.
L'acqua scorre sul mio petto, scolpendolo, levigandolo, purificandomi.
Rimarrei sotto il getto per ore, eppure devo andare e affrontare una nuova giornata, c'è la gara, perderò, lo percepisco, non mi importa, la concentrazione annullata da un semplice bip della segreteria, nuovo messaggio, nuova tensione.

"Charles, dammi retta, la piccoletta non fa per te- stride una voce metallica apparentemente maschile, dall'altro capo della cornetta- percepisco il modo in cui la osservi, ardi di passione. Spegni le fiamme perché,mentre tu esplodi di furore, giace tra le braccia del tuo acerrimo nemico e nel frattempo immagina di stare tra le mie. Scopri l'inganno, Ade vuole stringere un patto con te"

E la linea cade, un tintinnio assordante riempie l'area, pietrificato con l'asciugamano stretto in vita, riascolto in un loop infinito le sciagure preannunciate da questo pazzo, un fanatico, o qualcuno rilevante del suo passato? in che guaio si è cacciata? Dove ci sta trascinando? Lasciate ogni speranza, oh voi, che entrate...
Concitato indosso la tuta della Ferrari, occhiali da sole e mi precipito fuori, correndo per le scale, senza perdere tempo a chiamare l'ascensore, entro in macchina e parto, senza avvertire nessuno, guidare di solito mi rasserena, al momento ho bisogno di pensare e di agire.
Per prima cosa sistemo e accerchio Max e mi faccio raccontare la vera storia e poi denuncio tutto alla polizia e salvo lei, la porto con me a Monte Carlo, appena finita la gara.
Un patto col diavolo...

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