Capitolo XVIII

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"La violenza e il tradimento sono armi a doppio taglio:
feriscono più gravemente chi le usa, di chi le soffre."
-Emily Jane Bronte

Charles

"Pierre, dici che ho esagerato ieri sera?" premo il telefono contro la parte destra del viso, stringendolo forte, rassicurato dal fatto che abbia risposto, dopo numerosi squilli, anche se sono appena passate le sette di mattina.
"Charles ma tu non dormi mai?" Sussurra sbadigliando, in un impeccabile francese.
"Questi giorni faccio veramente fatica a prendere sonno, ho troppi pensieri in testa, mi manca sfogarmi e trascorrere del tempo insieme. Quindi, tornando al dunque, secondo te ho esagerato ieri sera?"
"No, Charles, non hai esagerato- si stiracchia- hai fatto benissimo, solo che dovresti lasciarle più spazio, capisci.
Sa poco o niente di questo stile di vita e conosce ancora poco su di te, le hai raccontato solamente della tua disastrosa relazione passata ma nessun dettaglio intimo, personale, reale, nulla che possa far emergere la fantastica persona che sei, cerca di mostrarle davvero quello che provi, gesti spontanei, vicinanza, sincera e sostegno.
Sei più esperto di me in queste cose, sei sempre stato in grado di affrontare ogni situazione, sei un ragazzo d'oro e hai un altruismo immenso, non lasciarti fregare, fai quello che ritieni migliore per te, ignora le opinioni altrui"
"Hai parlato con mio fratello e Andrea non è vero? Mi hanno espresso il loro parere, vogliono che la lasci andare o vedrò sfumare di nuovo il titolo ed è escluso dalla lista"
"Sì, proverò a farli riflettere non possono decidere la tua vita. Meriti una ragazza buona e solare come lei, al tuo fianco, ognuno di noi ha un passato tenebroso alle spalle che spera rimanga segreta, lei sa vedere oltre e non le importa della tua fama, ne del tuo denaro.
È l'unica a non averti chiesto nulla di materiale ma solo puro affetto, sorprendente.
Hai sbagliato ma puoi rimediare benissimo, troveremo un modo...Charles mi senti?"
Mi rattrista pensare che i miei familiari non approvino le mie scelte, che siano più preoccupati per lo svolgimento di una stagione che per la mia serenità.
Immerso in un turbinio di percezioni contrastanti, una notifica emerge sullo schermo, lasciandomi letteralmente spiazzato, la voce di Pierre sfuma, distante, lontana, abissata.
Numero anonimo: Sai perché ieri sera ha preferito rimanere in un locale piuttosto che ritornare a casa con te, principino?
"Pierre devo andare, perdonami ne riparliamo dopo"
"Charles, aspetta, dove vai? Non fare gesti sconsiderati, hai una voce tetra... Charles, che succede? Charles"

Sofia

Il rumore martellante di una tromba, di un elicottero in fase di atterraggio o semplicemente il è citofono?
La testa mi esplode, appoggi i piedi scalzi a terra e provo, inciampando e incespicando, a raggiungere la fonte del rumore, apro la porta senza nemmeno chiedere chi sia il misterioso viaggiatore venuto a svegliarmi di primissima mattina.
"Charles, preferirei che il citofono rimanesse intatto.
Buongiorno, che ci fai qua?"
Ha uno sguardo strano, fatico a riconoscerlo, la luce nei suoi occhi magicamente spenta, appesantito e spossato, mi afferra violentemente e mi sbatte contro la parete opposta, nei pressi della cucina, avvicina il suo telefono a poca distanza dal mio volto, sul quale spunta un'immagine.
Sbatto le palpebre diverse volte prima di riconoscere in primo piano una ragazza accucciata a gattoni sul letto con il vestito semi alzato e la mano di un uomo sulla natica, ci metto un po' a capire a chi appartenga, i tatuaggi che la ricoprono simile a pennellate di inchiostro su una tela di un illustre pittore, ricordo di averli accarezzati un tempo e di aver delineato il loro contorno sperando di leggere oltre le linee.
I capelli della ragazza sono spiccicati ai miei e il vestito mi sembra di averlo nell'armadio da qualche parte eppure quella non sono di certo io.

 I capelli della ragazza sono spiccicati ai miei e il vestito mi sembra di averlo nell'armadio da qualche parte eppure quella non sono di certo io

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