Capitolo XIII

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Gelosia:
Sofferenza e travaglio d'animo
degli amanti,per timore
che altri godano
della cosa
da loro
amata

Charles

Nessuna scaramanzia, indosso le cuffie, il casco e sono pronto a fargliela pagare.
Carlos cerca di spingermi a focalizzarmi, a rimanere vigile, a non farmi travolgere, troppo tardi, non c'è tempo per metabolizzare.
La macchina corre, eccessivamente, i giri passano in fretta, uno, due, dieci, respiro, focalizzo, attendo. Improvvisamente davanti a me non scorgo più la pista e vengo assalito da un'allucinazione, contorta.
La gelosia mi abbaglia.

Fissandomi, con quegli occhi ambra, è su di lui, scorgo i capelli biondi, la sua schiena, lei che mentre geme sul corpo teso, sussurra che lo ama, nel suo orecchio ma guarda me in maniera penetrante invitandomi ad unirmi a loro e io invece vorrei solo strappargliela di dosso. Allungo una mano e...
In un attimo percepisco delle grida...
Troppo tardi comprendo che il mio inconscio è ormai inesorabilmente fuoriuscito...
"Charles, Charles, what are you doing? sterza, finirai sul selciato"
Sterzo, in netto ritardo, le gomme stridono, comincio a vorticare, sono fuori, il controllo perduto e finisco, respirando animatamente, sperando di tranquillizzarmi, contro il fondo della pista, verso le protezioni.
Urlo un no, fortissimo, infinito, assordante, agghiacciante.
Dalla radio, pretendono spiegazioni, vogliono sapere se sto bene, sono preoccupati, mi informano che sono connesso con le televisioni di tutto il mondo, di rimanere calmo.
Mi fiondo fuori, strappo il casco, lo getto via, rotola come un testa mozzata.
I soccorsi su di me, rassicurandomi, accertandosi se sono ferito, è il cuore che sanguina, non possono vederlo.
"Chiamate Sofia, la nuova arrivata o non me ne vado da qui" stacco le cuffie e mi afferro il volto sconvolto tra le mani, iniziando a singhiozzare.

"Chiamate Sofia, la nuova arrivata o non me ne vado da qui" stacco le cuffie e mi afferro il volto sconvolto tra le mani, iniziando a singhiozzare

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Sofia

Ho il cuore a pezzi, corro, scortata dalla sicurezza, una tuta della scuderia infilata al volo, sarebbe compromettente mandarmi con quella blu.
Sta male, chiede di me, mi precipito fuori, lui c'è sempre stato, mi ha fatto dormire nel suo letto mentre vivevo i momenti più bui della mia vita.
Quando ho visto la vettura, sbandare in cerchio fuori pista ho temuto il peggio, percepire l'eco del suo no, assordante mi fa scoppiare il cuore, fatico a trattenere le lacrime, è impossibile non commuoversi di fronte alla sua fragilità, è così raro.
È seduto sotto un tendone, le mani a protezione, scudo verso il senso di colpa e il dolore, è stravolto. Mi inginocchio sotto di lui e lo scuoto dal suo torpore, osserva fisso un punto davanti a lui, lontano, in ipnosi, estraniato, percependo a stento la mia presenza.
"Charles, guardami, sono qui" nessuna mossa, solo le lacrime che continuano a scendere, rendendo il verde smeraldino, profondo, incatenante.

Lo agito di più, mi fa paura vederlo in questo stato

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Lo agito di più, mi fa paura vederlo in questo stato.
"Charles, guardami ti prego mi stai facendo preoccupare" sembra ridestarsi dalla catalessi in cui è precipitato.
"Ho sbandato perché pensavo a te e questo non deve succedere, le emozioni di solito non penetrano, il mondo esterno è annullato, tu hai spezzato la quiete" mi incatena a lui, stringendomi la mano.
"Charles va tutto bene, non è colpa tua" lo rassicuro, devo ricreare l'equilibrio.
"L'hai baciato? L'ho preso a pugni per questo, prima della gara e fatico a comprenderne il motivo, perché ho sempre odiato risolvere le cose in questo modo" la presa si allenta, il naso di Max quasi lesionato, mi era stata omessa la dinamica, per evitare tensioni "Charles ero sconvolta, è successo solo una volta, dopo l'incidente del tram, un modo per ringraziarlo, si stava sacrificando per me ma non ho sentito le stesse percezioni del labirinto, te lo giuro" confesso la verità, sta volta non sto mentendo "ci penso sempre, a volte fatico a concentrarmi su altro" continuo ma lui allontana l'argomento come una mosca fastidiosa.
"Ho paura,Sophie,soffro terribilmente. Dilaniato dalla fobia di essere dimenticato, gettato via, di venir saltato come i titoli di coda dei film, è un mio limite, fatico ad affrontare la fine di qualcosa e ingiustamente la colpa la faccio ricadere sempre su di me, succede per causa mia, se fossi migliore, diverso, meno fragile, magari eviterei di veder scomparire le persone, di vederle sorridere anche senza di me, magari sarei riuscito a salvare i miei cari, persino dalla morte. Ha dannatamente ragione sono solo un codardo" si getta in ginocchio accanto a me, asciugo senza farmi vedere le lacrime che rigano il mio viso, soffrirebbe sapendo di avermi arrecato sofferenza.
"Hey, guardami, guardami-lo fa e rischio di perdermi-non è colpa tua, il male non avviene a causa tua, sei perfetto così, con tutti i tuoi difetti, imperfezioni, frustrazioni, pentimenti e anche fragilità, ti rendono più forte, unico e diverso, in grado di distinguerti dalla massa, capace ancora di amare, di riconoscere i veri sentimenti, i veri valori, sei raro e speciale. Se qualcuno non lo comprende è solo colpa sua e non tua e se ti rimuove come una cancellatura,fidati, si è lasciato scappare l'unica cosa in grado di rendergli migliore l'esistenza e ha ignorato di riconoscere quanto realmente vali. Un titolo mondiale non cambia la fantastica persona che sei e non ti renderà fiero, se prima non accetti te stesso"
Ci abbracciamo a lungo,la migliore cura,i cuori pompano all'unisono,gli scompiglio i capelli, amo farlo, il solletico gli strappa un accenno di smorfia divertita.
Ci rimettiamo in piedi, ha una forza di volontà unica, nulla riesce a spegnere del tutto il suo sorriso,la sua allegria, si rialza sempre e lo fa ridendo, a testa alta, sbeffeggiando coloro che lo volevano affossato.
"Grazie,davvero,non ti merito" sospira
"No, sono io a non meritarti,ecco perché sono fuggita,ho paura di intaccare la tua purezza,di non essere mai all'altezza delle aspettative e prima o poi,di deluderti" si abbassa, è parecchio più alto di me, sono un tappo, un metro e sessanta di insicurezze.
"Per dimostrare che ti sbagli di grosso, partiamo subito per Monaco, ho intenzione di farti conoscere la mia incasinata famiglia. Che dici ci stai,giornalista incallita? O hai intenzione di fuggire dalla pazza folla?"
come fa a conoscere uno dei miei romanzi preferiti?
Ci teniamo per mano mentre lentamente torniamo ai box, la tristezza ormai annullata, definitivamente, anche se quel velo non cede mai veramente.
"Fammi controllare la mia agenda prima. Sono pur sempre una donna in affari" rido di gusto saltandogli tra le braccia e stringendolo forte.
È bellissimo...
Sofia,cosa avevamo detto riguardo al non innamorarsi mai di un pilota!?
"Parto con te a una condizione: solo se la smetti di picchiare qualsiasi ragazzo tenti di salutarmi,gelosone"
"Geloso io? Ma quando mai? Guarda come sono bello" e si indica, mostrando le sue potenzialità.
Ne siamo consapevoli Charles...
"Anch'io vorrei dettare una regola:per favore,niente magliette con scritte strane,puntiamo a qualcosa di più provocante,che dici ci stai?" Ammicca e mi fissa, lo spintono leggermente è forte, abituato agli impatti e agli scossoni e rimane fermo come il tronco di un albero, irremovibile dalle sue posizioni.
"Affare fatto, ci divertiremo"
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Spazio autrice!
Buon pomeriggio cuoricini❤️‍🩹
Ho adorato scrivere questo capitolo,spero possiate assaporare e cogliere le emozioni celate,che desideravo trasmettervi.
Fatemi sapere cosa ne pensate,io sono sempre disponibile,rispondo a tutti.
Finirà bene la gita romantica a Monaco?!
chissà,staremo a vedere.
Un bacione,vi voglio bene
💋

Punizione Divina || Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora