capitolo 7| 𝓁𝒶𝒸𝓇𝒾𝓂ℯ

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T/n's pov

"Non è detto che sia così" disse il rosso.
"Certo, ma se lo fosse spiegherebbe perché ci risvegliamo ogni notte in un orfanotrofio..."
"Indagherò" dissi.

Tornata a casa, avevo tutte le intenzioni di scavare a fondo in quella questione.
"Mamma! Ci sei?" urlai per farmi sentire.
Nessuna risposta.
"Mamma?" la chiamai nuovamente andando in cucina.
Sul frigorifero vi era un post-it: "sono uscita a fare la spesa!"
Ottimo, così posso cercare qualcosa.
Salii al piano di sopra, nella vecchia camera da letto dei miei genitori.
"Da dove inizio?"
Cercai nei cassetti della scrivania, sulle mensole, nell'armadio... ma nulla.
Controllai quindi nel suo comodino.
Nulla.
Stavo per richiudere il cassetto quando vidi un pezzetto di carta scorgere al di sotto di questo.
Rimossi completamente il cassetto e quello che vi trovai mi lasciò a bocca aperta: una cartellina con il mio nome sopra.
La aprii immediatamente e iniziai a leggere con attenzione quei fogli, gli occhi mi si riempirono di lacrime.
È vero allora, sono stata adottata.
Sconvolta scattai in piedi e corsi fuori dalla stanza senza preoccuparmi di rimettere i fogli al loro posto.
Presi velocemente il mio cellulare e uscii di casa, non avrei sopportato di vedere mia madre quella sera.
Ancora con gli occhi pieni di lacrime corsi per le strade della città scontrando numerose persone che mi urlarono contro, ma a me non importava.
Bussai freneticamente alla grande porta che avevo davanti, non sapevo nemmeno perché ero andata lì, da lui.
"T/n?" scoppiai a piangere affondando il viso nel petto del ragazzo.
"Che succede scema?" chiese il biondo preoccupato.
"Bakugou... è vero, s-sono stata adottata" il labbro mi tremava.
Il ragazzo mi strinse a sè e chiuse la porta alle mie spalle.
Che buon profumo che ha...
"M-mi dispiace" disse incerto.
Mi staccai da lui e mi asciugai le lacrime con le mani tremolanti.
"Sei proprio un'idiota però" disse guardandomi male.
"Cosa?"
"Guardati, stai tremando. È sera e tu esci di casa con una maglietta a mezze maniche e un pantaloncino" disse indicando le mie gambe scoperte e arrossendo lievemente.
Mi trascinò in camera sua e mi lanciò una felpa in faccia.
"Mettitela, io vado a preparare la cena" disse uscendo dalla stanza.
Presi la felpa e la portai al naso respirando profondamente il buon odore del ragazzo.

Entrai in cucina e il ragazzo scoppiò a ridere.
"È il doppio di te" mi indicò.
Mi avvicinai a lui e gli diedi uno schiaffo sul braccio.
Aggrottò le sopracciglia e trattenne il mio braccio spingendomi verso il ripiano della cucina. Ero intrappolata tra questo e il corpo del ragazzo.
I suoi occhi erano fissi nei miei e, per la seconda volta, i nostri nasi si stavano sfiorando.
La sua mano lasciò il mio braccio e scese afferrandomi per i fianchi e facendomi sedere sul ripiano.
Un suono distolse la sua attenzione da me.
"È pronto" disse allontanandosi velocemente.

Finito di mangiare ci stendemmo sul suo letto, erano le 21:40.
"Tra 20 minuti saremo di nuovo lì" mormorò.
"Ho paura" confessai.
"E di cosa?"
"Di morire" lo guardai.
Il ragazzo mi prese per i fianchi e mi avvicinò a lui, facendo incastrare la mia testa nell'incavo del suo collo.
Ma è un'abitudine allora.
L'ultima cosa che riuscii a sentire, prima che quel fastidiosissimo rumore coprisse tutto e mi portasse con sé, fu:

"Ci sono io"

𝘪𝘯𝘴𝘰𝘮𝘯𝘪𝘢 |k. bakugou Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora