T/n's pov
Camminai lentamente attraverso il cancello arrugginito che conduceva all'ingresso dell'orfanotrofio abbandonato.
Il sole stava tramontando, gettando ombre inquietanti sui muri crepati e sulle finestre rotte.
Il silenzio pesante dell'edificio era interrotto solo dal suono del vento che sibilava attraverso le fessure e dal cigolio di una porta oscillante.
Mi avventurai con cautela all'interno, i miei passi echeggiavano in un'atmosfera di desolazione: il pavimento era coperto da strati di polvere e detriti accumulati nel corso degli anni, pareti scrostate lasciavano intravedere vecchie pitture sbiadite e segni di umidità e i mobili una volta, probabilmente, eleganti erano rotti e dismessi, a testimonianza di un passato ormai dimenticato.
È tutto come nell'altro mondo... ma è strano riuscire a vedere la struttura illuminata e non persa nel buio della notte.
L'aria era densa e carica di un'aura spettrale, come se l'edificio stesso custodisse segreti oscuri.
Mi avvicinai alla sala giochi, dove vecchie bambole rotte giacevano abbandonate sul pavimento con occhi vuoti che sembravano scrutare il nulla. L'atmosfera si fece ancora più cupa, come se il passato avesse intrappolato il dolore e la solitudine di coloro che qui un tempo avevano vissuto.
Il nostro dolore.
Nonostante la sensazione di inquietudine che mi avvolgeva, riuscii a percepire una sorta di tristezza malinconica nel vedere l'orfanotrofio in questo stato di abbandono, questo luogo, che un tempo rappresentava la mia casa, ora si era trasformato in un simbolo decadente di un passato perduto.
Dopo qualche altro minuto passato ad esplorare i dintorni, uscii dall'edificio lasciandomi alle spalle l'orfanotrofio abbandonato.
Anche se incuteva timore, conservava ancora una traccia di bellezza malinconica. Un ricordo delle nostre vite e storie che erano state scritte in quei muri silenziosi ed ora erano ridotti a rovine silenziose nell'oblio.Il sole era ormai quasi del tutto tramontato all'orizzonte mentre mi incamminavo di fretta lungo il sentiero che mi riportò al lago dove gli altri si stavano ancora godendo la giornata.
Il mio volto rifletteva una miscela di paura e ansia, mentre i miei occhi vagavano in cerca di un segno della loro presenza.
"Ragazzi!" gridai correndo verso di loro.
Le fronde degli alberi si muovevano leggermente, creando ombre inquietanti che danzavano sul terreno, facendo fiorire la mia immaginazione.
L'aria era densa di un silenzio teso, interrotto solo dal mio respiro affannoso e dal battito accelerato del mio cuore, che sembrava risuonare nell'intera foresta circostante.
"T/n?" mi guardò il biondo.
"Che succede, principessa? Dove sei stata?"
Li osservai uno ad uno cercando di calmarmi e riprendere fiato.
"Lì..." indicai il sentiero.
"Cosa?" chiese Shoto.
"...l'orfanotrofio" ansimai.
I tre mi guardarono interrogativi.
"Lì dietro c'è il nostro orfanotrofio, white lilly home"
"COSA?!"
"Come sai che è quello?" mi chiese il bicolore.
"Quando sono rimasta intrappolata lì ho avuto modo di leggere il nome, poi... prima ci sono entrata. È quello, ne sono sicura"
"Ci sei entrata da sola?! Ma cosa ti dice il cervello?" mi guardò male il biondo.
Lo ignorai e li condussi davanti al maestoso cancello."È così strano tornare qui di giorno..." mormorai entrando.
"Non posso credere che abbiamo trascorso la nostra dannata infanzia in questo posto, mi fa venire l'orticaria solo a guardarlo" commentò Katsuki.
Intrecciai le mie dita con le sue e vidi le sue guance colorarsi leggermente.
Carino.
"Si ma ricorda che perlomeno siamo cresciuti come una famiglia, tu che puoi..." mormorò il rosso sconsolato.
Presto ricorderai, ne sono sicura.
"Hai ragione, Eijirou. Questo orfanotrofio è stato la nostra casa, il luogo in cui abbiamo formato legami molto forti, non possiamo negare il passato, ma possiamo affrontarlo insieme" intervenne Shoto.
"Non ti avevo mai sentito dire più di 10 parole di fila" dissi sarcasticamente.
Con mia grande sorpresa, il bicolore fece un sorrisetto e alzò gli occhi al cielo.
"Dobbiamo pensare anche ai momenti felici che abbiamo condiviso qui. I giochi, le risate, il sostegno reciproco, una parte di noi appartiene a questo luogo, non importa quanto sia spaventoso adesso"
Dopo qualche giro di esplorazione uscimmo dalla struttura.
"Ragazzi si sta facendo buio... è meglio tornare a casa prima di addormentarci qui" dissi ricevendo poi diversi cenni di approvazione.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, ognuno era preso dai propri pensieri e preoccupazioni.Una volta saliti a casa del rosso, casa che ormai era un po' di tutti, abbandonammo le borse in salotto e andammo tutti a cambiarci.
Eijirou andò in camera sua, Shoto nella camera degli ospiti e io e Katsuki rimanemmo da soli.
"Ehm... io vado a fare una doccia" dissi.
"Anche io"
"Ma c'è un solo bagno..." lo guardai perplessa.
"Già, vuol dire che la faremo insieme"
"Ah... okay" mormorai.
"ASPETTA, COSA?!" urlai realizzando.
Non feci in tempo a ribattere che il biondo mi prese sulle spalle facendomi fare la fine di un sacco di patate e mi portò in bagno chiudendo la porta alle sue spalle."Allora che fai, non ti spogli?"
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letteralmente solo io posso farli passare dal cacarsi sotto al fare bum bum
buonasera
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𝘪𝘯𝘴𝘰𝘮𝘯𝘪𝘢 |k. bakugou
Fiksi Penggemarl'infanzia di t/n è sempre stata un ricordo vago e confuso, non importa con quanto impegno provasse a ripensare al suo passato, questo non riaffiorava. un giorno, dopo essersi addormentata profondamente, si risveglia in un'oscura ed inquietante dim...