Capitolo XVIII

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Lo stesso giorno in cui Renzo superava l'Adda, si rifugiò a Bergamo; la polizia intanto avendo i dati anagrafici ne fa ricerca nel paese. La casa viene messe a soqquadro: tra lo stupore della gente, la quale ha di Renzo un concetto diverso, lì si parla di lui come capo banda, un mafioso, un evasore. L'unico fatto consolante per Renzo è la notizia che si è messo in salvo.
Se la gente che lo conosce resta sbalordita e incredula. Cos'è tuttavia della notizia, Gabriele Esposito, che si vede improvvisamente liberato dall'inopportuna presenza del fidanzato di Lucia. Questa però gli pare irraggiungibile dato che nel convento dove lei si era rifugiata non c'è possibilità di azione e di manovra per lui. Eppure, forse ci potrebbe riuscire, se facesse ricordo a un potente vescovo: ma costui è troppo potente e esigente. Per il momento Gabriele decise di posticipare. Le notizie su Renzo, sorprendono anche Lucia e Maria che si rassicurarono, quando tramite un SMS di padre Cristoforo vengono a sapere che Renzo ha trovato una via d'uscita a Bergamo. A questo punto Maria decide di tornare a casa mentre Lucia resterà accanto alla signora di Monza, sotto la protezione di quest'ultima.
Durante il viaggio di ritorno, Maria decide di passare per Pescarenico; purtroppo, nel convento non trova più padre Cristoforo, dato il trasferimento a Rimini. A determinare questo trasferimento ha una parte decisiva il Conte Attilio, il quale come ha promesso al cugino, si reca a sollecitare l'intervento politico del potente conte zio. Nel colloquio con Lozio, tuttavia le parti si invertono e quindi a guidare i fatti il cinico nipote, che con il suo fare e con i suoi abiti suggerimenti indica allo zio quali sono le strade che deve percorrere e nello stesso tempo però deve avere la ficialità (il servilismo).
Dal colloquio, Attilio ha la certezza che Conte zio riuscirà nel proposito di allontanare da Pescarenico padre Cristoforo.

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