XXII

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prendemmo la metro a finalmente arrivammo alla famosa pista di pattinaggio di new york.
nessuno di noi sapeva pattinare, tranne maria, che aveva fatto pattinaggio artistico per anni ed era ancora bravissima.
«mi devi aiutare» disse bill, mettendosi i pattini che avevamo noleggiato.
«no. devi aiutare me!» risposi io.
«ragazzi calmatevi. pattinare non è così difficile. non avrete nemmeno bisogno di me» esclamò lei.
andammo in pista, ma era piena zeppa di persone.
«io non vedo ghiaccio su cui cadere» scherzò tom.
«cosa ti aspettavi?» gli risposi guardandolo con superiorità.
«se cadi non ti prendo sappilo»
«e invece lo farai» risposi, ridendo.
tom mi prese per mano e iniziammo a prendere confidenza con i pattini.
«guarda come sono bravo» disse tom, mentre si staccava da me. inutile dire che un secondo dopo cadde come una pera.
era a terra e io iniziai a ridere come una scema, e lui intanto riprovava a rialzarsi, guardandomi malissimo.
«cazzo ti ridi ritardata. aiutami»
lo aiutai e iniziò ad insultarmi, mentre io continuavo a ridergli in faccia.
«quando cadi te vediamo chi ride»
continuammo a fare giri mano per la mano, ma io non volevo lasciarlo, perché sarei sicuramente caduta e non volevo dargliela vinta.
ci demmo anche tanti bacini, e scattammo tantissime foto.
«perché non le pubblichi?» chiesi.
«non voglio fare impazzire nessuno» rivelò, spegnendo e rimettendo il telefono in tasca.
«ma prima o poi...» continuai insicura.
«sì cristal. prima o poi, ma non oggi» aveva paura di dirlo ai fan, ma io non riuscivo a capire il perché.
«ma ci sono già tante persone che sospetta-» non mi fece finire e mi lasciò un bacio in bocca, probabilmente per non farmi concludere.
mi staccai e annuii arresa.
«vuoi prendere qualcosa da bere?» mi chiese.
«sì. vengo con te»
mentre pattinavamo verso l'uscita, perdemmo entrambi l'equilibrio e cademmo insieme.
scoppiammo a ridere e chiamammo maria per aiutarci.
«alla fine sei caduta anche te» mi prese in giro tom.
«ma sta zitto che sei caduto anche te» gli risposi, pizzicandogli il naso.
«stronza ci credo, sei stata attaccata a me tutto il tempo» disse, alzando gli occhi al cielo.
uscimmo dalla pista e ordinammo da bere nel bar vicino. dopo un po' di tempo arrivò la mia cioccolata calda. iniziai a bere, e mi accorsi che amavo la mia vita insieme a tom. ero in un posto da sogno, con degli amici che adoravo, un ragazzo che mi faceva dannare, ma che amavo allo stesso tempo, senza preoccupazioni e stress. insomma, tutto stava andando fin troppo bene.
finimmo di bere e chiacchierare e consegnammo i pattini al noleggio. ormai si erano fatte le quattro e quindi avevamo deciso di girare tra i mercatini vicini.
erano stupendi e io comprai dei souvenir per mia mamma.
«dammi pago io» diceva tom in continuazione. non mi voleva mai far pagare per nulla e a me dava fastidio.
«tom smettila. sono un regalo mio!» mi arrabbiai un poco, e lui lasciò perdere. ma non completamente, perché poco dopo tornò con un sacchettino pieno di roba natalizia, e intanto sorrideva.
«e questi sono i miei regali per tua mamma. così impari a non ascoltarmi»
presi la borsa e controllai i suoi acquisti. erano tantissime cose, che sicuramente a mia mamma non sarebbero dispiaciute.
«a cosa dovrebbero servire queste cianfrusaglie?» dissi, tirando fuori dal sacchetto un pupazzo di neve con su scritto "merry christmas to the best mom ever!".
«non so... abbellire casa?» mormorò lui, avvicinandosi pian piano verso di me, mentre io rimasi impalata, quasi ipnotizzata dalla sua voce.
mi baciò con una delicatezza seducente.
«ti amo...» bisbigliai e lui si staccò.
«ma guardali te questi piccioncini» ci gridò bill, mentre io diventavo rossa dall'imbarazzo.
«bill ti ammazzo» disse arrabbiato tom.
«e dai. é la prima volta che vedo un bacino tra voi due»
«un cristallo come lei non si fa toccare facilmente»
«sei diventato troppo dolce, ora che stai insieme a cristal» si mise in mezzo gustav.
«non stiamo insieme» sbraitò tom, facendomi quasi piangere. ormai non sapevo più che fare con questa storia.
«certo perché tu ti porti a new york una tipa come le altre?» mi difese georg.
tom rimase in silenzio e continuò a camminare, cercando di ignorarci.
«fra poco sono le sette. ci conviene partire» disse poi bill, avviandosi verso la stazione metropolitana.
davanti all'accesso sotterraneo c'era un signore impegnato a vendere delle bellissime rose rosse, tom iniziò a parlarci e noialtri iniziammo a scendere le scale, lasciando tom dietro.
poco dopo ci raggiunse e aveva il mazzo di rose del signore in mano.
«ti piace cristallo?» mi chiese, dandomelo in mano. guardai tom con gli occhi lucidi e con un sorriso pieno di amore.
«ma... hai preso tutto il mazzo!» dissi ridendo.
«perché non te ne meritavi solo una...» rispose, facendomi l'occhiolino.
lo abbracciai forte e la metro arrivò.

dopo il viaggio e una camminata di circa dieci minuti, arrivammo davanti allo studio.
bill fece strada ed entrammo dentro quell'edificio gigantesco ed ingente. si vedeva che era un posto di una certa importanza.
il signor andrews ci aspettava davanti all'entrata e ci salutò con estrema educatezza e professionalità.
infine ci portò a posare i cappotti e le borse.
poi arrivammo al posto dove si sarebbe tenuta l'intervista.
era già tutto pronto, poltrone e divani, con un tavolino per l'acqua e qualche stuzzichino.
c'era tantissima gente che stava lavorando con le videocamere, schermi, fogli da compilare e quant'altro.
il signor andrews ci fece accomodare e arrivarono anche alcuni moduli da firmare.
alla fine tutto quanto era pronto per iniziare e la trasmissione iniziò.
«buonasera telespettatori! é andrew andrews che vi parla. oggi siamo qui con degli ospiti veramente speciali e che vengono da lontano, i tokio hotel!» fece questa breve introduzione e tutti quanti noi dovemmo salutare con un sorriso stampato.
«e non solo abbiamo qua una band emergente, ma anche due ragazze con stretti rapporti con i membri, cristal e maria»  disse il signore, mettendomi molto a disagio, ma riuscii lo stesso a mantenere la calma.
ovviamente l'intervista era più che altro rivolta a i quattro ragazzi, quindi non dovetti parlare spesso.
l'intervistatore iniziò con delle domande abbastanza scontate, ma poi iniziò ad entrare sempre di più nel personale, parlando membro per membro.
quando toccò a tom, il signore fece una domanda molto scomoda.
«di te si dicono tante cose, caro tom. ho sentito dire che dovresti aver avuto qualcosa con addirittura 25 ragazze. avete visto il ragazzino!» disse, iniziando a ridere.
tom diventò bianco in viso e stava cercando un modo per rispondere in modo più educato possibile.
e io feci una cosa di cui mi pentii poco dopo.
«scusi veramente l'interruzione. ma penso che questa sia una domanda completamente fuori luogo... insomma tom é stato vittima di questo humor, ma é falso, glielo assicuro» dissi, provando ad essere il più tranquilla possibile.
«non stavo parlando con lei. ma non penso che lei abbia diritto di parola, in quanto potrebbe benissimo essere la ventiseiesima!» iniziò a ridere a crepapelle, mentre tutti noi ci guardammo impauriti. tom era furioso, ma non capivo se lo fosse anche con me.
«non si permetta a parlare così con lei, chiaro?» disse, alzandosi dalla poltrona e facendo segno agli altri di fare lo stesso.
«hey, stia calmo. io scherzavo! si accomodi pure» l'intervistatore era impallidito e sistemare la situazione era diventato difficile.
«scusi. ma ora dovremmo proprio lasciarvi» esclamò bill, guardando deluso il signor andrews.
ci alzammo tutti quanti, mentre il signore ci seguiva per parlarci.
lasciammo lo studio senza dirci nulla, ma eravamo tutti quanti scossi dall'accaduto.
«cazzo. cosa é successo lì dentro? siamo per caso tutti impazziti?» esclamò bill, mettendosi le mani tra i capelli.
«quel pelato di merda può anche andare a farsi fottere» si adirò tom.
«i social sono già impazziti» disse gustav, accendendo il telefono e scorrendo tra i commenti.
«che cazzo dicono?» urlò tom, prendendogli il telefono dalla mano.
«quel kaulitz é impazzito per quella ragazza»
«hanno veramente lasciato l'intervista di andrew?»
«a me piacciono!»
e si poteva scorrere per giorni.
«beh almeno ci siamo fatti notare» esclamò tom, ridendo.
«non riusciamo proprio a non combinare pasticci?» vociò georg.
proprio in quel momento il telefono di bill iniziò a squillare. era il tipo che aveva proposto il tour in america per i tokio hotel.
«cazzo... ora ci abbandona pure lui» disse bill spaventato.
rispose e rimase a parlare con lui per gran parte del viaggio di ritorno.
quando chiuse il telefono iniziò a strillare, attirando l'attenzione di alcuni passanti.
«a quel tipo é piaciuto il fatto che siamo andati via da quel posto! e ha confermato il tour!»
tutti quanti iniziarono a festeggiare, anche se sembrava strano che a quel signore fosse piaciuta la nostra uscita di scena.
«ha detto che gli piace il nostro carattere e cazzate varie. abbiamo il tour in america!» continuò a raccontare bill.
infine ci disse che sarebbe venuto al nostro hotel in qualche giorno, per decidere le tappe e altre cose importanti.
«tutti grazie a cristal» scherzò maria.
«io l'ho fatto per difendere tom» dissi io onesta.
tom era ancora un pochino a disagio, ma mi baciò, ringraziandomi per averlo difeso.
«ce l'avrei fatta anche senza di te però»
«non penso proprio, eri spiazzato» dissi, prendendolo in giro.
«ma sta zitta su» disse, scompigliandomi i capelli.

spazio autrice
capitolo molto easy 🫶🏼 però ora vi vorrei avvisare di una cosa: manca veramente pochissimo alla fine della storia, infatti ho pianificato di finirla entro questa settimana. mancano circa 3/4 capitoli e dovremo dare addio a tom e cristal 😭💕

tutto per te - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora