Fortuna

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Non passa molto tempo prima che io senta di nuovo dei passi nel
corridoio e la serratura della cella che scatta.
Di chi si tratterà ora?
Chiaramente non valgo i suoi sforzi, avrà mandato
qualcuno dei suoi uomini a mettere fine alla mia vita.

Con mia grande sorpresa vedo entrare … una donna!
Non ha armi con se ma qualcosa che sembra un telo
di spugna.
Mi saluta con garbo, la sua voce è bassa e quasi sussurrata.

- Ciao, io sono Fortuna Del Monaco, sorella di Salvatore,
mio fratello mi ha pregato di occuparmi di te,
devi avere molto freddo,
ho qui un accappatoio –

Dispiega ciò che avevo creduto un
telo di spugna rivelando in effetti un grande
accappatoio bianco.

– Puoi infilartelo così avrai un
aspetto un po’ più “decente” mentre ti conduco alla tua stanza –

Cosa? La mia … cosa?

Deve accorgersi  della mia sorpresa perché si affretta
a darmi spiegazioni:

- Salvatore è un po’strano a volte,
e la sua stranezza
a te, ha portato bene,
perché,
per qualche motivo tutto suo,
ha deciso di tenerti in vita –

Annuisco e cerco di alzarmi il più in fretta possibile
perché quell’accappatoio mi sembra un vero e proprio miraggio.
Già pregusto la sensazione di averlo
addosso.

- E’ riscaldato: devi essere congelata, come diavolo
vi conciano in quei posti? -

Mi sembra di rinascere al contatto con il tessuto
caldo e ringrazio di tutto cuore Fortuna per la sua gentilezza.

- Figurati! Qui eseguo ordini
come tutti gli altri.
Andiamo, hai urgente bisogno di una doccia ! –

Mi fa cenno di seguirla facendomi strada, non lo so
se poi mi uccideranno ma adesso, è bastata la parola
doccia a rendermi felice così afferro le mie scarpe
con il tacco, l’unica cosa di mia proprietà in quella
stanza senza finestre e la seguo felice come una
bambina a cui abbiano promesso un regalo.

Camminando dietro di lei noto che è una donna magrissima,
più sottile di un’acciuga,
rasenta quasi la figura di una donna anoressica tanto le gambe che
spuntano da sotto la gonna longuette risultano ossute e sottili.
Ha i capelli castani, sapientemente
ondulati che gli ricadono in morbide onde fino verso
metà schiena e la sua andatura è rigida anche se non
ha nulla della fierezza di suo fratello, anzi, il suo capo
tende a ciondolare verso il basso quando cammina e
le sue spalle sono leggermente curve nonostante di
tanto in tanto le raddrizzi come a voler correggere un
difetto di cui le hanno fatto acquisire consapevolezza
ma senza una reale convinzione a farlo.
Prendiamo un ascensore e saliamo al secondo piano,
o almeno così è scritto sul pulsante che pigia.
Anche il suo viso è scavato e il naso è leggermente aquilino.
Gli occhi invece sono due grandi pozze azzurre in
netto contrasto con la spigolosità emanata dal resto
del suo corpo, simili in tutto e per tutto a quelli di
suo fratello, per quanto riguarda il colore,
ma meno duri e,
così mi sembra,
infinitamente tristi.

La seguo lungo il corridoio e la vedo aprire una
porta e poi farsi da parte per farmi entrare.
C'è un
energumeno dentro la stanza che la saluta con un cenno del
capo ma lei lo ignora.

-Entra, fatti una doccia e cambiati, troverai tutto
l’occorrente in bagno –

Involontariamente il mio sguardo si posa sull’uomo
alla porta.

- Lui è Eros, quando avrai finito ti spiegherà alcune
cose. –

E se ne va, con la sua andatura a tratti curva, a tratti
più rigida.
Sorprendo la mia guardia a fissarla
sparire dietro l’ascensore.

- Entra e cerca di renderti decente! In fretta! Non ho
tempo da perdere! -

Spiccio e sbrigativo, un vero soldato della malavita a quanto pare, niente a che vedere con la raffinatezza del suo capo...
O forse è solo quello che vuole fare credere...

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