David era appena uscito dalla doccia e aveva appena cominciato a vestirsi. Prese la sua tuta sportiva e si trasferì in soggiorno per non svegliare Valerie che ancora dormiva.
Valerie lavorava fino a tardi al locale e faceva la chiusura per permettere a lui di andare a prendere Ethan la mattina, accompagnarlo a scuola, trascorrere del tempo con lui.
Ultimamente erano successe così tante cose che a malapena si erano incrociati e confrontati. Le notti in ospedale per Brandon, la preoccupazione per Brenda e soprattutto per Dylan, avevano costretto loro a mettere da parte le proprie vite, a metterle in pausa.
Inoltre David ammetteva a se stesso che la presenza di Joe lo aveva destabilizzato. Lui era chiaro con se stesso, amava Valerie, amava il forte impulso che lei dava alla vita di lui, il modo in cui lo faceva sentire uomo, un uomo vivo, ma amava anche Donna, non poteva negarlo a se stesso, era stata la sua ragazza dal liceo, aveva creduto in lui quando nessuno credeva in lui, e anche se avevano avuto un periodo davvero difficile, e anche se Donna gli aveva reso la vita impossibile soprattutto dopo il divorzio, l'arrivo o meglio, il ritorno di Joe aveva di nuovo messo in discussione tutto. David non riusciva a spiegarlo a parole, non voleva dare troppo peso alla cosa e cercava di nasconderla in tutti i modi, soprattutto a Valerie, ma Valerie aveva fiuto, sapeva guardarlo dentro, sapeva come toccarlo.
Il fatto era che vedere Joe con la sua ex moglie gli ricordava la vita che una volta apparteneva a lui e che avrebbe potuto vivere se non avesse lasciato tutto improvvisamente e se una volta quella vita gli pareva una prigione ora gli sembrava una bella vita, fatta di amore, di cose ordinarie ma preziosissime, che a volte lui perdeva con Valerie.
David rientrò in camera e vide Valerie ancora addormentata. Osservò i riverberi del sole che le accarezzavano dolcemente la schiena nuda, quegli occhi di ghiaccio chiusi a sognare. Si avvicinò e la baciò sulla guancia. Valerie non si mosse.
David la guardò ancora per un istante, scrisse velocemente un biglietto in cucina e poi si diresse a casa di Donna.
XX
Samuel salutò le infermiere ed entrò direttamente nella stanza di Brandon trovandolo addormentato.
Sperava che suo padre fosse sveglio, aveva poco tempo prima di andare a scuola, e non aveva mai avuto occasione di parlare con lui da solo. Erano sempre presenti i nonni oppure Grace quando lui era entrato nella sua stanza. Avevano scambiato qualche parola, era felice di sapere che a scuola aveva ripreso ottimi voti, era felice di sapere di Emma, nulla del comportamento di suo padre faceva intuire che Brandon ricordasse qualcosa dell'incidente, ma Samuel ricordava e ne sentiva l'urgenza
Spostò la sedia e quel movimento fece aprire gli occhi a Brandon.
"Hey"
"Hey papà" Brandon si tirò su aiutato da Samuel.
"Cosa fai qui così presto?"
Samuel tentennava voleva trovare in fretta una scusa ma non ne trovò neanche una "niente, volevo venirti a trovare prima di andare a scuola".
"Tua madre sa che sei qui?"
"No" Samuel scosse la testa.
"Va bene" sorrise Brandon "rimarrà il nostro segreto".
Samuel rispose al sorriso.
"Come stai papà? Come va la fisioterapia?"
Brandon sospirò dispiaciuto "è più dura di quanto credessi ma ce la sto mettendo tutta per tornare a casa il prima possibile" disse.
Brandon sapeva che suo figlio aveva qualche urgenza di cui parlargli ma non riusciva ad afferrarne l'argomento.
"E tu come stai?" gli chiese Brandon.
Samuel scrollò le spalle "sto bene, ho tolto il gesso alla gamba e anche io ho cominciato a fare fisioterapia, perché Joe mi ha detto che il posto per me c'è ancora in squadra" disse con un sorriso poco convinto.
Brandon alzò un sopracciglio interlocutorio "con Emma tutto bene?"
"Si" questa volta il sorriso di Samuel si fece convinto "tutto bene. Era vero quello che mi diceva Grace che non sapevo guardare oltre il mio stesso naso, Emma è stata li per tutto questo tempo e io davvero non la vedevo, vedevo solo Blanca, e ho combinato un casino".
"Sono cose che succedono Samuel, innamorarsi è sempre una scommessa, puoi vincere o puoi perdere, l'importante è accettare il rischio e fare in modo di lasciare ogni giorno una serie infinita di bei ricordi, perché se la storia finisce la aiuterà a sopravvivere nei cuori, se la storia va avanti la aiuterà a sopravvivere nella vita".
"Wow papà..." rise Samuel.
"Eh lo so sono diventato un romantico mieloso, merito di tua madre" lui gli fece l'occhiolino.
"L'ho invitata al ballo di fine anno, io non sono un gran ballerino... "
"Eh chissà a chi somigli" sorrise di nuovo Brandon.
"Ecco papà" Samuel si fece più vicino a Brandon portando la sedia più avanti "io ed Emma siamo molto uniti ed intendo davvero molto uniti"
"Mmmhh" Brandon forse cominciava ad intuire quello che era venuto a dirgli suo figlio.
" Diciamo che facciamo molte cose insieme..."
"Molte cose" Brandon lo stava fissando negli occhi e anche Samuel alzò il suo sguardo. Due paia di occhi dello stesso identico colore.
"Vorrei prendere una camera la sera del ballo" disse Samuel senza riprendere fiato "io vorrei, voglio dire... non è un obbligo ma vorrei..."
"Tutto chiaro" sorrise Brandon per togliere l'imbarazzo da Samuel " ed Emma è d'accordo?"
"Io non gliel'ho detto" scosse la testa Samuel "pensi che dovrei dirglielo? Dovremmo tipo accordarci?"
"No" scosse la testa Brandon "certo che no, è una cosa che deve venire naturale"
"Io non vorrei sbagliare con lei, papà, non vorrei davvero sbagliare, non la voglio sforzare.."
"Tu ti senti pronto?"
Samuel annuì.
"Tu ne sei innamorato?" chiese Brandon.
"Si" rispose Samuel deciso.
"Non sbaglierai allora, so che non farai niente di sbagliato" gli rispose Brandon con un sorriso rilassato "queste sono cose che vengono da se"
"È successo così fra te e la mamma?"
"Non al ballo di fine anno, qualche anno dopo".
"E come è successo?"
"Ero andato a Washington con la commissione di vigilanza agli studi della CU, e una mattina ho sentito a bussare alla porta, era tua madre, aveva preso un volo e aveva volato per 4.000 chilometri per portarmi la colazione e per stare con me".
"Mamma è stata coraggiosa"
"Mamma è stata spesso molto coraggiosa con me, ma abbiamo anche sbagliato parecchio, io soprattutto".
Samuel era stranamente silenzioso, sembrava stesse riflettendo sulle parole di Brandon.
"Papà posso chiederti una cosa?"
"Tutto quello che vuoi"
"Tu ricordi qualcosa dell'incidente che abbiamo avuto?"
Brandon lo fissò per qualche secondo, c'era qualcosa che afferrava Samuel da dentro, era evidente ai suoi occhi ma Brandon non riusciva a capire esattamente cosa fosse.
"No, ricordo solo di esserti venuto a prendere a scuola perché avevi avuto.... Qualche problema che ora non hai più, vero Samuel?"
"No, non l'ho più" rispose lui.
"Tu ricordi l'incidente?" chiese Brandon.
Quella domanda si incardinò come un chiodo nella testa di Samuel, ricordava ogni maledettissima cosa, ogni maledettissima parola che aveva detto a suo padre, ogni singolo secondo e avrebbe tanto voluto dirglielo che l'incidente, che quello che era successo, era stata solo colpa sua.
Samuel aprì la bocca per parlare "no" disse "non ricordo nulla neanche io".
Samuel abbracciò suo padre per salutarlo e mentre lo teneva stretto a se chiuse gli occhi e pensò "perdonami papà" ma non riuscì a dirlo.
Mise addosso una maschera decente che gli permettesse di ingannare anche lui.
"Vado a scuola ora, ti voglio bene papàc ci vediamo più tardi"
"Ti voglio bene" rispose Brandon tenendolo stretto e poi lasciandolo andare.
XX
Matt si presentò davanti al giudice Marvey alle 11 precise. L'avvocato di Ashley Monroe era Simone Winston. Afroamericana, donna, paladina dei diritti umani, era davvero un osso duro per Matt, era conosciuta persino a New York. La prima domanda che si pose Matt era come facesse una persona come Ashley Monroe a potersi permettere l'onorario di Winston Simone.
I due avvocati si salutarono con molta cortesia e non appena la segretaria del giudice Marvey gli permise di entrare si sedettero ai due lati opposti del tavolo in attesa del giudice stesso.
"Non hai preso un caso facile, Matt"
"Lo sai che non mi piacciono le cose facili"
"Ne hai fatta di strada da quello studio che avevi qui a Los Angeles" gli disse l'avvocato Winston.
"Anche tu ne hai fatta di strada Simone"
"È vero, ma credimi non è stata una passeggiata per me".
"Si immagino che sia così"
"no, non credo, tu sei un maschio bianco e belloccio, non credo che tu abbia avuto grossi ostacoli"
"Non giudicarmi dalla mia copertina".
"Il tuo cliente è nei guai, dovrai darti parecchio da fare"
"Diciamo subito le cose come stanno prima che entri il giudice, cosa volete un accordo? Soldi?"
Simone Winston fece un sorriso sarcastico "no vogliamo trascinarlo in giudizio, Dylan Mckay è un nome piuttosto noto, tutti devono vedere di cosa è capace".
"Il signor Mckay è innocente"
Simone Winston ripetè il suo sorriso sarcastico "tu credi? Non è quello che dicono le prove che abbiamo raccolto su di lui".
In quel momento entrò il giudice Marvey. Era un giudice donna, bianca, borghese e conservatrice. Si salutarono cordialmente tutti e tre.
"Allora Signori avvocati, siamo qui per dare la possibilità alla difesa di visionare le prove ammesse, di prenderne copia e di fare le richieste necessarie in caso di accordo extra giudiziale. Volete procedere ad accordo?"
"no" Simone Winston rispose convinta.
"No" rispose Matt "il mio cliente non vuole nessun accordo, vuole affrontare il processo".
"Vedo che oggi saremo piuttosto veloci" sorrise ironica il giudice.
"In aggiunta alle prove già depositate abbiamo un'altra prova, il reperto Z12 con annesso gli esami. L'esame del DNA dell'imputato Dylan Mckay prelevato dalla signora Monroe".
La notizia del Dna sconvolse Matt. Era davvero un brutto colpo da subire.
"Dna?"
"Si, è standard negli esami di laboratorio dopo una denuncia per stupro" Simone lo guardava dritto negli occhi.
"Credevo che non fosse stato trovato del DNA umano o qualsiasi altro liquido"
"Non vaginale, per quanto i medici hanno stabilito che la Monroe ha subito una penetrazione violenta probabilmente con il preservativo, ma questo DNA proviene dalla bocca della signora Monroe".
"Non è la procedura standard"
"No ma non è contro la procedura, chiediamo l'ammissione nell'elenco delle prove"
"Signor Durning?"
Matt non riuscì ad opporsi e anche quella prova schiacciante venne ammessa per condannare per sempre Dylan Mckay, la domanda però era come era finito il DNA di Dylan nelle bocca di Ashley Monroe e come era stato individuato così a colpo sicuro.
"Io richiedo nuovamente la liberazione del mio cliente dietro pagamento di una cauzione".
"Istanza respinta" disse il giudice Marvey " credo che il suo cliente debba passare ancora un po' di tempo a riflettere signor Durning, mi creda vorrei davvero occuparmi io di questo caso ma non sarò io il giudice in udienza"
Il giudice Marvey guardò velocemente la programmazione delle udienze.
"L'udienza è prevista per il prossimo due luglio davanti al giudice Church, se non c'è altro, per quanto mi riguarda possiamo terminare qui"
Sia l'avvocato Winston che Matt si alzarono mentre il giudice lasciava la stanza.
"Non te lo aspettavi il DNA.." ironizzò l'avvocato Winston mentre metteva a posto le sue cartelline.
"Decisamente no" rispose Matt con un'aria preoccupata.
"Te l'ho detto che ti sei preso un brutto caso Matt"
Simone Winston prese la sua borsa, salutò Matt stringendogli la mano "ci vediamo in tribunale"
"Si" rispose lui con una voce bassa.
XX
David arrivò a casa di Donna per prendere Ethan ed accompagnarlo a scuola. Suonò alla porta di quella che una volta era stata la sua casa ma non ottenne nessuna risposta. Sentì delle risate provenire dal retro e fece il giro per vedere se Donna e Ethan fossero in giardino.
Trovò anche Joe insieme a loro, stavano facendo colazione tutti e tre insieme.
"Ciao papà!" Ethan era sinceramente felice di vederlo.
Joe e Donna fecero un veloce cenno di saluto e lo invitarono a sedersi insieme a loro.
"Non voglio portare Ethan a scuola tardi" si giustificò lui.
"come preferisci" gli rispose Donna con uno sguardo freddo.
Donna si alzò e accarezzò la mano di Joe, prese i piatti per portarli in cucina "Ethan vai a prendere lo zaino, tuo padre è venuto per accompagnarti"
Si sentì un "si mamma" da parte di Ethan e Donna proseguì verso la cucina mentre Joe si godeva il suo caffè seduto sotto l'ombrellone davanti alla spiaggia.
David seguì Donna.
"Dorme qui adesso?"
"non sono affari tuoi David, ti ricordo che siamo divorziati, e che tu hai voluto il divorzio, la mia vita non è più affare tuo."
"Si che lo è se ci vive mio figlio in questa casa"
"Tuo figlio.. era ora che ti ricordassi di tuo figlio"
"Sei ingiusta Donna"
"Potevi pensare alla vita con tuo figlio quando questa era ancora la tua casa invece di buttare tutto nel cesso e tirare lo sciacquone".
Gli animi di entrambi si erano accesi. La verità era che Donna aveva investito così tanto nel suo matrimonio, in David, pensava che davvero sarebbe stato un "per sempre" e mai avrebbe creduto di poterlo perdere, soprattutto per Valerie Malone. Quello che David aveva fatto l'aveva ferita a morte, aveva scavato profondamente dentro di lei e un pezzo di quella Donna che era esistita e che tutti avevano conosciuto, era andato via per sempre, si era inaridito.
"Non possiamo avere una conversazione civile?"
"Che cosa vuoi David? Che cosa vuoi? Finalmente ho trovato qualcuno che vuole stare con me, che è divertente, che persino ha scoperto quanto io sia divertente, e lo sono, sono una persona che sa fare tante cose, cose che tu non hai voluto vedere e non hai voluto conoscere e ora vieni qui a farmi la morale perché in questa casa c'è nostro figlio, ma Ethan era nostro figlio anche otto anni fa, quando hai deciso che non valeva più la pena."
Le parole di Donna ferirono David, lo ferirono perché in fondo era una verità, quella di Donna, che non aveva colpa per tutti i dubbi, la sofferenza, il sentirsi incastrato che aveva dovuto elaborare David e non era mai stata una questione di mancanza di amore per lei, questo Donna lo ignorava, era solo un amore diverso. David aveva avuto paura di morire in quel modo.
"Io sono stato onesto con te Donna, non volevo vivere una vita infelice e non volevo che la vivessi neanche tu" gli rispose David.
"Bene" disse Donna "io non so cosa ti prenda adesso David, e onestamente non lo voglio sapere, con chi scopo o non scopo, con chi voglio stare o con chi non voglio stare, non sono più affari tuoi, chiediti molto bene qual è il tuo problema, e risolvilo per il bene di Ethan, perché lo devi a Ethan e perché lo devi a me."
David afferrò al volo Donna mentre ancora stava parlando e premette le sue labbra contro quelle di lei. Aprì la bocca e scoprì che anche lei gli permetteva di entrare. Si zittirono baciandosi.
Fu un attimo poi si separarono.
"Cosa stai facendo?" sussurrò debolmente Donna.
David era sconvolto da se stesso e da quello che aveva appena sentito, dalla connessione che si era immediatamente riformata fra loro due.
Ethan arrivò in quel momento "sono pronto" disse.
"Bene, andiamo" disse David senza togliere lo sguardo da Donna.
Joe si avvicinò a loro in quel momento. Si accorse della tensione. Posò la tazza del caffè nel lavandino e guardò Donna.
"Tutto bene?" le chiese.
Donna chiuse forte gli occhi per cacciare via quei pensieri improvvisi che quel bacio con il suo ex marito avevano appena resuscitato.
Guardò Joe, la sua innocenza, il suo modo di amarla in silenzio e quotidianamente, prese il viso di lui fra le mani e lo baciò, lo baciò sempre più appassionatamente e piangendo, non voleva tornare indietro in quel buco di depressione in cui David l'aveva cacciata per salvare la sua vita.
"Fai l'amore con me" disse a Joe e sapeva che cosa gli stava chiedendo, sapeva che Joe non l'avrebbe mai toccata se non l'avesse amata. Attese nervosa la sua risposta, un gesto qualsiasi cosa che potesse riscaldarle il cuore. Joe la fissò per pochi attimi poi la baciò profondamente e la fece sedere sull'isola della cucina, Donna allargò le gambe e accolse lui mentre le sue mani si facevano sempre più frenetiche ed esploravano il corpo di lei. Joe aveva preso la sua decisione.
XX
Il Toro era uscito dall'isolamento e guardava insistentemente Dylan ogni volta che ne aveva occasione. Dylan sapeva cosa voleva, sperava che Matt avesse ottenuto la sua liberazione su cauzione, ma le ore passavano e non era una buona notizia.
Dylan era nel cortile quando il Toro e gli altri due scagnozzi si misero dritti davanti a lui.
"Come stai Mckay?" disse il Toro con la sua voce da fumatore.
Dylan non rispose mentre Philip l'Indiano osservava la scena da lontano.
"Sai" disse il Toro avvicinandosi al volto di Dylan "sono stato in isolamento per un po' di tempo e mi è venuta ancora più voglia pensando a te e a quello che la tua bocca potrebbe farmi" disse lui sfiorandogli il volto con un dito.
Dylan si scostò immediatamente.
"Mi eccita ancora di più se fai il difficile" disse il Toro.
"Lascialo in pace" disse Philip improvvisamente.
L'impertinenza di Philip irritò immediatamente il Toro "Che cosa hai detto?"
"Ho detto di lasciarlo in pace" ripetè il Toro "gli spiriti delle tenebre ti stanno per venire a prendere spendi meglio il tuo tempo" gli riferì Philip.
"Gli spiriti delle ..." Il Toro cominciò a ridere fortissimo "Io mi scopo anche gli spiriti delle Tenebre" gli rispose Il Toro "e anche te" disse guardando dritto in faccia Philip "credo che ti concederò l'onore di essere prima tu e dopo come Dessert ci sarà McKay".
Philip non sembrava avere paura del Toro. Non toglieva lo sguardo e in qualche modo il Toro ne fu intimorito e anche Dylan, sembrava davvero che Philip l'indiano avesse qualche potere soprannaturale. Spaventoso.
"Mckay!" una guardia urlò il nome di Dylan "c'è il tuo avvocato".
Dylan fu condotto da Matt che lo aspettava, non appena la guardia tolse le manette a Dylan lui si sedette sulla sedia quasi sollevato.
"Come è andata?" chiese Dylan "mi liberano?"
"no, il giudice ha respinto l'istanza, ma non è la cosa peggiore di oggi".
A Dylan vennero le lacrime agli occhi, l'idea di essere incastrato in quell'inferno, di non poter tornare a casa da Brenda e dai ragazzi. La sua mente per difendersi riprese le immagini dell'ultima volta che aveva visto Brenda, di quando aveva fatto l'amore con lei in una cella di un carcere e quel carcere era immediatamente sparito, di come l'amore per lei gli aveva dato respiro e nuova speranza, di come la sua bocca fra le gambe di lei gli aveva dato nutrimento.
"Mi devi spiegare come è finito il tuo DNA nella bocca di Ashley Monroe" gli chiese Matt interrompendo i pensieri di Dylan.
"Cosa?" chiese lui.
"Il tuo DNA. È stata depositata una nuova prova oggi, il tuo DNA prelevato dalla bocca di Ashley Monroe"
Dylan era confuso, non lo sapeva poi gli venne immediatamente un flash da quella sera, lei lo aveva baciato, Ashely Monroe lo aveva baciato prima che lui scappasse via da quella casa e lui lo aveva totalmente rimosso.
"lei mi ha baciato" disse lui quasi sottovoce.
"lei ti ha cosa?" chiese Matt evidentemente irritato.
Vide che Dylan non reagiva e che era immerso nei suoi pensieri " e non hai pensato che questa potesse essere una cosa da dirmi?" gli chiese Matt.
Dylan non si muoveva, sapeva di essere innocente ma capì in quel momento di essere stato incastrato, incastrato da qualcuno che non aveva un volto e che probabilmente non lo avrebbe mai avuto. Sarebbe stato condannato.
"Dylan?"
Lui spostò il suo sguardo su Matt e Dylan stava piangendo. Crollò in un pianto disperato che Matt non riusciva a calmare.
"Hey, non è tutto finito, il processo deve ancora essere fatto"
"Brenda è stata licenziata, la mia vita è a pezzi, io non ce la faccio ad andare avanti così" disse Dylan che faticava a respirare. La tensione accumulata con il Toro nel cortile, la disperazione di quei giorni chiuso in un carcere sapendo di essere innocente, la paura di non avere speranze.
"Lo so, ci siamo visti io e Brenda per parlare di te e mi ha detto quello che le è successo"
"Se andiamo in giudizio e verrò condannato perderemo tutto quello che abbiamo costruito insieme, ogni cosa" Dylan si asciugò le lacrime e cercò di calmare il suo respiro.
"credo di non avere scelta" disse a bassa voce.
"cosa?" chiese Matt preoccupato.
"Devo chiedere il divorzio da Brenda, non deve avere più nulla a che fare con me.
Matt guardava Dylan e non riconosceva lo stesso Dylan che aveva conosciuto lui anni prima, era un altro uomo, ora un uomo spezzato.Per favore commentate, perché i commenti sono ispirazione e amore per la storia.
Anche le critiche sono ben accette.