Blanca camminò a lungo quella mattina, sembrava che le gambe procedessero da sole. Indossava un felpa extra large e un paio di pantaloncini. Aveva detto a sua madre che sarebbe andata a correre e invece camminava, camminò a lungo finché le gambe non la portarono dritta davanti a casa di Nate.
Dal litigio sulla spiaggia non si erano più parlati, non aveva risposto ai suoi messaggi e aveva pregato Emma di non dire nulla, perché sapeva che avrebbe dovuto farlo lei, che non poteva dare un tale incarico a nessun altro.
Ormai erano dodici giorni di ritardo, ogni mattina si guardava negli slip spensando che fosse il giorno giusto per mettere termine all'incubo, e non aveva il coraggio di fare il test. Perché più i giorni passavano più non voleva vedere la verità ma Emma aveva ragione: non poteva affrontare ogni cosa da sola.
Prese coraggio e suonò a casa di Nate.
Sua madre Miriam la accolse con un sorriso.
La famiglia di Nate non aveva avuto pregiudizi nei confronti di Blanca, per la nuova situazione di suo padre, Blanca aveva frequentato quella casa insieme a Samuel ed Emma ed insieme a Sean. Sin da quando erano piccoli. Miriam era stata molto felice quando aveva saputo della relazione stabile fra Nate e Blanca, perché una madre sa ogni cosa ed era perfettamente a conoscenza dei sentimenti di Nate verso Blanca e di come lui si sia sacrificato per far spazio a Samuel. Perché Samuel aveva la precedenza su ogni cosa.
"Faccio scendere subito Nate" disse Miriam "intanto se vuoi puoi aspettare in salotto".
"Se non le dispiace vorrei aspettare qui fuori"
Miriam si accorse subito che qualcosa non andava nella ragazza. Non era sorridente come al solito. Nella sua mente pensò che sicuramente Nate aveva combinato qualcosa. Non aveva tanta fiducia nel suo ragazzo, soprattutto dopo che le aveva portato in casa Janet.
Janet sembrava vivere su un altro pianeta, non aveva nulla in comune con Nate eppure lui si era ostinato a nascondersi in quella storia con Janet per moltissimo tempo.Nate scese pochi minuti dopo.
Indossava un paio di pantaloncini e una t shirt.
"hei"
Blanca sorrise.
Nate si chiuse la porta alle spalle.
"Sono contento che tu sia venuta"
Blanca non riusciva a dire una sola parola e Nate se ne accorse immediatamente.
"Blanca, parla con me, dimmi cosa ti succede"
Le mise le mani amorevolmente sulle spalle.
Lei lo guardò negli occhi.
"Sono in ritardo" disse.
"In ritardo per cosa?" chiese Nate.
"Intendo che le mie mestruazioni sono in ritardo di dodici giorni ormai"
Nate si ammutolì. Erano l'una di fronte all'altro.
Blanca non si aspettava una grande reazione e non riusciva a decifrare cosa passasse nella mente di Nate che aveva appena 17 anni come lei.
"Sei sicura?" chiese lui balbettando un po'.
"Non sono sicura di niente, so solo che ho questo ritardo e non so cosa fare"
"Hai fatto il test di gravidanza?"
"No" Blanca scosse la testa "ho sperato che fosse un falso allarme ma a questo punto".
Nate le diede un bacio sulla fronte e poi l'abbracciò forte.
Era spaventato come lo era Blanca ma era felice che finalmente conoscesse la ragione del comportamento di lei e che quella ragione non avesse nulla a che fare con la fine della loro relazione.
Ora il peso della paura passava dalle sole spalle di Blanca anche a quelle di Nate e anche se non era molto era bello non sentirsi più da soli e al buio.
Era un piccolo sollievo, per questo Blanca si lasciò curare da Nate e rimasero così a lungo sotto il portico di casa sua.XX
Brandon e Kelly portarono fuori a pranzo i loro figli. Scelsero un ristorante davanti al mare. Avevano ordinato pesce, vino bianco per loro, e i ragazzi avevano scelto altre speciailità.
A volte succedeva che andassero fuori a pranzo, non era una cosa anormale, ma Samuel capì quasi subito che il motivo di quella gita fuori città era un altro e che lo avrebbero scoperto presto.
"Vi volevamo parlare di una cosa" cominciò Brandon stringendo la mano di Kelly.
Sia Grace che Samuel fecero attenzione a Brandon.
"La vostra mamma non sta tanto bene in questo periodo" disse Brandon.
Entrambi i ragazzi allargarono gli occhi in allarme.
"no" li rassicurò Brandon "è una cosa che si può curare e la vostra mamma ci sta mettendo il massimo impegno. Purtroppo l'incidente che abbiamo subito è stato molto stressante per lei, e ora ha delle conseguenze, tutto quello che noi vi chiediamo e di comprendere e di aiutare la mamma. Quindi dobbiamo collaborare un pochino di più nelle faccende di casa, tenere in ordine, cercare di non fare guai, sostenerla in tutti i modi possibili, con l'allegria, sostenere sentite che bel verbo.. sono sicuro che riuscirete a farlo nei migliori dei modi, e ci sembrava onesto da parte nostra considerarvi abbastanza grandi da capire questo momento e parlarvene".
"Ma che cosa hai, mamma?" chiese Grace con i suoi grandi occhi blu.
"Qualche volta" rispose Kelly "non riesco a gestire l'ansia, mi viene paura di tutto"
La bambina si avvicinò alla madre "e se io ti stringo la mano ti senti meglio?"
Kelly sorrise "si mi sento meglio"
Grace diede una carezza alla madre mentre Samuel la guardava silenzioso, era colpa sua, non solo aveva fatto rischiare la vita del padre ma aveva anche compromesso la salute della madre.
Brandon cercò di spiegare in modo semplice cosa stava accadendo a Kelly perché i due figli potessero capire completamente di cosa poteva avere bisogno la loro madre.
"Sam?" Brandon lo stava guardando.
Samuel si alzò e andò ad abbracciare sua madre fortissimo "mi dispiace mamma" le sussurrò all'orecchio "Faremo tutto il possibile e lo faremo insieme"disse il ragazzo "non sei sola".
Le parole di Samuel commossero Kelly.
Lei si sentiva confusa, avrebbe dovuto proteggere i suoi figli e invece il mondo si era capovolto ed erano loro a proteggere lei. Strinse la mano di Brandon, strinse Samuel e Grace, chiuse gli occhi per non far uscire l'angoscia che la stava attanagliando.