𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘰𝘥𝘪𝘤𝘪

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una settimana dopo
☀︎︎

È passata quasi una settimana da quella tremenda serata. In quest'arco di tempo non ho fatto altro che crogiolarmi sulle parole che mi sono state dette in quella che doveva essere una serata di possibili nuove amicizie; per gli amici di Chris io ero considerato un intruso; colui che "si era intrufolato nella vita delle persone a proprio piacimento", perché era così che mi avevano etichettato.
In più Catherina sembrava sconvolta quando mi vide. Non mi aspettavo per niente una reazione del genere, in verità.
Ho passato più della metà della settimana a crogiolarmi sul perché lei non abbia voluto vedermi. Mi sono sentito come se tutto ciò che abbia fatto per cercarla fosse stato vano e non sia riuscito a concludere nulla; ma non demordo mica. Non avrei mai pensato di incontrarla così "presto", ma mica potevo mai arrivare a pensare che Chris fosse in contatto con Catherina! E che per giunta fosse inclusa tra quelli che Chris ha denominato come "amici".
A proposito di Chris... non ho voluto visualizzare alcun messaggio da lui inviato, nè rispondere alle chiamate. Almeno ha avuto il coraggio di provare a chiamarmi; chissà, forse per chiarire o per scusarsi.

Sono nel pallone più totale, perché vorrei veramente avere la possibilità di incontrare Catherina, però scambiando alcune parole in privato. L'incontro che avevo immaginato in volo dall'Australia aveva un che di diverso da quello che vissi in prima persona, a crudo.

Io l'avrei incontrata seduta in una panchina, forse a guardare alcuni bambini che potevano ricordarle la nostra breve infanzia: i bambini che si rotolavano nel prato, raccogliendo fiori e provando a costruirne, con questi, delle piccole coroncine, sdraiati, a osservare poi in un secondo momento il cielo che andava a riempirsi di nuvole, non grigie, ma che poi avrebbero portato a una piccola e leggera pioggia, una di quelle stupide. Così, come cambiava il tempo atmosferico, cambiavano le stagioni, il tempo; i bambini sarebbero cresciuti insieme, forse frequentando posti e amici diversi, ma di sicuro non avrebbero smesso di sentirsi.
Poi lei avrebbe alzato lo sguardo da questi bambini e avrebbe notato me, sorridente e ormai poco più che un grande fanciullo. Ci avrebbe messo del tempo a riconoscermi, mentre io l'avrei riconosciuta subito. Mi sarei presentato con le scuse che le dovevo, per il dispiacere che io le abbia dato di aver atteso per così tanto tempo. E ovviamente l'avrei anche ringraziata, perché sapere di avere di nuovo i suoi occhi incastonati nei miei, mi avrebbe mandato al settimo cielo. Forse poi lei mi avrebbe perdonato e avremmo potuto ricominciare da capo, riscoprendo tutto ciò che ci siamo in realtà persi.

E invece...

Mi sono ritrovato ai miei occhi una porta. Era schiusa... ma le circostanze hanno permesso che si chiudesse a chiave.

Sospirai mentre poggiai la testa sulla scrivania a osservare il vuoto. Il bracciale raccolto in giardino diventò il mio nuovo oggetto di interesse per tutta la durata dei miei pensieri. Pensieri di durata varia, che poteva andare benissimo dai cinque fino ai trenta minuti... ma anche ore. E tranquilli, non rimanevo bloccato con il sedere sulla scrivania, mi muovevo dal letto al divano, dal divano al pavimento, con tutte le possibili posizioni. E con me portavo quel bracciale, in qualsiasi luogo. Nonostante non lo indossassi, portarlo tra le mie piccole dita mi infondeva una calma assurda, come se fosse diventata la mia nuova terapia.

Le mie giornate passavano abbastanza velocemente: non uscivo di casa, se non per fare la spesa o comprare nuovi videogiochi (sicuramente non nell'ultimo negozio dove erano presenti i due nuovi affiatatissimi amici miei). Trascorrevo le giornate proprio a giocare, guardare video sulle piattaforme; i miei occhi, infatti, stavano cominciando ad assumere il rossore sotto le iridi e si erano presentate due belle e piene borse grigie sotto i miei occhi. Il mio sguardo passava da un dispositivo ad un altro: quando usavo il telefono caricavo il computer. Quando si era scaricato anche il computer, passavo alla console mentre il telefono era in carica.
Gli unici momenti sani della giornata non erano tanto i pasti, ma le chiamate con le mie sorelle o mia madre. Mi mancavano davvero tanto. Nemmeno i pasti riuscivano a darmi un po' di sollievo o rigenerazione, ma parlare con mamma mi aiutava tantissimo.

Aprii il computer e la chiamata di mamma appariva in primo piano.

◔◒◕

《Felix, tesoro di mamma, come pensi di poter continuare così?》 La voce di mamma sembrava più preoccupata del solito. 《Io non vedo più luce nei tuoi occhi.》

《Mamma, è perché sono al buio.》

《Sarà... ma se l'hai vista perché non provi a contattarla in privato?》

《Non ho come farlo! Ho solo un indirizzo, che non è il suo, e il numero di un presunto amico -che pensavo fosse pure mio, di amico-. Io... io non lo so, ho paura che tutta la mia sicurezza stia cominciando a crollare; le parole di quei ragazzi quella sera mi hanno distrutto.》

《YAH, QUESTO NON È MIO FRATELLO!》 Sentii una voce a me tanto conosciuta quanto fastidiosa. La telecamera cominciò a oscillare fino a quando non apparse mia sorella minore, Olivia.

《Olly-》 Cercai di controbattere.

《Olivia ha ragione, Felix. Sei partito da qui, facendoci una testa tanta per tutti i tuoi filmini mentali. La vuoi? Te la prendi, bro!》 Mi incitò mia sorella maggiore Rachel, che comparve anche lei in cam.

《Quello che le tue sorelle stanno cercando di dirti è che devi alzare il tuo bellissimo culo dalla sedia e cercare di riprenderti, Lixie. Non puoi continuare a stare male, in questo modo. Devi capire quale strada vuoi prendere e fare le tue scelte. Noi siamo sempre al tuo fianco, anche se non proprio fisicamente. Però lo sai che-》

《CHE TI SOPPORTEREMO ANCHE A DISTANZA, BRO!》 Urlò Olivia.

Involontariamente sorrisi e mi scese una lacrima. Amo la mia famiglia.

《Siete le prime donne che io abbia amato. Vi voglio bene mommy, Olly e Rachy. Vi prometto che la prossima volta che vi chiamerò sarò maturato di più.》 Rivolsi un sorriso e stropicciai il polso sui miei occhi per togliere le lacrime.

《Senti, fratellone... vatti a dare una ripulita che a momenti sembri un pezzo d'arredamento.》

𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒗𝒊𝒔𝒐;; 𝐋𝐄𝐄 𝐅𝐄𝐋𝐈𝐗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora