𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘵𝘵𝘰𝘳𝘥𝘪𝘤𝘪

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《Se vuoi parlare con me, dovrai aspettare. Sono in pieno servizio e il mio turno finirà tra un paio d'ore. Non so quanto sei disposto ad aspettare.》

Volevo andare contro a questa sua risposta, poiché stanco di dover aspettare ancora e ancora. Ma come posso biasimare ciò? Lei forse non avrà aspettato di più, come me?
Non sarò mai stanco di aspettare, in tal caso.

《Perfetto.》Mi riaccomodai sulla sedia del tavolino. 《Attendo che tu ti ritorni.》

La ragazza mi guardò un po' perplessa prima di sospirare, scuotere la nuca in segno di arresa e ritornare da dove era venuta.
Dovevo aspettare? E aspettai sul serio.


Cavolo... quel ragazzo fa sul serio, allora!
Quando ritornai al bancone scostai la tenda che mi portava sul piccolo laboratorio dove si creavano i piccoli dolci; dalle crostate alla crema di caffè, era in quel laboratorio dove la unnie Rina stava per la stragrande maggioranza del tempo ultimamente.

《Unnie!》 La richiamai e lei alzò lo sguardo da ciò che stava preparando con qualche altro collaboratore: stava mettendo i pirottini di carta colorata ai cupcakes appena raffreddati dall'abbattitore. Il collega accanto, una volta messa la carta intorno a quei dolcetti, prendeva a farcirli con golosa crema al pistacchio.

《Che c'è?》 Disse, come se già fosse nervosa di sapere ciò che le stavo per dire.

《Non si abbatte! È venuto qui e, dovresti vederlo, è proprio-》Non feci in tempo a continuare la mia frase che lei mi interruppe.

《Lo so già. Non urge che continui.》

《Ma l'hai visto? Mi è sembrato di vederti solo in laboratorio... 》

《Sì, è così. Ho fatto solo in tempo a vedere il suo arrivo per posare le ciambelle che subito sono rientrata come una saetta.》 Mi disse come se avesse voluto tagliare il discorso. Ma io non demordo. Io lo so ciò che il cuor suo vorrebbe urlare.

《Una saetta? Saetta Mcqueen?》 Disse scherzando il collega accanto a lei.

Lei invece non sembrò gradire la battuta e tolse i guanti da lavoro e infilò una mano nella tasca del camice.

《Non ti azzardare proprio!》

《Stai buona. Devo solo scaricare la tensione.》 Maneggiò l'accendino con una mano, mentre con l'altra aveva già tra le dita una sigaretta intera.

《Non risolverai niente, se ti nasconderai da lui!》 Le dissi con tono di rimprovero mente lei già si avviava per l'uscita dal retro del cafè.

Ribollii di esasperazione. Quando capirà mai che quel ragazzo vorrebbe veramente risolvere? Non ho mai visto una storia dove il ragazzo è così romantico da non demordere dopo tutto questo tempo. Se solo potessi vorrei poter fare da mediatore per entrambi, ma so benissimo che Rina non me lo permetterebbe mai. E la capisco dopotutto; deve essere lei a sentirsi pronta ad affrontarlo. Deve essere dura... ma confido benissimo nelle capacità del ragazzo straniero.
Solo che non ho mai capito una cosa...
Perché se n'è andato?

Svolsi regolarmente il mio turno, ogni tanto dando un'occhiata al ragazzo - Felix - per vedere se mai avesse deciso di tagliare la corda. La cosa mi sorprese molto: Felix è stato veramente per tutto il tempo all'interno del cafè, ordinando di tutto e di più in quel piccolo tavolo. Dal salato al dolce e viceversa, trascorse la bellezza di quasi quattro ore qui in questo piccolo locale. È pazzesco quanto determinato sia questo ragazzo somigliante a un piccolo puffo. Catherina mi salutò qualche ora prima, avendo iniziato il turno prima di me. Non mi sembrava molto sollevata anche dopo aver fumato la maledetta sigaretta. Nonostante ciò, non mi raccomandò nulla riguardo l'australiano.
Ha davvero aspettato per così tanto tempo.
Intenerita, mi avvicinai a lui con i vestiti con la quale ero venuta prima di lavorare.
Lui sembrava stanco, con gli occhi assonnati e i capelli non più ordinati come quando era entrato qualche oretta fa. Quando però si accorse della mia figura scattò in piedi guardandomi.

𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒗𝒊𝒔𝒐;; 𝐋𝐄𝐄 𝐅𝐄𝐋𝐈𝐗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora