𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 𝘷𝘦𝘯𝘵𝘶𝘯𝘰

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Aprii gli occhi. Nonostante la mia vista si dovesse abituare all'assenza della luce nella camera, riuscii comunque a fare un reso conto di ciò che era successo poche ore prima.
Cavoletti, ma quanto è brava a baciare? E menomale che ha detto che sono la sua prima esperienza. Che sia perché ha aspettato me? Che emozione... mi sento come un bimbo che riceve tante attenzioni dalla nonna, anche se non è il miglior paragone che si possa fare...
Ci siamo baciati per tanto tempo davanti la porta d'ingresso, dopodiché forse lei ha compreso che non volevo andarmene per niente e ci siamo spostati verso il divano. Peró il suo divano è piccolino e comunque stavamo creando un pasticcio perché era pieno di cuscini e li abbiamo lanciati tutti per aria per avere più spazio, anche se avrei preferito farne una lotta ma non era quello il momento. Forse in futuro.
Alla fine tra una cosa e l'altra siamo arrivati nella sua camera. Ed è stato come se ci conoscessimo da sempre e per sempre.

Eh no, cari lettori. Non è successo quello che tanto ardemente vi aspettavate.

È stata una serata magnifica. Il solo poter essere rimasto più del previsto e di aver avuto il privilegio di... insomma! Ci vogliamo rendere conto di ciò che è successo? L'ho ritrovata! Ci siamo parlati, ci siamo compresi e ci siamo baciati! E poi ci siamo anche coccolati!
Cosa posso desiderare di più in questo momento? Prendere un cagnolino insieme è il prossimo passo.

D'un tratto mi resi conto di essere tutt'un fuoco, ma anche di ricevere dei brividi di freddo provenienti dal mio fianco. Alzai lo sguardo e capii che piuttosto vi era un'assenza.

Mi sollevai di busto per comprendere. Catherina non c'era. Stropicciai gli occhi, abituandomi all'oscurità della stanza. Solo un fascio lunare mi permetteva di intravedere gli spazi della stanza, ma niente che mi segnalasse la presenza della ragazza.

È lì che avverto una strana sensazione. C'è qualcosa che non va, questo è ovvio.
Mi alzai dal materasso e mi avvicinai alla porta con passo felpato. C'erano delle voci lontane, ma non riuscivo a sentire chiaramente; riuscii a distinguere la voce di Catherina. I miei sensi si allarmarono quando il tono della seconda e terza voce sconosciuta si alzò. Misi la mano attorno alla maniglia. Dovevo andare da lei ma qualcosa mi stava bloccando, come se fossi rimasto paralizzato. La gamba sinistra cominciò a formicolare e cercai di non lamentarmi per il non riuscire a muovermi. Proprio mentre stavo per aprire la porta, mi vidi la porta sbattuta in faccia e l'ingresso di Catherina nella stanza.

《Ah!》 Mi tenni il naso, gemendo dal dolore. Il tempo di guardare la ragazza che subito il dolore sparì. L'aspetto di lei era la cosa che mi preoccupò più di tutte: aveva gli occhi gonfi e rossi, i capelli raccolti in una treccia un po' scombinata e la maglia stracciata. Dalla sua gola provenivano singhiozzi e tirava su col naso guardandomi con aria esasperata. Non ho neanche avuto il tempo di chiederle cosa fosse successo che si buttò tra le mie braccia.

《Catherina, cos'è successo?》 Cominciai a respirare profondamente perché già il suo aspetto non mi aveva rassicurato per niente, il pianto poi non aveva fatto altro che peggiorare le cose.
Aveva bisogno di conforto, e questo doveva essere supportato da una delle mie capacità innate: la pazienza. Cercai di capire le parole che uscivano dalle labbra di Catherina, ma i singhiozzi prendevano sempre di più il sopravvento. Le accarezzai di continuo la schiena e la cullai tra le mie braccia cercando di infonderle più calore e amore possibile.
Quando dopo più di mezz'ora la ragazza riuscì a respirare regolarmente, le presi il viso tra le mani e la guardai dritto negli occhi. Vederla in quello stato mi spezzava il cuore...

Cominciai a toccarle delicatamente la guancia, ogni tanto ritrovandomi con la vista sfocata. Lei mi guardò e tirò su col naso, con ancora le labbra tremolanti.
《Va tutto bene... 》azzardai a dire. Non so cosa fosse successo ma avevo bisogno di tirarla su col morale.

Lei scosse il capo e nascose il viso nel mio petto. Arrossii leggermente. 《No?》

《Mi sono alzata un attimo dal letto mentre tu ancora dormivi. Sono andata giù a prendere un bicchiere d'acqua e i miei erano svegli in cucina, come se fossero stati pronti a ricevermi. M-mi hanno fatto un cazziatone enorme perché credono che mi sia a-approfittata della loro assenza per mettermi un ragazzo nel letto. Manco si sono accorti che fossi tu! Come se loro non sapessero che persona sono, tralaltro!》 Riprese a piangere la ragazza e il mio cuoricino fece crack. 《Sono grande ormai, e anche se fosse come dicono loro, faccio quello che voglio!》

Non me la sentivo di dirle che forse i suoi genitori vogliono solo proteggerla perché la amano, ma la strinsi più forte per farle sentire la mia vicinanza. Le baciai la fronte e, notando come non si calmasse, la portai sul letto, stringendola tra le mie braccia.

《Adesso basta, Catherina... su, chiudi gli occhi che sennò ti viene il mal di testa.》 Ma lei continuava a piangere e io preso dal panico me la misi di sopra accarezzandole la schiena. 《Shhhh, ci sono io con te. Non me ne vado più.》

E come se fossero state le parole magiche, lei si calmò. Pochi istanti dopo sentii un leggero russare e abbassai lo sguardo sul mio petto dove Catherina aveva schiacciato la faccia. Sembrava così piccola e indifesa che mi parve la bambina che ho sempre conosciuto.
Con questa visione dolcemente infantile, questa fu la prima notte che dormii senza sognare sulle ricerche da fare per il giorno dopo.

𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒗𝒊𝒔𝒐;; 𝐋𝐄𝐄 𝐅𝐄𝐋𝐈𝐗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora