Capitolo 26: l'arrivo -1°parte

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Solarbiom, città della regione Fiamma

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Solarbiom, città della regione Fiamma. 4 settembre 495, anno della Lira.

La luce se ne stava andando, permettendo alla notte di tessere ombre in ogni angolo del giardino del castello cinereo. Soffiava la quiete, e con essa anche i fringuelli nascosti fra i cespugli si addormentarono. Perfino le foglie degli aceri non si muovevano più, mentre l'intensità del buio proseguiva a inghiottire la lucentezza dell'armatura del vice capitano. Eppure l'uomo era più vigile che mai. Se ne stava seduto sui ciuffi d'erba del vialetto appoggiando la schiena contro uno dei pilastri del cancello.

Seppure la visibilità stesse eclissando, Andrea continuò a tenere in mano una pergamena mentre nelle sue iridi si riflessero tre parole. Le stesse che per ore aveva osservato fino alla nausea. Un nome, un luogo e un numero: Noemi. Ventalun. Duecentocinquantatré. Le note impresse sul foglio le reputò inutili quanto quell'attesa trascorsa a scrutare invano l'orizzonte. L'unico dettaglio che gli interessava di sapere era conoscere l'orario in cui la ragazza sarebbe arrivata. Tuttavia l'informazione gli era stata negata insieme alla richiesta di allontanarsi per più di dieci minuti. Ciò che gli aveva riferito Brancaleone, su incarico del conte, era di restare sull'attenti di fronte alle ante in ferro battuto, e di non preoccuparsi perché la fanciulla sarebbe giunta in pomeriggio. Di lei però non c'era alcuna traccia.

L'ordine di rimanere in piedi l'aveva accantonato dopo mezz'ora, ma non poté più ignorare l'umidità che penetrava nei suoi polmoni ogni volta che inspirava boccate d'ossigeno. All'ennesimo respiro l'uomo tossì più volte e ruotò il capo verso una guardia che stava camminando spedita di fronte a lui. Fu sufficiente un'occhiata del trentacinquenne per indurre la sentinella a fermarsi di scatto.

«Ignazio avete per caso visto nei paraggi la cornacchia nobiliare?» sbraitò Andrea accartocciando il foglio che teneva in mano.

«Cornacchia nobiliare?» gli chiese perplesso corrugando la fronte.

«Il vice capitano si riferisce a Brancaleone. Il nobile dalla capigliatura corvina» gli spiegò uno dei due soldati a fianco ad Andrea.

«S-se ho visto il b-barone?» balbettò Ignazio guardandosi intorno. Annuì poi scosse la testa. «No, non l'ho visto. Con permesso, ora vado a riposarmi» pronunciò compiendo qualche passo indietro.

«Come mai avete così tanta fretta di andarvene? Dopotutto non ho ancora finito di dialogare con voi» replicò il vice capitano fissandolo con intensità. «Se non erro, Armando vi ha incaricato di perlustrare tre volte il giardino prima di ritornare in caserma. Eppure vi ho visto passare di fronte a me una sola volta. Oltretutto a quest'ora» gli indicò con un cenno l'orologio posto sulla facciata centrale del castello «avreste già dovuto concludere la ronda» inarcò un sopracciglio verso l'alto per poi scoccare una domanda a bruciapelo. «Avete per caso incontrato una persona che vi ha trattenuto a parlare più del dovuto?»

«Un aristocratico con le orecchie da elefante, tontolone e vestito per bene?» aggiunse poi serrando gli occhi a due piccole fessure.

«No!» esclamò la sentinella gesticolando come un forsennato. «N-no» ribadì un secondo dopo traballando e guadandosi intorno. Respirando con affanno, puntò lo sguardo verso il suolo non osando incrociare gli occhi del trentacinquenne. «Ho aiutato i giardinieri a spostare alcuni vasi» bisbigliò impacciato.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora