Capitolo 6: anno della Lira- 3°parte

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Il micio annuì senza indugiare

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Il micio annuì senza indugiare. E facendo un balzo, saltellò per tutto il giardino.

«Vorresti barattare questi panorami per andare a visitare un posto noioso con laghi e prati monotoni? Non puoi negare che la regione del Cielo sia molto più bella del monte Fiamma.»

Il micio soffiò contrariato, e Noemi corrugando la fronte lo fissò scettica. «Furfante che non sei altro! Ho capito il tuo intento. Vuoi che me ne vada così potrai distruggere le aiuole di Ventalun» sentenziò puntandogli un dito contro.

Ma l'animale scosse subito la testa. Salendo di nuovo sulla panchina, afferrò con i denti la lettera.

«Ridammela. Ridammela subito» lo minacciò indicandogli un secchio poco distante da loro.

Il micio gliela porse e la ragazza l'appoggiò con indifferenza sulla panchina. Innervosito per l'azione che lei aveva appena compiuto, il felino riprese la busta e la strinse di nuovo fra i denti porgendogliela di nuovo.

«Non ti capisco! Che cosa vuoi farmi comprendere?» gli domandò osservandolo perplessa.

Rubino tentò con le zampe di aprire la busta. E solo attraverso quel gesto Noemi lo comprese. «Vuoi che la legga?»

Nell'attimo in cui lo sentì miagolare, dispiegò il foglio e iniziò a fissare l'unica riga scritta. Le sue labbra si serrarono di colpo. Ci mise alcuni minuti prima di decidersi a leggerla ad alta voce. «Co-come fai a saperlo s-se non ci sei ma-mai stata?» balbettò incredula.

Scrutando le sillabe ricalcate sulla lettera, lo fissò sconvolta. «È la mia calligrafia, ma questa frase non l'ho mai scritta. Questa non è la mia lettera» affermò appoggiando sulla panchina il foglio.

Desiderosa nel voler trovare una spiegazione logica a tale stranezza, si concentrò a osservare le iridi del micio per ricevere una risposta. Ciò che però ottenne nel guardarlo fu un'improvvisa sonnolenza che le fece socchiudere gli occhi.

«Noemi, Noemi» sentì all'improvviso percependo che qualcuno la stava scuotendo con vigore.

La ragazza spalancò gli occhi accorgendosi che sua zia era a fianco a lei, e in quel momento comprese che si era addormentata sulla panchina. Per come le doleva il collo e la schiena intuì che fosse passato molto tempo. Un volatile spiccò il volo da un albero, le sfrecciò sopra la testa ma era così tanto assonata che nemmeno se ne accorse. 

«Sono ritornata da qualche ora, e non intendevo svegliarti. Ma si è fatta sera. È ora di andare a cenare» le comunicò la donna prima di muovere i primi passi.

Stiracchiandosi, la fanciulla scrutò le nuvole che a poco poco venivano tinte dalla notte. Sfumature intense, accompagnate dalla comparsa delle prime stelle. Volse una breve occhiata al giardino non intravedendo Rubino da nessuna parte. Seppure avesse sognato, la frase che aveva letto le sembrava così tanto reale da destabilizzarla. Si guardò intorno con la speranza di ritrovare la busta che aveva appoggiato sulla panchina. Ma non riuscì a trovarla. Il buio stava avanzando e la luce era sempre più fioca.

«Cercavi questa?» le chiese Viola sventolando una busta fra le mani.

Noemi arrossì imbarazzata e rimase in silenzio per guadagnare tempo. Quando riuscì a ideare una giustificazione plausibile non ebbe l'opportunità di esporla, perché sua zia fu più rapida a parlare.

«Mentre dormivi, il vento la stava portando via così mi sono permessa di metterla al sicuro. Ma non mi sembrava corretto leggerla, perciò non l'ho aperta.»

Sul punto di afferrarla, la donna ritrasse la mano impedendole di prenderla. «Prima di consegnartela, mi piacerebbe sapere chi è il fortunato. Come si chiama il ragazzo che ti piace?» le chiese incuriosita.

«Rubino» squillò ad alta voce mentre le guance si infiammarono di rossore.

Viola iniziò a ridere e le consegnò rapida la busta. «Chi l'avrebbe mai immaginato che quel gatto conquistasse il tuo cuore?»

Poi facendole un cenno con la mano, la donna si incamminò verso la porta. Seguendola senza indugiare e stando attenta a non inciampare sui sassi delle aiuole, Noemi aprì la busta e rilesse il foglio. Non c'era alcuna traccia della frase che aveva pronunciato nel sogno, ma solo le parole che aveva annotato durante il pomeriggio. Come faccio a saperlo se non ci sono mai stata? ricordò con il pensiero il quesito trovando infine la soluzione al suo tormento. Ciò che conosceva sulla regione del monte Fiamma era basato su quanto aveva letto qualche ora prima, sfogliando un libro nel soggiorno. Ma si rese conto che non poteva dare un giudizio a un pugno di parole racchiuse in una pagina ingiallita. 

C'era un'unica via da intraprendere per distinguere ciò che fosse reale, dalla fantasia dell'autore che aveva scritto il volume. Vedere con i propri occhi quella terra, che le sembrava così tanto sconosciuta ed estranea alla sua vita. Respiro dopo respiro, prese forma la sua decisione. Frequenterò un anno e poi se non mi piacerà la scuola, chiederò a mia zia di iscrivermi nell'istituto qui vicino. In questo modo adempierò alla volontà dei miei genitori e farò felice mia zia. Soddisfatta per aver dissolto ogni perplessità, raggiunse in breve tempo Viola che la stava attendendo.

Sul punto di varcare la soglia dell'abitazione, dal cielo iniziò a risuonare una musica soave che fece indurre entrambe a sollevare il capo. La sinfonia era intrisa di emozioni. Tante, quante erano le sfumature di sensazioni che una persona potesse mai provare nella vita. A tratti malinconica. Nei minuti seguenti gioiosa per poi divenire lenta quanto un pianto. Con gli occhi puntati verso l'alto, a tutti sembrava la rappresentazione musicale della battaglia tra la felicità e il dolore. Una lotta racchiusa in un danza di note frenetiche e lievi.

«L'anno della Lira» sussurrò Viola abbracciando sua nipote.

Anche la donna fu sorpresa quanto Noemi. Accadeva spesso che durante gli anni della Lira, si potessero percepire dei suoni musicali. Ma era la prima volta che udiva una composizione così insolita.

Viola si voltò un'ultima volta prima di entrare con sua nipote all'interno della casa. A ogni passo che compì, si chiese se fosse un presagio nefasto o di buon auspicio. Nell'attimo in cui chiuse la porta, prevalse dentro di lei la speranza che affiorò nel sorriso che rivolse a Noemi.

Il vociare nelle vie del borgo si fece più intenso, ma fu velato dall'intensità del suono che divenne di minuto in minuto più forte e intenso

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Il vociare nelle vie del borgo si fece più intenso, ma fu velato dall'intensità del suono che divenne di minuto in minuto più forte e intenso. La sinfonia si espanse sulle terre limitrofe, raggiungendo in breve tempo anche la capitale del reame. Sempre più volti si sollevarono verso la volta celeste per scorgere la fonte da cui provenisse, ma non la trovarono e rimasero incantati.

Ormai tutti nel continente la stavano ascoltando senza più parlare. Perfino al di là del deserto, dove il precedente sovrano della Fenice del vento stava piangendo commosso fra le dune di sabbia che lo circondavano. Soltanto lui aveva compreso il significato che racchiudeva la musica. La stessa che suonava sua moglie anni or sono.

«Siamo creature, non creatori» pronunciò salendo sul cavallo, e falcata dopo falcata si allontanò rapido all'orizzonte.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora