Capitolo 44: la parete ricoperta di rovi -1°parte

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 22 ottobre 495, anno della Lira

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 22 ottobre 495, anno della Lira.

Il conte non si sentì né entusiasta e neppure propenso a parlare mentre percorse il corridoio con andatura spedita. Ignorò le risatine, le dita puntate contro di lui e il mormorio di parole che echeggiavano in ogni angolo del terzo piano. Avvicinandosi all'appartamento arricciò le labbra notando Brancaleone ridere a squarciagola.

«Quindi le voci sono vere» esordì il barone scostandosi dalla parete. «Sei stato rifiutato da una nobile, e per giunta ti ha schizzato addosso la tisana che le avevi offerto. Ormai quella giacca sarà da buttare.»

«Smettila di fare il finto tonto» sbottò infastidito. «Mi sono accorto fin dall'inizio che le composizioni floreali dei tavoli erano insoliti. Questo è il mio ultimo avvertimento. Non usare più la magia per sorvegliare il salotto. Ho installato degli specchi speciali nella stanza per ascoltare e monitorare tutto ciò che dicono e fanno i nobili. Ho inoltre istruito alcune guardie affinché mi riferiscano ogni comportamento sospetto. E la prossima volta» gli lanciò contro la rosa bianca che teneva in mano «se vuoi passare inosservato scegli le varietà di fiori più consone al periodo.»

Brancaleone afferrò il fiore poi lo polverizzò con la mano. «Va bene, ho capito. Non mi intrometterò più. Cercavo soltanto di darti una mano.»

«Ti conosco troppo bene per credere alle tue parole. Oltre a voler sorvegliare gli aristocratici avevi un altro intento. Ti sarei grato che la smettessi di indagare su Noemi. Vai a dormire. Ci vediamo domani alle lezioni» gli riferì sbattendo la porta della camera.

Il barone scosse la testa sbuffando. Doveva trovare un altro modo per scoprire ciò che gli stava nascondendo il giovane. Dei rumori di passi lo fecero voltare di scatto. Osservò Rachele e Clarissa passargli davanti senza nemmeno salutarlo. Dall'intensità con cui la contessa stava sorridendo, intuì che il piano di Ademaro gli si era ritorto contro. L'amicizia che legava Noemi all'aristocratica invece di dileguarsi si era rafforzata. Non è da lui esporsi in questo modo né tanto meno intromettersi nella vita degli studenti a meno che... inarcò le sopracciglia proseguendo a riflettere. Sì, non c'è altra spiegazione annuì avvicinandosi a una porta.

Ne era quasi certo. Le voci che circolavano sul conto di Noemi non erano infondate. Non era la prima volta che il mantello scarlatto accettava i popolani nella scuola in cambio di una consistente cifra di denaro. Tuttavia un dubbio metteva a rischio la sua supposizione. Se era davvero una plebea perché aveva uno stemma nobiliare sulla giacca? Era una nobile decaduta come gli aveva riferito l'amico, oppure gli aveva mentito? Proseguì a chiederselo mentre abbassò la maniglia della porta. Un ultimo sguardo alle fanciulle, e poi entrò nella camera.

I rintocchi del pendolo indussero Noemi a interrompere di scrivere una lettera

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I rintocchi del pendolo indussero Noemi a interrompere di scrivere una lettera. Si voltò verso la parete dove era appeso l'orologio e si rallegrò che fossero le undici di sera. Si alzò dalla sedia e dopo essersi tolta le scarpe si avvicinò alla porta appoggiando un orecchio sulla superficie lignea. Nessun passo, alcun rumore. La via era libera. Girò piano la chiave nella serratura e si assicurò che non ci fosse nessuno nel corridoio prima di uscire dall'appartamento.

Le candele fissate sui muri erano quasi spente. Nonostante la scarsa visibilità, la Selindovia camminò con andatura spedita, e mantenne la stessa velocità anche quando iniziò a salire le scale per raggiungere il quarto piano. Dopo aver levato i piedi dall'ultimo gradino si guardò intorno. Non c'era traccia delle guardie. Tirò un sospiro di sollievo e iniziò a percorrere il corridoio. Di tanto in tanto compì delle brevi pause. Il pavimento di marmo non rendeva le cose facili per i suoi piedi scalzi, e spesso fu costretta a fermarsi per scaldarli con le mani. Tuttavia era disposta a sopportare i brividi di freddo pur di evitare di fare rumore. Impiegò pochi minuti per entrare nella biblioteca. Molti di più le occorsero per prendere la scala e raggiungere il ripiano dei libri proibiti.

Una luce folgorante illuminò per qualche attimo la stanza riflettendosi sui vetri delle finestre. Dopo aver preso la chiave dorata e riposto il tomo nello scaffale, rimise a posto la scala. Si augurò che nessun fante avesse notato dal giardino l'improvviso bagliore.

Era sul punto di uscire dalla stanza quando alcuni schiamazzi attirarono la sua attenzione. Non poté far a meno di avvicinarsi a una bifora per osservare l'esterno. Molte guardie erano intente a ballare e a scherzare davanti al fuoco acceso in giardino. Le bottiglie ormai vuote stavano cadendo una dopo l'altra sul prato. Mentre rise divertita nell'osservare i movimenti goffi degli uomini armati, percepì dei passi metallici provenire dalle scale del piano superiore. Fece appena in tempo a nascondersi dietro a uno scaffale prima che quattro soldati muniti di torce irruppero nella biblioteca.

«Sappiamo che c'è qualcuno qui. Vi conviene uscire fuori per non peggiorare la situazione» esordì Armando facendo cenno ai suoi subordinati di ispezionare la stanza.

Noemi non si lasciò prendere dal panico. A seconda di dove si dirigevano scelse di volta in volta gli scaffali più distanti da loro. Non scordò di evitare di passare vicino alle finestre. Anche quando le passò vicino uno dei soldati non permise alla sua bocca di emettere un solo grido. Rilassò i muscoli delle spalle nell'attimo in cui vide il capitano agitare la torcia per richiamarli.

«Capitano, qui non c'è nessuno. Forse i rumori che abbiamo sentito provenivano dall'esterno. I soldati stanno bevendo le casse di vino offerte dal re.»

«Il re ha inviato il vino? Perché nessuno mi ha informato? Andiamo a festeggiare prima che finiscano tutte le bottiglie!»

Noemi tirò un sospiro di sollievo osservandoli uscire. Nulla le poteva più impedire di tamponarsi con un fazzoletto la fronte imperlata di sudore. Abbassò una mano verso la tasca dell'abito, ma quando la rialzò urtò con il gomito un grosso volume facendolo cadere sul pavimento. Impallidì all'istante mentre gli uomini di Armando si voltarono nella sua direzione. Protetta dalla scarsa luminosità della stanza osò correre verso uno scaffale. Trattenne il fiato e si portò una mano sul petto nell'attimo in cui li vide estrarre le spade e camminare spediti verso di lei.

Il terrore prese il sopravvento sui suoi muscoli, e incapace di muoversi si rannicchiò in un angolo. Desiderava più che mai diventare invisibile, aprire gli occhi e ritrovarsi in camera. Non ebbe il tempo di pregare il Dio del cielo per evitarle l'espulsione dalla scuola. Era troppo tardi per confidare in un miracolo. Percepì un leggero movimento dell'aria muoverle i capelli, poi dei passi sempre più vicini rimbombare alle spalle. Abbassò il capo e si preparò al peggio. Non oppose resistenza quando sentì una mano afferrarle un braccio spronandola ad alzarsi.

Evaldo le mise una mano sulla bocca e le parlò sottovoce. «Non ho cattive intenzioni. Seguitemi.»

La speranza ritornò a pulsarle nel petto, e non esitò un solo istante a posare lo sguardo verso lo sconosciuto. Il buio era troppo fitto per intravedere i lineamenti del giovane. Poteva solo constatare che fosse poco più alto di lei, ma escluse che si trattasse del conte. Rispetto all'arrogante, aveva una voce più grave e dal tono che le aveva rivolto era certa che fosse seccato. Non riuscì a trovare una spiegazione sul perché la stesse aiutando, o come mai si trovasse anche lui in biblioteca. Tuttavia le fu chiaro in che modo l'avrebbe aiutata non appena si trovò di fronte a una tenda.

«Nascondetevi lì dentro» fu tutto ciò che le disse prima di spingerla all'interno del voluminoso tessuto di broccato.

Nascosta all'interno della tenda, Noemi iniziò a stringere con forza il tessuto mentre sentì le guardie raccogliere il libro dal pavimento.

«È impossibile che sia caduto da solo. C'è qualcuno qui dentro. Sparpagliatevi e iniziate a perlustrare ogni angolo» ordinò Armando gesticolando come un forsennato.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora