Capitolo 35: i suoi occhi -2°parte

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Le iridi di Ademaro mantennero il contatto visivo sullo sbuffo luminoso che attendeva di conoscere la destinazione finale

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Le iridi di Ademaro mantennero il contatto visivo sullo sbuffo luminoso che attendeva di conoscere la destinazione finale. Solo per un attimo osservò i documenti che teneva stretti fra le dita dell'altra mano. Poi allentò la presa. Un foglio gli scivolò dai polpastrelli, e compiendo delle giravolte si riempì di fumo. Le lingue incandescenti avanzarono sulla carta incenerendo le frasi. Ingrossandosi sempre più, il fuoco polverizzò ciascuna sillaba. Quando l'ultimo frammento si adagiò sul pavimento la parola Noemi si disintegrò diventando cenere. In quell'istante la nuvola di scaglie si trasformò in una parola iridescente che si appoggiò sul documento risparmiato dalla ferocia delle fiamme.

«Riferite al preside che sono d'accordo con la sua opinione» pronunciò l'aristocratico compiendo qualche passo in avanti. Attese che il soldato si voltasse prima di porgergli il documento. «Ho parlato con entrambe le ragazze, e ho scelto di far rimanere Noemi. Per quanto riguarda l'altra nobile verrà rimandata a casa» gli riferì deciso.

Le iridi del soldato, simili a gemme di malachite e lapislazzuli, puntarono sulla parola impressa con le scaglie della farfalla. Respinta lesse diverse volte prima di dischiudere le labbra. «Non è mia intenzione intromettermi, ma la baronessa aveva intenzione di pagare una somma più elevata rispetto all'altra nobile.»

Ademaro gli fece cenno di tacere. «Non l'ho di certo dimenticato, però ho avuto una conversazione spiacevole con Adara» arricciò le labbra schifato. «Non appena i suoi genitori riceveranno il foglio, che ora stringete fra le mani, vedranno con i propri occhi quanto la loro figlia sia maleducata e capricciosa. Riguardo a Noemi seppure fa troppe domande, non è priva di educazione. Ora andate, e riferite la mia decisione al preside.»

«Come desiderate, signor Dargao» rispose Mattia dirigendosi verso la porta. Non ebbe il tempo per uscire dall'appartamento. La voce del nobile lo indusse a fermarsi di colpo.

«Aspettate» gli ordinò dando un'occhiata sfuggente alla cenere sparsa sul pavimento. «Prima di andare da Nicandro, dirigetevi nella camera duecentocinquantatré» gli riferì lanciandogli una chiave. «Cercate all'interno dell'appartamento un'ampolla medicinale contenente un liquido scuro. Dovrebbe essere ancora sul comodino» specificò un attimo dopo compiendo un profondo respiro. «Che sia vuota o ancora piena portatemela più in fretta che potete.»

Mattia si limitò a un breve cenno con il capo. Ruotò la schiena nella direzione opposta per poi uscire fulmineo dalla stanza lasciando il giovane in balia di mille dubbi, e di svariati interrogativi.

 Ruotò la schiena nella direzione opposta per poi uscire fulmineo dalla stanza lasciando il giovane in balia di mille dubbi, e di svariati interrogativi

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Con uno scatto deciso, Noemi abbassò la maniglia di ferro. Le bastò compiere quel piccolo gesto per entrare subito nel panico. Appena varcò la soglia dell'aula, trattenne il respiro. Decine di occhi la stavano squadrando dalla testa ai piedi per poi concentrarsi tutti sulla spilla dorata che aveva sul vestito. In una frazione di secondo gli sguardi mutarono all'improvviso. Molti erano diventati amichevoli, altri erano divenuti ancora più ostili. Circondata dalle chiacchiere e da una moltitudine di bisbigli, non si accorse che la professoressa la stava fissando sbigottita.

Non capacitandosi come una nobile così malvestita avesse avuto la meglio sulla baronessa Adara, Caterina accorciò le distanze fino a fermarsi a un metro di distanza dalla fanciulla. La fissò con curiosità chiedendosi perché mai il conte Ademaro avesse preferito una ragazza così tanto trascurata rispetto a un'aristocratica di alto lignaggio. Forse era per via di quella bellezza semplice, e destinata a sbocciare con maggior intensità nei mesi avvenire. Oppure di quegli occhi così particolari che racchiudevano all'interno sia le sfumature di un lago di montagna che di una collina verdeggiante. Sospirando decise infine di dischiudere le labbra. Non spettava a lei giudicare il verdetto del figlio del presidente.

«Signorina, signorina Noemi» lo pronunciò con voce squillante sovrastando tutti i chiacchierii che stavano rimbombando nella stanza.

La quindicenne si voltò di scatto e le porse il libro di poesie. Di pari passo tirò un sospiro di sollievo accorgendosi che i compagni di classe avevano smesso di fissarla cambiando obbiettivo. Penne d'oca, calamai e fogli di carta erano divenuti all'improvviso degli oggetti così tanto interessanti da suscitare avvincenti opinioni.

«Vi ringrazio signorina Noemi. Ora andate a sedervi dove più vi aggrada, ad eccezione dell'ultima fila.»

Posizionata in un banco della seconda fila, Rachele fissò la nuova arrivata. Di tanto in tanto si piegò in avanti conversando con una ragazza seduta davanti a lei. «Che sollievo, Clarissa! Non è affatto una popolana come avevo supposto. Porta la spilla della scuola» le bisbigliò sottovoce.

«Anch'io ero convinta che fosse una plebea considerato che i suoi abiti sono sempliciotti. Niente broccato e neppure seta, ma del semplice lino» le sussurrò coprendosi la bocca con una mano.

«Lei però è una nobile» la interruppe. «Non ha importanza se la sua famiglia è sul lastrico, o se è priva di grandi ricchezze. L'aristocrazia non è acqua. Preferisco avere lei come compagna di banco piuttosto che un ragazzo maleducato. O peggio ancora un chiacchierone come mi è capitato l'anno scorso.»

Noemi osservò con agitazione i pochi banchi ancora disponibili. Incerta se scegliere l'unico posto della prima fila o uno dei tanti della seconda, intravide una mano alzata che la stava incitando ad avvicinarsi. Non indugiò un solo attimo. Si avvicinò a una ragazza dai lunghi capelli biondi e si sedette a fianco a lei. Profondò nell'imbottitura della sedia, e solo dopo essersi sistemata la gonna del vestito dischiuse le labbra.

«Lieta di conoscervi, mi chiamo Noemi» le riferì un attimo dopo porgendole una mano.

«Non occorre darci del voi» contraccambiò la stretta di mano per poi sorriderle. «Sono la contessa Rachele Merodi» le riferì sventolando un piccolo ventaglio «della casata della pernice dorata» specificò un attimo dopo.

La Selindovia si limitò ad annuire prendendo in mano la penna d'oca. Mentre intinse la punta all'interno del calamaio fissò la contessa intenta a scrivere. Si sentì una sciocca a pensarlo, ma le parve che al suo fianco ci fosse Cinzia. Nonostante la statura più bassa e gli occhi color nocciola, i capelli erano pressoché identici a quelli della sua cara amica: lisci e lucenti. Differivano solo per una tonalità più scura. Anche la voce era simile, tuttavia quella di Rachele era più acuta e squillante. Le sopracciglia erano di gran lunga più folte e arcuate, ciononostante il viso aveva molti tratti in comune con la Eneria.

Approfittando che l'insegnante stava scrivendo sulla lavagna, Noemi fece una domanda alla sua compagna di classe. «Ho impiegato troppo tempo per prendere il libro? Non vorrei aver tardato la lezione.»

«Non preoccuparti» le rispose interrompendo di scarabocchiare il foglio. «Alcuni studenti impiegano molto più tempo a ritornare. Vedrai, questa scuola ti piacerà molto.»

Percependo un leggero struscio alle spalle, la quindicenne ruotò il collo accorgendosi solo in quell'attimo di quanto fossero differenti i banchi dell'ultima fila rispetto al suo. I tavolini quadrati assomigliavano a minuscole bancarelle di mercato costruiti con un legno di scarsa qualità. Nulla a che vedere con il mobile nel quale teneva appoggiate le mani. Liscio come la seta, intarsiato da motivi geometrici e di pregevole fattura. Notando le smorfie e i frequenti stiracchiamenti che facevano i giovani, intuì che gli sgabelli nei quali erano seduti fossero parecchio scomodi. Sospirando si voltò verso l'insegnante chiedendosi come riuscissero a vedere le scritte impresse sulla lavagna. Non per la distanza, bensì per la visuale in parte oscurata dagli ampi schienali delle sedie identiche alla sua. Le sembrò un'ingiustizia che fossero confinati in fondo all'aula quando erano ancora disponibili molti posti a fianco a lei.



La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora