Capitolo 35: i suoi occhi - 3°parte

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Conclusa la prima ora di letteratura, l'insegnante chiese a un altro alunno di riporre il libro di poesia in biblioteca

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Conclusa la prima ora di letteratura, l'insegnante chiese a un altro alunno di riporre il libro di poesia in biblioteca. I minuti passarono e Caterina continuò a dettare il brano senza aspettare che il giovane ritornasse. Percependo il pendolo battere dieci rintocchi, Noemi bisbigliò sottovoce alcune parole a Rachele.

«Sono passati venti minuti. Di questo passo perderà tutta la lezione. Dovremo chiedere a una guardia di cercare il nostro compagno. Forse si sarà perso.»

Smettendo per un attimo di scrivere, l'aristocratica scrollò le spalle. «Stai tranquilla. Non gli è accaduto nulla.»

La fanciulla rimase perplessa dall'indifferenza della contessa. Non era per nulla turbata, né tanto meno preoccupata per il compagno di classe. Che abbia intuito che cosa gli sia capitato? pensò fra sé giocherellando con la penna d'oca. Mentre continuò a riflettere a occhi aperti, avvertì una leggera pacca sulla spalla e riprese a scrivere ciò che l'insegnante stava dettando.

«Non distrarti altrimenti Caterina ti rimprovererà, e ti assegnerà una valanga di compiti» le sussurrò Rachele.

Terminate le lezioni, la contessa si inclinò in avanti fino a toccare le schiene di due giovani. Non appena li vide voltarsi, ruotò il collo incrociando gli occhi di Noemi.

«Non vedevo l'ora di presentarteli. Lei è Clarissa» le riferì puntando un dito in direzione di una fanciulla tarchiata dalla capigliatura bruna e riccioluta. «Suo fratello invece si chiama Piero» le disse indicandole un ragazzo longilineo e dai capelli corvini. «Abitano vicino alla mia città, e anche se sono un po' taciturni in realtà sono molto simpatici.»

Mentre la Selindovia conversò con i compagni di classe, si voltò per qualche attimo verso i giovani seduti in fondo alla stanza. Ogni volta che posò lo sguardo su di loro accrebbe l'intensità con cui la stavano fissando. Nell'attimo in cui li rivolse un sorriso le scagliarono contro ogni sorta di insulto.

«Siete un'arrogante viziata.»

«Lasciateci in pace, non abbiamo bisogno della vostra falsa cordialità.»

Al quinto insulto udito, le parole pronunciate da Clarissa divennero ovattate. Anche le risate fragorose di Piero non riuscirono a coprire il coro di voci carico di risentimento. Si sentì ferita per ogni cattiveria che pronunciarono contro di lei, chiedendosi il motivo di tanto disprezzo. Non la conoscevano, eppure la stavano giudicando con ferocia. Perché la stavano odiando così tanto? Era diventato un crimine conversare con i nobili? Cosa c'era di male nel rivolgere un sorriso a chi si vorrebbe conoscere?

Bastò un solo sguardo di Rachele per farli tacere in un attimo. Avvicinandosi a Noemi, le iniziò a parlare. «Non fare caso a quel gruppetto. Non fanno altro che piangersi addosso per la loro misera condizione, e scaricano tutta la loro frustrazione contro i nobili. Dai andiamo, è ora di pranzo» le riferì facendole cenno di uscire dall'aula.

Noemi la seguì senza rallentare andatura mentre il gruppetto di giovani proseguì a fissarla con disprezzo. A ogni passo si scrollò di dosso gli insulti uditi qualche minuto prima, concentrandosi su altri pensieri. Primo fra tutti perché ancora una volta le persone l'avevano scambiata per una nobile.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora