Capitolo 17: tuono e fulmine - 4°parte

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«Basta chiacchiere Andrea

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«Basta chiacchiere Andrea. È ora di sistemare questo caos di vetri rotti e boccali scheggiati» sbottò il capitano per poi battere le mani.

«Ascoltatemi bene» pronunciò più forte affinché sentissero tutti. «Avete superato le selezioni, ma questo non significa che ora potete battere la fiacca. Siamo in una scuola dove i più importanti esponenti della nobiltà si iscrivono. Di conseguenza il presidente di questa scuola esige il massimo della competenza. Vi sarà senz'altro sembrato che suo figlio sia stato troppo rigoroso con tutti voi. Ma mettetevi per un attimo nei suoi panni. Sapete quanti reclami potrebbero fare gli aristocratici e quante iscrizioni verrebbero annullate se anche uno solo di voi stonasse nella professionalità? Porterebbe a una perdita economica non indifferente. Per questo motivo il conte è stato severo e rigoroso nel scegliere il personale del castello. Non scordatelo mai. Disciplina e rispetto delle regole. All'interno della caserma potete essere voi stessi, però di fronte alla nobiltà dovrete mantenere il controllo perfino se vi dovessero insultare. Imparate da Andrea. Seppure quel stupido baronetto ha cercato in ogni modo di fargli perdere le staffe, lui ha mantenuto la calma.»

Il vice capitano annuendo si mise a fianco al capitano prima di proseguire il discorso. «Ciò che vi ha appena riferito il capitano imprimetelo nella mente. Con loro non c'è spazio per essere rilassati» riferì fissandoli uno alla volta per poi cambiare tono di voce.

Nel sentirlo parlare, le reclute compresero quanto si celasse all'interno del suo carattere bonaccione e scherzoso. Un uomo severo, fedele alle leggi e rigoroso nel rispettare la disciplina militare. «Considerando che tutte le guardie aristocratiche sono state rispedite a casa, posso parlarvi in modo schietto. Qui i turni sono massacranti. Gli atteggiamenti pomposi di quei nobili damerini vi provocheranno senz'altro la nausea. Gli aristocratici sono le bestie peggiori che dimorano e pullulano nel regno. In confronto a loro, i draghi neri sono delle creature benigne. Però siamo soldati, e ogni insubordinazione è una macchia di disonore sulla nostra fedeltà alle leggi del sovrano. Quindi siate sempre prudenti a parlare male di loro se desiderate lavorare all'interno di queste mura. Potete farlo a fine turno, mentre si pranza all'interno di questa sala. Ma mai in presenza del duetto che poc'anzi era di fronte a noi. Permettetemi di darvi un consiglio. Non fidatevi mai di Brancaleone. Lui è il tuono. Quando agisce crea scompiglio e malumore. Seppure da l'impressione che sia stupido, alcune volte esibisce un'astuzia fuori dal comune. Ademaro è invece il fulmine. Può scagliare l'ira più feroce se qualcuno osa fargli un torto. È arrogante, e lo fa presente ogni volta che il suo mantello sventola. Però non è un ragazzo che colpisce alle spalle.»

«Insieme creano il temporale» lo interruppe Armando per poi gesticolare con le mani. «Forza, ora andate al lavoro altrimenti la grandine dei miei rimproveri si abbatterà su di voi.»

Andrea rimase in silenzio a osservare le guardie sistemare le sedie e i tavoli capovolti. Dette una breve occhiata ai mobili spostati per poi picchiettare le dita sull'elsa della spada. Era ancora infuriato per il triste epilogo che avevano avuto le sue birre. Svuotate con brutalità nel giardino pensò fra sé arricciando le labbra. Uno spreco non solo di Lunarie ma anche di tempo dedicato a convincere il mercante della capitale a procurargliele. L'accordo era chiaro: solo tre carichi all'anno recapitati quando doveva consegnare il sidro analcolico al mantello scarlatto. E ora rimaneva una sola consegna. Se Brancaleone l'avesse intercettata poteva dire addio a gustarsi una degna birra per il resto dell'anno scolastico. Ademaro le avrebbe sequestrate senza indulgenza. Stava ancora pensando alle conseguenze nefaste se il conte un giorno avrebbe affidato l'incarico a un altro mercante quando una pacca sulla testa lo fece tornare in sé.

«Hai sentito che cosa ti ho riferito?» gli chiese irritato il capitano. Notando che Andrea lo fissò spaesato, l'uomo sospirando gli ripeté il discorso. «Il conte ha intenzione di contattare il musicista per sapere se le voci che ha sentito Brancaleone sono veritiere. Oltretutto ha avuto la prova, trovando la tua scorta di birra, che qualcuno ce le recapita in caserma. Sei sicuro che non sappia altro?» chiese ansioso e poi sottovoce proseguì. «Visto che dovrai recarti in città per far lucidare le armature, avverti il salumiere di non recapitare questa settimana le bottiglie di vino, ma la prossima. Non vorrei che il conte scoprisse chi sia il mio rifornitore.»

«D'accordo l'avvertirò entro stasera. Per quanto riguarda la birra chiederò a un soldato di consegnare un messaggio al mercante.»

«No, la priorità spetta al vino. Perciò lascia perdere le armature e non sprecare del tempo a scegliere il soldato adatto per il compito. Ogni minuto è prezioso» ordinò minaccioso.

Il collo si irrigidì. La fronte si imperlò di sudore e anche la voce tremò al pensiero che potesse da un momento all'altro ricevere un ammonimento severo da parte del suo superiore. «Mi dirigo subito dal salumiere» pronunciò Andrea uscendo fulmineo dalla stanza.

Era arrivato da poche ore nella scuola del Sole, eppure i documenti che erano appoggiati sulla scrivania continuavano ad aumentare di spessore nonostante li timbrasse con rapidità

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Era arrivato da poche ore nella scuola del Sole, eppure i documenti che erano appoggiati sulla scrivania continuavano ad aumentare di spessore nonostante li timbrasse con rapidità. Occorre sostituire le panchine del giardino lesse in un foglio prima di approvarlo. Ma quando tenne in mano la richiesta di un nobile che desiderava avere un domestico personale, il preside stracciò il pezzo di carta e passò al successivo. Nessun capriccio avrebbe ottenuto la sua approvazione. Per un attimo si mise a ridere per alcune lamentele scritte dalle cameriere del terzo piano. Ancor di più nel leggere la proposta di emettere un decreto per vietare ad Ademaro di ridurre l'appartamento a un luogo infestato dal disordine. Percependo che qualcuno stava bussando alla sua porta si augurò che non fossero ancora i cuochi a protestare, esasperati dalle richieste dei primi studenti arrivati da mezz'ora. Dette una breve occhiata al plico di fogli che teneva fra le mani il soldato appena giunto al suo cospetto. Suppose, sospirando, che ci fossero altri ordini da confermare, turni di lavoro da organizzare e molte lamentele da ignorare. Ma un compito l'aveva portato a termine: valutare le iscrizioni dei nuovi studenti.

«Buongiorno Nicandro. Vi ho portato gli ultimi documenti da parte del capitano Armando. Fra un'ora arriveranno gli insegnanti, mentre non ci sono ancora giunte notizie dalla tipografia per la consegna dei libri scolastici» lo informò con riverenza.

Nonostante fosse il suo primo giorno di lavoro, la guardia si sentì a suo agio trovandosi di fronte al preside. Non era affatto un uomo prepotente e irascibile come gli aveva riferito Brancaleone qualche minuto prima. Era l'esatto opposto. Movimenti rapidi ma non frenetici nel premere il timbro sulla superficie della carta. Un volto solare che lo stava accogliendo con un sorriso raggiante. E quegli occhi ambrati che davano l'impressione di ritrovarsi al cospetto di una persona calma e tranquilla. Supposizioni che trovarono conferma nel momento in cui udì la voce cordiale di Nicandro.

«Per favore, appoggiateli lì. Li firmerò quanto prima» gli indicò una poltrona posizionata a qualche metro dalla scrivania. «Per quanto riguarda i volumi provvederò a inviare un piccione alla capitale» pronunciò picchiettando le dita sulla superficie del mobile infastidito per il forte ritardo.

«Aspettate prima di andarvene» lo fermò con un tono di voce più alto porgendogli un plico di fogli. «Recatevi da Ademaro e consegnategli questi documenti. Sono i fascicoli che riguardano ciascun nuovo iscritto. Riferitegli che una studentessa proveniente dalla regione monte Cielo ha la priorità a partecipare subito alle lezioni.»

«Sarà fatto» gli rispose il soldato dirigendosi verso le scale che conducevano al terzo piano.

Attraverso il ritmo dei passi della guardia, due vite stavano per incontrarsi. Opposti per principi e valori. Ambedue sconosciuti l'uno nei confronti dell'altro. Ma destinati a percorrere la stessa strada lastricata di eventi. 

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora