Capitolo 10 - Pagine al vento

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L'orologio appeso alla parete scandiva inarrestabile ogni secondo trascorso, riempiendo la stanza di assordanti ticchettii che, Lyssa avrebbe potuto giurarlo, sembravano accelerare assieme al suo battito cardiaco.

Si tolse gli occhiali per massaggiarsi la radice del naso in un gesto di esasperazione, e quando prese la parola la sua voce suonò più stanca che mai.

«Quindi, ricapitoliamo».
Si lasciò cadere su una poltrona dell'ampia sala d'ingresso del Centro Pokémon. La sua squadra era riunita lì attorno, mentre Cenric le sedeva difronte. Il volto del ragazzo pareva aver perso il solito colorito acceso, come prosciugato di spinta vitale.

«Il tizio che cercavamo è morto ieri notte». Proseguì la Campionessa, abbassando quanto possibile il volume della voce. «E non è semplicemente schioppato, ma almeno secondo la gazzetta locale pare sia stato fatto fuori. Guarda caso, veramente curioso, a qualche ora di distanza da quando io e Vardan ci siamo imbattuti in quella scoppiata acquatica. Ora, per quanto sarebbe sì un peccato ma infinitamente più rassicurante pensare che il poveraccio si sia ritrovato vittima di una rapina andata male, ho la vaga impressione che non sia questo il caso». Sospirò e fece una breve pausa, per poi rivolgersi direttamente a Cenric: «Hai avvertito quell'altro coso, giusto?»

Il giovane non proferì parola, gli occhi smeraldini che si erano illuminati nell'osservare il mondo da al di sopra delle nuvole ora apparivano spenti, titubanti... spaventati.

Lyssa sospirò ancora, per poi schioccare le dita per attirare l'attenzione del più giovane.

«Ehi, riprenditi. Il tuo amico, l'hai avvertito?»

Cenric sobbalzò nel ridestarsi. Sbatté più volte le palpebre, come ad accertarsi di essere dove effettivamente pensava di essere.

«Oh, ahm...» Mormorò, anche la voce ormai privata della vivacità osservata poco tempo prima. «Ho provato, ma risulta irraggiungibile... La nave sarà probabilmente a largo... Gli ho lasciato un messaggio però. E anche a Spina... anche se in questo momento sarà occupato con quell'incarico urgente». Si accigliò, come preso da una realizzazione. «L'incarico... potrebbe avere a che fare con un altro di noi? Gli è stato notificato stanotte, per quanto ne sappiamo magari a poca distanza dalla morte di Haley... Potrebbero aver sferrato più attacchi... e se questo è finito così... allora...»

Lyssa vide le labbra di Cenric tremare, il viso farsi ancor più pallido. Alzò una mano per interromperlo.

«Giriamoci poco attorno: è possibile. Avevamo già ipotizzato che dopo ieri ogni mutante all'epoca "scartato" sarebbe potuto diventare un bersaglio. Certo, che si siano mossi così in fretta è sorprendente...» La giovane strinse i denti al pensiero del giorno prima: era indirettamente responsabile di quella situazione. Del resto erano stati i suoi poteri a risvegliarsi e di conseguenza ad allertare la recluta del Team Rinascita. Era stata lei a riaccendere in quei folli l'interesse per gli "esperimenti falliti".

Farran, che ascoltava da un angolo in completo silenzio, percepì un lieve cambiamento nell'aura della propria Allenatrice. Ebbe l'impulso di dire qualcosa ma, come gli avesse letto nella mente, Lyssa gli fece cenno con la mano: gli stava comunicando che era tutto a posto.

Al punto che ella si alzò in piedi, infilando le mani nelle tasche della felpa.

«Beh, starsene con le mani in mano servirà a poco. Almeno finché non riusciamo a contattare qualcuno, cerchiamo di saperne di più su quello che è successo. Quantomeno per confermare le nostre supposizioni, e se abbiamo fortuna per racimolare informazioni su quella manica di matti». Asserì con decisione.

Cenric chiuse gli occhi per qualche secondo, e quando li riaprì annuì con decisione.

«D'accordo.» Rispose, la voce ancora velata di incertezza. «Da... dove cominciamo?»

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