10° parte

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Luis

Una stanza.

Buio.

Silenzio... troppo silenzio.

Puzza di alcol, profumo di paura.

Mi guardavo intorno, e non c'era niente.

Ancora silenzio.

Fiato corto, cuore accelerato. Battiti che rimbombavano nel cervello.

Panico, frustrazione, strazio... inconsapevolezza.

Mi ero fermato.

Mi ero accasciato.

Puzzavo di vendetta.

Puzzavo d'odio.

Mi ero perso... e chissà se mi sarei più trovato.

Sangue sulle mie nocche, non riuscivo a vederle per colpa del buio, ma ne annusavo l'odore.

Oblio.

Consapevolezza.

"Ma che cazzo ho appena fatto?" Sussurravo.

Mi risveglio di nuovo sul letto, sudato e accaldato

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Mi risveglio di nuovo sul letto, sudato e accaldato.

L'ennesimo sogno è tornato a prendermi.

Mi sollevo e mi metto seduto sul letto.

Mi guardo intorno ed è tutto al suo posto.

La mia giacca è sulla sedia, il mio pacchetto di sigarette è sul comodino.

La stanza è in ordine.

Non c'è sangue, non c'è cattivo odore.

Il copriletto sotto i miei palmi è setoso.

Sollevo il lenzuolo sul mio corpo mezzo nudo.

Non so perché io lo faccia dato che fremo dal caldo.

Lo porto sul naso, e annuso, annuso il suo profumo dolce.

Ho la fissa degli adori da molto tempo.

Quando ero piccolino non vivevo nel lusso, e nemmeno dentro quattro mura decenti.

C'era sempre puzza di muffa, chiuso, sporco.

La mia era una vita povera, ma non solo nel modo materiale, ma era anche povera di educazione, di sentimenti, di dimostrazioni d'affetto.

Diciamo che... non ero un bambino felice, e nemmeno educato.

Mi alzo in fretta dal letto, entro in doccia, e faccio scorrere l'acqua fredda sul mio corpo.

Strofino tutto, le mani, le braccia, le gambe.

In un modo talmente aggressivo che la mia pelle si arrossa.

Poi mi passo nervosamente le mani sulla testa, e strofino anche i capelli.

Mi sento sporco.

Come quando da bambino tornavo a casa lurido di fango.

Lo Yin e Lo YangDove le storie prendono vita. Scoprilo ora